Sembra una farsa, invece è una faccenda seria questa storia della Cascata delle Marmore e della sua gestione turistica, con un comune pasticcione, stato di emergenza, bandi per l’affidamento della gestione dei servizi. proposti e ritirati.
L’ultimo scadeva alle 9 del 4 gennaio 2019. Non si parla di una cosetta da niente, ma di un qualcosa che nei tre anni dal 2014 al 2017 ha portato alle casse comunali quasi quattro milioni di euro, il che visto che a Palazzo Spada si continua a dichiararsi impotenti a causa del dissesto finanziario, non sono uno sputo in un occhio. Si parla, inoltre, di una novantina di strutture ricettive convenzionate, di milioni di turisti, negli anni, con tutto quel che ne consegue.
Ecco il punto: chi gestirà una “miniera” del genere? Ci sono state risposte al bando? E poi: che fine faranno i quaranta soci-lavoratori della cooperativa che ha gestito negli ultimi dodici anni (ossia fin dall’inizio) il servizio turistico? E da ultimo: se il 6 gennaio un autobus di giapponesi arrivasse alla Cascata della Marmore cosa e chi troverà? Si, l’acqua sarà “rilasciata” per un’orona o due? Ma per il resto? Quale biglietto consegneranno i dipendenti comunali volontari che hanno assicurato la loro collaborazione per l’emergenza, “benedetti” da sindacati improvvisamente collaborativi anch’essi? Perché nemmeno i biglietti ci sono, al momento, a meno che non si trovi qualche tipografo volontario che li stampi in men che non si dica. E poi, una volta varcata la biglietteria, per il turista comincerà una specie di “Cascata adventure”: senza guide turistiche né escursionistiche. Nella speranza che almeno alla sicurezza si sia pensato.
Una cosa è certa. Il servizio turistico della Cascata della Marmore non sarà più gestito da chi lo ha fatto per dodici anni, creando sentieri, studiando escursioni, dando un posto di lavoro a giovani che oggi hanno un’età media compresa tra i 35 e i 40 anni, per l’80 per cento laureati nelle discipline inerenti. L’Associazione temporanea di Imprese “165m Marmore Falls” (che unisce le cooperative ternane Actl, Alis e Sistema Museo) “dal 4 gennaio 2019 non gestisce più i servizi turistici della Cascata delle Marmore. Per informazioni inerenti la visita in Cascata contattare il Comune di Terni” è l’avviso che malinconicamente compare cliccando il sito internet, quello che operatori e visitatori hanno avuto modo di utilizzare fino al 3 gennaio per informazioni, contatti in vista di accordi e pacchetti per i prossimi mesi.
“Non abbiamo proprio partecipato al bando – spiega Sandro Corsi a nome anche degli altri responsabili dell’associazione Marmore Falls – perché non esistono le condizioni economiche per concorrere a un bando che parla di affidamento della gestione per sei mesi al massimo”. In effetti c’è solo il tempo e la convenienza ad incassare senza programmare, attivare altre convenzioni, farsi venire – magari – qualche idea in più. “Intendiamoci, prima ne abbiamo parlato coi lavoratori i quali hanno convenuto sul fatto”, aggiunge. “Certo è che noi abbiamo inviato una nota al Comune di Terni ricordando la clausola sociale in difesa del lavoro dei nostri soci-lavoratori, contenuta nella convenzione che avevamo stipulato, e fornendo i nomi dei 40 lavoratori con livelli retributivi, orari e mansioni ben specificate e che dovranno essere mantenute. Assicurando in tal senso il massimo della nostra collaborazione con il futuro gestore e chiedendo con forza che nemmeno un’ora di lavoro dev’essere da loro perduta”.
Chiuso il bando per via telematica, per ora solo il funzionario comunale responsabile sa (dovrebbe sapere) se ci sono proposte e da parte di chi. Un nome circola ed è quello di una cooperativa di Bologna, “Macchine Celibi”. E’ nel ramo. Ma si vedrà.
Al momento comunque gestore è il Comune di Terni, la cui amministrazione alla fine sì è trovato il cerino in mano. Stavolta però non se la può prendere con nessuno dato che per rinnovare una convenzione che, si sapeva da mesi, sarebbe scaduta all’inizio del 2019 ha agito in maniera poco provveduta, senza sentire il parere di chi avesse un minimo di esperienza, senza nemmeno leggere dati o valutazioni tecniche elaborati sulla scorta di quel che è successo negli ultimi anni, senza – infine – conoscere a menadito (come sarebbe d’uopo) come funziona un sistema turistico così complesso.