Sabato 9 dicembre alle ore 17.30 a Guardea in Sala Consiliare e in replica domenica 10 dicembre alla stessa ora a Terni, all’Auditorium Gazzoli, l’Associazione Araba Fenice, organizza un doppio appuntamento dedicato a Frederic Chopin con ospite il pianista , Palmiro Simonini.
“Chopin: una sublime poesia” è il titolo dei due concerti inseriti nella 21esima Stagione 2017/2018 dell’Araba Fenice che, come ogni anno, lo celebra ospitando talentuosi pianisti solisti.
Chopin senza alcun dubbio, influenzò con il proprio talento e il suo innovativo modo di scrivere per pianoforte, tutti coloro che composero ed eseguirono musica nel corso dell’ottocento e anche dopo. Ma non solo. La musica di Chopin era difficile per i pianisti dell’epoca, che dovettero imparare ad affrontarla, facendo luccicare le note da lui scritte, dando respiro alle armonie cromatiche e audaci che influirono sul pensiero musicale del diciannovesimo secolo e gettarono il seme di molte idee. Il compositore polacco, così fragile e malaticcio, pesò con forte mano sul futuro della musica. Ma ciò non significa che la sua musica manchi di forza. Al contrario la musica di Chopin è elettrizzante, in alcuni momenti epica e densa di maestose espressioni in cui si condensa amor patrio e arditezza compositiva, novità di linguaggio e luminoso coraggio.
L’Araba Fenice che dedica tutte le proprie Stagioni allo strumento del pianoforte, non dimentica che Chopin non tramonta, e la letteratura pianistica sarebbe inconcepibile senza di lui. Egli è stato e sempre sarà al riparo da ogni mutamento del gusto e dell’amore verso la musica.
Nel 1831 Chopin, a solo 21 anni, scriveva del suo desiderio e anzi della sua intenzione “forse troppo audace ma nobile di creare da solo un nuovo mondo”. E fu proprio quello che fece. Come pianista inventò uno stile che dominò tutta la seconda metà del diciannovesimo secolo e che rimase sostanzialmente immutato finché non apparvero Debussy e Prokofiev. Era un modo di suonare che rompeva nettamente con tutta la tradizione. Per la prima volta il pianoforte diventò uno strumento totale: uno strumento che cantava, uno strumento di colore, poesia e sfumature infinite, uno strumento eroico, uno strumento intimo.