Norme più stringenti per l’assegnazione delle case popolari.
Il Comune di Terni le sta per varare su proposta dell’assessore al welfare Marco Cecconi.
QUI LA NOTIZIA
https://terninrete.it/Notizie-di-Terni/terni-nuove-regole-per-lassegnazione-delle-case-popolari-485318
“A tutti i cittadini – spiega l’assessore – verrà richiesto di esercitare un’attività lavorativa stabile ed esclusiva in Umbria da almeno cinque anni. Per tutti la dichiarazione ISEE, sottoposta ai necessari accertamenti, dovrà essere completa anche dei dati relativi alla proprietà di altri immobili: posto che tale proprietà, in Italia e all’estero, è condizione tassativa di esclusione. E che, per dimostrare di non possedere abitazioni di sorta né in Italia né altrove, le autocertificazioni saranno ammesse e ritenute sufficienti solo se la loro veridicità è verificabile dall’autorità italiana mentre, in tutti gli altri casi (extracomunitari provenienti da Paesi con i quali non intercorrano convenzioni internazionali al riguardo), sarà richiesta idonea certificazione dello Stato estero di riferimento, corredato da traduzione autentica a cura dell’autorità consolare italiana. Non si potrà inoltre ottenere una ‘casa popolare’ se, nel caso di una precedente assegnazione, ci si è resi responsabili di un’inadempienza che negli ultimi 5 anni ha determinato la decadenza o la risoluzione del contratto (cosa che vale per tutti i componenti del nucleo familiare). Altrettanto accade nel caso di occupazioni abusive: regola resa ancora più rigida dalla previsione dell’impossibilità di partecipare a nuovi bandi se si è stati raggiunti da un provvedimento del Comune per occupazione illegale di un immobile, per i 5 anni successivi al rilascio o al recupero coattivo dello stesso. Regole molto restrittive, inoltre, per mettere fine alla prassi diffusa dei subentri arbitrari (da parte di figli o altri congiunti di precedenti assegnatari), nonché a quella – utilizzata non di rado per aggirare surrettiziamente gli ostacoli di legge – della costituzione ad hoc di nuovi nuclei familiari”.
“Alla proposta di Palazzo Spada di richiedere la modifica della legge regionale – sottolinea l’assessore Cecconi – abbiamo
chiesto di aderire ad altri Comuni, ovvero Perugia, Amelia, Todi, Spoleto, Umbertide, Deruta e Bastia.”
“Consideriamo questo ulteriore passo avanti – aggiunge Cecconi – come un fatto storico, nella forma e nella sostanza. La Regione non potrà ignorare una richiesta di cambiare le regole così forte, proveniente dal basso ovvero da molti Comuni importanti del territorio.Nel merito, si tratta di modifiche che vanno lette in combinato disposto con quelle che ho già voluto apportare al nostro regolamento comunale, approvato in commissione ed ormai prossimo al voto definitivo in aula: modifiche in virtù delle quali l’integrazione effettiva dei richiedenti nella comunità ternana (con il requisito dei 15 anni di residenza) diventa prioritaria.Quello che adesso andiamo a chiedere – conclude l’assessore Cecconi – è molto semplice: basta con gli abusivismi di ogni tipo; tolleranza zero con chi ha già dimostrato di non rispettare le regole o chi cerca un modo per eluderle. A garanzia di chi ha davvero bisogno. Per noi, una battaglia di civiltà, che intendiamo portare avanti fino in fondo anche nei palazzi regionali”.
IL TESTO INTEGRALE
Le proposte di modifica avanzate dall’assessore Marco C. Cecconi
CASE POPOLARI: “LA REGIONE CAMBI LE REGOLE”
LA DELIBERA DELLA GIUNTA COMUNALE
Ad un mese dalla conferenza-stampa in occasione della quale l’iniziativa era stata annunciata dall’assessore al welfare ed alle politiche per la casa e per l’edilizia residenziale Marco C. Cecconi, la marcia del Comune di Terni verso l’obiettivo di modificare la legge regionale in materia di “case popolari” brucia un’altra tappa decisiva.
Su proposta di Cecconi, infatti, la giunta ha deliberato il testo articolato degli emendamenti richiesti: emendamenti che – innestati nel corpo della legge 23 del 2003 della Regione Umbria (successivamente modificata più volte) – “andranno a rendere decisamente più stringenti e trasparenti i requisiti di accesso”.
GLI EMENDAMENTI ALLA LEGGE REGIONALE
Molte le novità che si chiede di introdurre. Gli stranieri che ambiscono all’assegnazione di un alloggio di edilizia residenziale pubblica, per esempio, dovranno dimostrare di essere in possesso di un permesso di soggiorno di lungo periodo, almeno biennale. A tutti verrà richiesto di esercitare un’attività lavorativa stabile ed esclusiva in Umbria da almeno 5 anni. Per tutti la dichiarazione-ISEE – sottoposta ai necessari accertamenti – dovrà essere completa anche dei dati relativi alla proprietà di altri immobili: posto che tale proprietà, in Italia e all’estero, è condizione tassativa di esclusione. E che, per dimostrare di non possedere abitazioni di sorta né in Italia né altrove, le autocertificazioni saranno ammesse e ritenute sufficienti solo se la loro veridicità è verificabile dall’autorità italiana mentre, in tutti gli altri casi (extracomunitari provenienti da Paesi con i quali non intercorrano convenzioni internazionali al riguardo), sarà richiesta idonea certificazione dello Stato estero di riferimento, corredato da traduzione autentica a cura dell’autorità consolare italiana. Non si potrà inoltre ottenere una ‘casa popolare’ se, nel caso di una precedente assegnazione, ci si è resi responsabili di un’inadempienza che negli ultimi 5 anni ha determinato la decadenza o la risoluzione del contratto (cosa che vale per tutti i componenti del nucleo familiare). Altrettanto accade nel caso di occupazioni abusive: regola resa ancora più rigida dalla previsione dell’impossibilità di partecipare a nuovi bandi se si è stati raggiunti da un provvedimento del Comune per occupazione illegale di un immobile, per i 5 anni successivi al rilascio o al recupero coattivo dello stesso. Regole molto restrittive, inoltre, per mettere fine alla prassi diffusa dei subentri arbitrari (da parte di figli o altri congiunti di precedenti assegnatari), nonché a quella – utilizzata non di rado per aggirare surrettiziamente gli ostacoli di legge – della costituzione “ad hoc” di nuovi nuclei familiari.
TERNI “CAPOFILA”
Alla proposta di Palazzo Spada di richiedere la modifica della legge regionale – ricorda l’assessore Cecconi – abbiamo chiesto di aderire a molti altri Comuni, ovvero Perugia, Amelia, Todi, Spoleto, Umbertide, Deruta e Bastia. Gli emendamenti – nel testo approvato in prima battuta dalla giunta comunale di Terni e che auspichiamo venga fatto proprio anche da queste altre Amministrazioni – saranno quindi trasmessi al CAL (il Consiglio delle Autonomie Locali) in virtù del potere di iniziativa legislativa attribuito all’organismo. E, per questa via, le proposte di modifica approderanno al voto del Consiglio regionale.
“UNA BATTAGLIA DI CIVILTÀ”
“Consideriamo questo ulteriore passo avanti – è il commento dell’assessore Cecconi – come un fatto storico, nella forma e nella sostanza”.
“La Regione non potrà ignorare una richiesta di cambiare le regole così forte, proveniente dal basso ovvero da ben 8 Comuni importanti del territorio, tra cui i due capoluoghi.
Nel merito, si tratta di modifiche che vanno lette in combinato disposto con quelle che ho già voluto apportare al nostro regolamento comunale, approvato in commissione ed ormai prossimo al voto definitivo in aula: modifiche in virtù delle quali l’integrazione effettiva dei richiedenti nella comunità ternana (con il requisito dei 15 anni di residenza) diventa prioritaria.
Quello che adesso andiamo a chiedere è molto semplice: basta con gli abusivismi di ogni tipo; tolleranza zero con chi ha già dimostrato di non rispettare le regole o chi cerca un modo per eluderle. A garanzia di chi ha davvero bisogno. Per noi, una battaglia di civiltà, che intendiamo portare avanti fino in fondo anche nei palazzi regionali”.