Non è che all’Ast il problema dell’energia sia esploso adesso. Anche quando comandavano i tedeschi della Thyssen l’alto costo della corrente non faceva fare sonni tranquilli. E si inventarono anche la famosa centrale a turbogas da 800Mw alle Treie di Narni, davanti al Polo Chimico di Nera Montoro. Sarebbe stata di proprietà esclusiva dell’Ast e quindi ne avrebbe fatto un uso ottimale, abbassando i costi in maniera decisa e rientrando sul mercato dell’acciaio per rimanerci da protagonista.
Manco a dirlo tutti coloro che oggi parlano di energia a basso costo, salirono sulle barricate del “no”; l’elenco sarebbe lungo ma copierebbe quello di chi richiede adesso una nuova centrale. Si sarebbe dovuto costruire un elettrodotto di una decina di chilometri per arrivare in Viale Brin da Nera Montoro: ebbene da ogni frazione, da ogni quartiere, si alzò la protesta con la costituzione di comitati per la difesa della salute e contro i tralicci: tempi lontani quando da Galleto partiva un elettrodotto che arrivava alla acciaieria di Genova.
Va ricordato che la centrale proposta sarebbe stata a turbogas con un impatto modestissimo sull’inquinamento complessivo, dato che il metano non produce elementi pericolosi dopo la sua combustione. D’altra parte, in qualche sito la corrente si dovrà produrre, senza mettere la testa sottoterra. E se il territorio non ce la fa per le proprie necessità, non è che si dovrà continuare ad attingere alla centrale a carbone di Civitavecchia: una volta si stuferanno anche loro. E a ragione.
E’ lo stesso discorso delle auto elettriche: si ha l’illusione che non si inquini per niente una volta a bordo anche se tutti dimenticano che da qualche parte un alternatore sta girando e molto spesso spinto dal carbone.
Le discussioni furono così tante che alla fine a Narni si accosentì per la realizzazione di un impianto da 400MegaWatt, la metà. Ma era una dimensione che non interessava nessuno e nemmeno l’Ast, così che la zona delle Treie, che era stata espropriata, ora è pure abbandonata.
Il discrimine diventa complicato: senza energia niente Acciaieria. Niente acciaieria almeno diecimila disoccupati, con una città che diventerebbe come Gualdo Tadino, vuota di ogni attività. E così si pagano le scelte poco felici di altri periodi e comunque si dovrà decidere quello che fare a Terni. Rimane anche la possibilità che questa centrale a turbogas possa essere costruita nel perimetro della grande fabbrica, col vantaggio di avere i forni a qualche centinaio di metri dagli alternatori: una analoga soluzione, ma erano solo 100 megawatt era stata operata alla Polymer con un impianto ora abbandonato. Alla fine della fiera ci dovrà essere comunque da parte degli operatori privati la ricerca di energia a basso costo come fecero i dirigenti illuminati oltre un secolo fa. Non è che sia impossibile, idrogeno, tanto per dirne una, basta che si smetta di piangersi addosso e che la città, operatori, sindacati, politici, faccia un solo dire. Altrimenti, così come fatto col treno di laminazione del Bahrein, pure gli impianti dell’Ast verranno venduti a prezzo di rottame.