Sono oltre 20 anni che Franco Profili non fa arte direttamente, essendo diventato un instancabile curatore e promotore dell’altrui opera. Però, quei suoi lavori ammonticchiati in casa, in mezzo a tante altre cose chiedevano uno spazio tutto per loro, un riconoscimento che non gli era stato ancora tributato. Ci ha pensato Tommaso Cascella e così è nata “Con gli occhi del gatto” mostra allestita nello ‘Spazio Cervo Volante’ che si trova nello splendido borgo di Bassano in Teverina.
“Questa è la mia prima mostra personale e probabilmente anche l’ultima, spiega Franco Profili, in cui presento lavori realizzati dal 1983 al 1998, un lavoro lungo 15 anni. È divisa in due parti: lavori su carta e grafite, poi su vetro. Il passaggio è coerente, anche se il materiale è completamente diverso così come le tecniche, il risultato è molto simile. Sono qui a Bassano in Teverina su invito di Tommaso Cascella ed è a lui che debbo questa mostra. Non so come gli sia venuta l’idea di proporre questa mia mostra personale. È venuto a casa mia, ha visto i lavori, li abbiamo scelti, anche se sono in pratica quasi tutti. Per la prima volta succede che questi sono lavori che io tengo a casa insieme a centinaia di altre cose di artisti a me cari. Quindi li vedo tutti i giorni, ma per la prima volta vederli ordinati, con un criterio che è quello espositivo, in un unico spazio, senza altro attorno, è stato veramente emozionante. Una sorpresa per me e una bella sorpresa per Tommaso che ha voluto e pensato questa mostra. Montandola non faceva altro che dire ‘che bella’, ‘che bella’, ‘che bella’, ‘bellissima’. Il mio lavoro, per quanto riguarda la pittura, è stato sempre fatto in silenzio, in autonomia rispetto a quelle che sono sempre state le regole di un sistema su cui ho detto ’peste e corna’. Quando ho smesso di fare arte ho iniziato a fare il curatore e da silenzioso sono diventato chiacchierone, dico, scrivo e faccio cose che credo mi distinguano nel panorama umbro. Ho smesso di fare arte perché ho sempre avuto questa malattia di lavorare per gli altri. Anche quando avevamo l’associazione Atelier Liberi, eravamo una decina, abbiamo fatto tantissime cose, ma io pensavo agli altri, non pensavo a promuovere il mio lavoro. Quindi è stato facilissimo lasciare questa parte e passare all’altra che è diventata sempre più importante.“
E questo è quanto ha scritto Tommaso Cascella sull’opera di Franco Profili.
“Da pittore che predilige i colori mi interrogo spesso sulla loro sostanza e, come non c’è giorno senza la notte, non c’è colore senza la sua ombra. Il lavoro di Franco Profili ha lo stesso fascino diabolico dell’indagare, con gli occhi da gatto il nero: somma di tutti i colori e concussione di un percorso di luce. Tinta che divora e che rende tutto invisibile. Il nero di Franco Profili è colto nell’attimo prima di disperdersi nella luce. un nero diverso da quello perentorio di Malevitch, un nero che ha origini antichissime nell’Umbria/Etruria dei buccheri e delle “Ombre della sera” e poi di Burri che lo usa lucido e opaco nei suoi cretti. Franco Profili è un classico e sapiente artista munito solo di matite e pochi colori. Guardando i suoi lavori l’occhio si deve abituare a trovarne il percorso come quando si entra in una chiesa da una piazza assolata: lentamente ne scopriamo i contorni e poi siamo presi dall’ombrosa vastità che ci avvolge e che ci fa sentire piccoli. Il buio ci induce a meditare come gli anacoreti nelle loro case/spelonche e, come in un cielo notturno fatto di un nero/blu, ci troviamo nel ventre di una Madonna madre di tutto: il nero è l’origine. Franco disegna con la grafite per sovrapposizioni: si intravede, si intuisce, si immagina. In altri lavori utilizza la pittura sul vetro che è inteso come specchio nero, quello delle favole, quello ipnotico dove il nostro volto si riflette nella non luce. Lo “specchio“, a guardar bene, è solcato da ombre o improvvisi rossi che, come è successo ad Alice, ci fanno entrare nello spazio altro della nostra personale chiesa immaginaria. Come per Malevitch, questa di Profili, è una pittura concettuale ma, allo stesso tempo, profondamente pittorica dove non vedo la tenebra notturna ma gli istanti prima dell’alba, il silenzio dove ancora non cantano gli uccelli.“