A seguito di una complessa ed articolata indagine, condotta dai Carabinieri del Comando Provinciale di Terni, coadiuvati dal Nucleo operativo ecologico (NOE) di Perugia con attività tradizionali di controlli ed appostamenti, ma anche con l’ausilio di una lunga e proficua attività di intercettazione telefonica, l’Ufficio ha richiesto il rinvio a giudizio di sei persone, ipotizzando i delitti di associazione a delinquere, truffa e plurime ipotesi di traffico illecito di rifiuti.
L’indagine, in particolare, ha riguardato ingenti quantitativi di rifiuti, qualificati come materiali ferrosi direttamente utilizzabili per la fusione, nell’ambito dei quali erano occultati e frammisti in modo fraudolento rifiuti speciali di varia natura (bombole, contenitori di spray, materiali imbrattati di oli esausti, dischi di frizione e pastiglie freno con presenza di ferodo, filtri di olio, fusti metallici contenenti materiali ferrosi imbrattati di oli, materiali plastici ed inerti), provenienti da una ditta di recupero di materiali ferrosi operante in provincia di Caserta, trasportati da ditte terze pure campane, per essere conferiti presso l’Ast di Terni.
L’obiettivo del conferimento, secondo quanto è emerso, sarebbe stato duplice: da un lato farsi pagare dall’Ast come rifiuti ferrosi riutilizzabili materiali che non avevano le caratteristiche indicate, dall’altro effettuare uno smaltimento illegale di rifiuti speciali, risparmiando quindi le spese che sarebbero state necessarie utilizzando le regolari procedure di smaltimento.
In alcuni casi la ditta casertana sarebbe riuscita ad effettuare i conferimenti, anche grazie alla presunta complicità di un classificatore dello stabilimento di Terni.
In altri casi, quando la ditta non era riuscita ad avvalersi del soggetto compiacente all’interno dell’Ast, i metodi per occultare il rifiuto fra il materiale ferroso erano vari; in particolare, lo si distribuiva nel carico così da provare a sfuggire ai controlli, si ricorreva a nuove consegne distribuendo il carico illecito fra successive consegne o anche si sostituiva il documento di trasporto.
Le indagini hanno fatto emergere un grave quadro indiziario di un vero e proprio sistema organizzato di traffico illecito di rifiuti, con ripartizione di compiti fra i partecipi, tanto da consentire di ipotizzare anche la fattispecie associativa nei confronti, oltre che del titolare della ditta campana, anche di un suo stretto collaboratore che partecipava attivamente alla gestione del traffico, di tre soggetti che si erano occupati dei trasporti e del già citato classificatore.
Con riferimento ai rifiuti che sarebbero stati conferiti, direttamente o indirettamente, dalla ditta all’Ast di Terni si è anche ipotizzato il delitto truffa in danno dello stabilimento ternano, da ritenersi quindi parte offesa del reato.
Tutti gli imputati hanno ricevuto regolarmente avviso di conclusione delle indagini ed hanno avuto la possibilità di richiedere di essere interrogati e di presentare elementi a loro discolpa e potranno, comunque, in sede di udienza preliminare far valere le loro eventuali ragioni.