Nessun passo in avanti sugli impiegati in appalto in Ast di Sicuritalia. Dopo le manifestazioni e la mobilitazione dei mesi scorsi l’azienda ha comunicato che sono 19 gli esuberi per i quali si prospetta il trasferimento in altra sede, non necessariamente in una località vicino Terni, in alternativa la ricerca di un altro posto di lavoro. Gli esuberi, come detto, sono 19 su 75 attualmente impiegati.
“Il percorso sindacale intrapreso ha previsto anche lo sciopero, ma ad oggi nessun interlocutore istituzionale e neppure la proprietà di Acciai Speciali Terni hanno avuto la sensibilità di preoccuparsi del futuro di questi lavoratori e delle loro famiglie – affermano in una nota congiunta Filcams Cgil – Fisascat Cisl – Uiltucs Uil Terni – la preoccupazione delle organizzazioni sindacali è data dall’assenza di notizie da parte della proprietà di Acciai Speciali Terni anche in riferimento ai tanti lavoratori e lavoratrici del mondo degli appalti interni allo stabilimento, per i quali la profonda incertezza genera problemi e difficoltà nell’immaginare il proprio futuro lavorativo.
L’impostazione della nuova proprietà, da quel che abbiamo potuto cogliere in assenza di un piano definito e ufficiale, è quella di espandere le attività produttive e al tempo stesso di ridefinire il sistema degli appalti.
Gli interlocutori Istituzionali – si legge ancora nella nota sindacale – sono stati coinvolti all’inizio della vertenza per chiedere un impegno preciso al fine di costruire un confronto con la proprietà in merito a una possibile ricollocazione, ma anche da quel fronte non è arrivata nessuna notizia.
L’unica certezza, al momento, è che stanno scattando gli esuberi. La situazione è critica perché si tratta di lavoratori per la maggior parte ancora lontani dalla pensione, a cui interessa continuare a lavorare nella loro città.
Gli annunci della nuova proprietà di uno sviluppo delle attività presenti in Ast e conseguente mantenimento dei livelli occupazionali non hanno riscontro su questi esuberi che, seppure lavoratori non diretti, rappresentano comunque forza lavoro da tutelare”.