“Le previsioni del Sole24Ore sulla perdita di lavoratori in Umbria confermano quanto avevamo già denunciato alla presentazione della nostra ultima ricerca condotta in collaborazione con il Cresme. Occorre avviare una riflessione che ci porti verso un nuovo modello di sviluppo, agendo su più fronti: invecchiamento e natalità, perdita di abitanti in età lavorativa, politiche per la famiglia e capacità attrattiva dell’Umbria, ma anche immigrazione: appare evidente, infatti, che per lo svolgimento di alcune professioni e mestieri sia necessario andare a una revisione dei flussi migratori se vogliamo che le imprese crescano. E dobbiamo farlo urgentemente.”
Michele Carloni, presidente di CNA Umbria, interviene a commento delle previsioni pubblicate dal Sole24Ore, che per l’Umbria stima la perdita di ben 29mila lavoratori nei prossimi 9 anni.
“Le cifre pubblicate dal quotidiano economico sono allarmanti e vanno di pari passo con quello che abbiamo evidenziato anche noi appena due settimane fa. L’Umbria ha già perso 30mila abitanti nell’ultimo decennio, le morti sono il doppio delle nascite (10mila contro 5mila), mentre gli stranieri che arrivano bastano appena a compensare il numero di persone che lasciano la regione per altre città italiane o per l’estero. E le previsioni per il futuro sono altrettanto drastiche. Si stima, infatti, che da qui al 2031 ci sarà un calo di ulteriori 35mila residenti, mentre ancora più drammatica è la stima degli abitanti umbri nel 2041, quando si prevede che la popolazione scenderà di altre 55mila unità, portando la regione a circa 735mila residenti rispetto agli attuali 859mila. È evidente che questa tendenza debba essere contrastata con decisione. La questione è sicuramente complessa.
Già ora, al netto dei problemi enormi indotti dal rincaro eccezionale dei costi energetici e delle materie prime, uno dei principali problemi riscontrati dalle imprese è ancora quello della mancanza di manodopera specializzata. Ma è anche vero che è molto difficile trovare giovani, e meno giovani, disposti a frequentare corsi di formazione, anche se molto qualificanti e in grado di fornire prospettive concrete di impiego. Sono tutte questioni che non possono restare sullo sfondo. Dobbiamo decidere ora che tipo di futuro vogliamo per l’Umbria, affrontando il problema del progressivo invecchiamento della popolazione regionale, della perdita significativa di persone in età lavorativa, di quali politiche adottare per il sostegno alla natalità e alla famiglia, di come l’Umbria possa diventare maggiormente attrattiva, e di flussi migratori adeguati alle esigenze delle imprese: Insomma – conclude Carloni – va cambiato il modello di sviluppo.”