Seppur con sfumature le organizzazioni sindacali giudicano interlocutorio (ancora) il lungo incontro al MIMIT, durato oltre 3 ore, fra le istituzioni e l’azienda, principalmente e i sindacati. L’azienda è disposta a firmare l’acco0rdo di programma ma vuole certezze sul costo dell’energia (e non è una novità). IL ministro Urso ha ribadito che l’accordo di programma va firmato entro questo mese di maggio (è l’ennesima scadenza, da 3 anni a questa parte).
Secondo la Uilm, “Con la presentazione delle linee guida del Piano industriale AsT Terni occorre procedere con la firma dell’Accordo di Programma ed il confronto a livello territoriale con il sindacato per approfondire le questioni dell’organizzazione del lavoro e livelli occupazionali. Tutte le istituzioni nazionali e locali debbono essere impegnate a contribuire alla crescita industriale e occupazionale della più grande realtà industriale della regione Umbria”.
“Auspichiamo – aggiungono Guglielmo Gambardella e Simone Lucchetti – che l’Accordo di Programma in fase di implementazione possa supportare a pieno il piano industriale 2022-2028 che in parte è stato già realizzato, con circa 300 milioni già investiti, ma che potrà arrivare ad un volume di oltre un miliardo di euro se e quando verranno realizzati anche quelli della produzione dell’acciaio magnetico con oltre 400 milioni. Speriamo che la discussione della riunione di oggi possa segnare un passo in avanti e che nelle prossime settimane si possa fare sintesi fra le dichiarate disponibilità delle istituzioni, ministeri regione e comune, a supportare il progetto di incremento della competitività di Acciai Speciali Terni e le necessità aziendali, a partire dagli strumenti legislativi disponibili per la riduzione del costo dell’energia”.
Secondo la Fiom Cgil si registra “ancora una volta una riunione su Acciai Speciali Terni che non è risolutiva e che rinvia alla fine di maggio la possibilità di sottoscrivere un accordo di programma tra l’azienda, il governo e le Istituzioni locali”.
“Rispetto agli annunci iniziali – aggiungono Loris Scarpa e Alessandro Rampiconi – con la produzione del magnetico e una linea del freddo messi in standby, si ridimensionano sia il volume degli investimenti che ammontano a 560 milioni di euro, sia delle produzioni che si attestano a un milione di acciaio fuso all’anno e a 800.000 tonnellate sul freddo. La parte pubblica si impegna con 70 milioni di euro di cui 60 milioni attraverso un contratto di sviluppo in sostituzione dei contributi del Pnrr ‘Hard to abate’ in quanto non più accessibili. Mentre, sul totale degli investimenti l’azienda ha già annunciato lo stanziamento di circa 300 milioni di euro. Rimane ancora irrisolta, al momento, la questione energetica con nodi che la Regione Umbria e l’azienda dovranno sciogliere nei prossimi giorni. Al netto dell’annuncio di Ast su un incremento di 59 lavoratori diretti e sul mantenimento dei livelli occupazionali con la parte certa degli investimenti, nulla è stato specificato sull’impatto dei nuovi impianti e sull’organizzazione del lavoro e sui lavoratori dell’indotto”.
Secondo la Fismic si deve constatare “anche questa volta che non è stata assunta alcuna decisione concreta, tutto viene rinviato a fine maggio”.
“Registriamo con forte preoccupazione – aggiungono Giovacchino Olimpieri e Marco Bruni – che, rispetto agli annunci iniziali, il progetto industriale ha subito un ridimensionamento sostanziale. Sono stati messi in pausa gli investimenti sul magnetico e sulla nuova linea a freddo, con un conseguente calo produttivo e una netta contrazione della risorse destinate destinato al sito di Terni. Restano aperti nodi fondamentali: la questione energetica, le garanzie sull’occupazione, l’impatto sull’indotto. Non bastano gli annunci – sottolineano i due sindacalisti della Fismic – serve una strategia vera, condivisa e sostenibile, non accetteremo ulteriori rinvii”.
“Come Fim Cisl – dichiarano Valerio D’alo Segretario Nazionale e Simone Liti Segretario Generale della Fim Cisl Umbria – pensiamo che ci siano per Ast Terni importanti garanzie sul piano industriale. Non ci sono stati grossi stravolgimenti rispetto a quello che sapevamo del piano industriale ma è stata importante la dichiarazione dell’azienda sul fatto che gli investimenti vanno avanti con o senza l’accordo di programma con il governo e le istituzioni locali e regionali.
Però – aggiungono D’Alò e Liti – è strategico e necessario dare il giusto riconoscimento e valore per quanto riguarda il tema dell’energia a questa Azienda (e tutte quelle energivore) che comunque sta investendo cifre record per il settore della siderurgia italiana, volte a rendere il sito competitivo sul mercato internazionale fronteggiando anche il tema delle importazioni. Altresì è necessario però capire, rispetto all’investimento del magnetico, quanto tempo sia necessario per sciogliere il nodo o quale sia la soluzione alternativa per far arrivare su Terni il montante completo previsto per rendere il sito più competitivo nelle sue produzioni di Inox, Fucinati e Tubi. Sarà invece nostra premura come sempre, con incontri territoriali, approfondire quegli aspetti del piano industriale con confronti volti al mantenimento e lo sviluppo dell’occupazione e tutto quello previsto per migliorare le condizioni di lavoro degli occupati diretti e indiretti del sito siderurgico ternano”.