La Corte costituzionale ha esaminato, le questioni di legittimità costituzionale sollevate dal TAR del Lazio sulla legge delega e sul decreto legislativo di riordino delle Camere di commercio. Secondo il Tar di Roma vi era stata la violazione del principio di leale collaborazione tra le istituzioni perché la legge di delega prevedeva il parere, anziché l’intesa, tra lo Stato e le Regioni sul decreto legislativo di attuazione della riforma delle Camere di Commercio che ne prevede una drastica riduzione.La Corte ha stabilito non fondate le questioni di legittimità sollevate. La sentenza sarà depositata nelle prossime settimane.
Commentando la sentenza della Corte, Sandro Corsi rappresentante della cooperazione nella giunta della camera di Commercio di Terni, pone anche una questione squisitamente politica come quella del il riequilibrio territoriale fra le due province di Terni e Perugia, oggi fortemente sperequato.
L’INTERVENTO DI SANDRO CORSILa sentenza della corte costituzionale,credo non ancora depositata,ritiene che nel processo di riforma non si sia ravvisata la lesione del principio di leale collaborazione fra Governo ed autonomie regionali.Ma poiché i ricorsi al TAR si basavano anche su altri importanti presupposti e per primo quello della mancanza di chiari e primari criteri per le rappresentanze associative in consiglio camerale sarà comunque necessario attendere questi giudizi inerenti il diritto amministrativo e parimenti sottolineando per le altre camere che non avevano fatto ricorso ormai la sorte è tracciata mentre per la nostra non ancora.Anche se non è da escludersi vista la determinazione con cui governo e Unioncamere hanno agito che siano tentate forzature per tentare un commissariamento prima del giudizio del TAR.Rimane però inalterato, e pesa come un macigno sempre più rotolante verso la nostra comunità, il problema,unico in Italia,di una regione con due province fortemente sperequate tra loro a livello territoriale,demografico ed economico per cui il confronto e il tema del riequilibrio territoriale dopo le comprensibili boutade elettorali è ancor più aperto ed ineludibile,richiedendo unità e volontà di tutti,nessuno escluso.E per non parlare del nulla espongo inoppugnabili dati:nel 1975 albori della Regione, Terni aveva 115.000 abitanti e Perugia 125.000 oggi Terni 111.000 circa e Perugia 167.000;nel 2006 la disoccupazione giovanile provinciale era a Terni dell’8,4% mentre in Perugia del 16,3% drammaticamente invece nel 2016 Terni raggiunge un’ apice del 49,5% (vicina a province come Catania e Agrigento) mentre Perugia si assesta al 28,6%(vicina a Reggio Emilia e Livorno) per ultimo ma non ultimo,il PIL regionale,come più volte(anche) da me sottolineato,dal 2007 al 2017 è sceso del 17% e se togliamo il significativo e preponderante apporto delle acciaierie ovvero al netto di queste la consistenza reddituale e produttiva nella nostra provincia e’drammaticamente vicina alle realtà meridionali,senza toglier nulla alla loro bellezza.E’ quindi ben chiaro che l’accorpamento in unica camera dell’ Umbria non giova a queste istanze ed è bene sottolineare che in questa “operazione”hanno agito pesantemente le forze dei governi nazionali da Renzi, Gentiloni, Conte 1 e Conte 2 ovvero ad oggi.