Il Consiglio di Stato, con la propria decisione di oggi, sospende il provvedimento di soppressione della Camera di Commercio di Terni previsto da una ordinanza del Tar del Lazio. Analoga decisione è stata presa per la Camera di Commercio di Rieti.
La Camera di Commercio di Terni sarebbe dovuta essere accorpata alla Camera di Commercio di Perugia.Soddisfazione al nome del Comitato che si sta battendo contro l’accorpamento con Perugia è stata espressa da Sandro Corsi, Gino Venturi e Italo Federici.
“Ora – scrivono in una breve nota di commento – abbiamo un poco di tempo in più per far crescere la mobilitazione dei ternani in modo che il Parlamento modifichi la normativa che dispone il numero massimo di Camere di Commercio in 60 comportando ciò l’eliminazione anche di quella del nostro territorio. Il giorno 9 ottobre il Comitato NO soppressione della Camera di Commercio definirà le ulteriori iniziativa di mobilitazione. Diamoci tutti da fare per contrastare il processo di spogliazione della nostra città e del territorio provinciale sempre più privato di centri direzionali con l’obiettivo di ridurla ad una delle tante città dell’Umbria e privandola così del ruolo che per decenni ha meritatamente rivestito, con pesanti e negative ricadute sull’economia, sul territorio e sui cittadini.”
“Oggi abbiamo depositato una proposta di legge per bloccare la riduzione da 105 a 60 delle Camera di Commercio prevista dalla Legge Madia del 2015. Questi accorpamenti arbitrari sono stati oggetto di ricorsi delle Regioni alla Corte Costituzionale, per violazione del principio di leale collaborazione in una materia dove era prevista la competenza concorrente tra Stato e Regioni.” Lo fa sapere il parlamentare ternano di Forza Italia, Raffaele Nevi.
” Nella passata legislatura Forza Italia – scrive l’onorevole Nevi – ha più volte rimarcato che la riduzione degli Uffici territoriali dello Stato avrebbe creato maggiori oneri a cittadini e imprese a fronte di risparmi risibili per lo Stato. Nel caso delle Camere di Commercio il danno al tessuto imprenditoriale dei nostri territori è rilevante e il risparmio è zero. Per questo la nostra proposta sovverte l’impostazione dei Governi di Centro sinistra: si prevede che saranno le Regioni, insieme alle organizzazioni imprenditoriali a stabilire il numero di Camere di commercio necessarie al proprio territorio, con i limiti di almeno 40,000 imprese iscritte e della rigorosa sostenibilità economica, fatte salve le deroghe per le aree montane o insulari. Colleghi oggi nella maggioranza, ma con i quali abbiamo condiviso le battaglie contro la Legge Madia, hanno presentato un testo normativo che va in questa direzione. La speranza che nutriamo – conclude Nevi – è che la maggioranza e il Governo, fermino l’attuazione di quella legge e costruiscano un apparato normativo più rispondente alle esigenze del nostro paese ritornando, senza indugio, a un disegno federalista che punti sulla efficienza e economicità dei servizi alle imprese senza smantellare un presidio utile alle imprese stesse.”