Ventitré progetti per cambiare il volto della città: lo slogan – più o meno – è questo. E sicuramente questo è il programma: cambiare il volto di Terni, se in meglio o in peggio resta da stabilire. Sono i ventitré progetti “diversi” (specifica il Comune, come se qualcuno presentasse più progetti l’uno identico all’altro) che “L’amministrazione comunale di Terni ha trasmesso formalmente alla Regione dell’Umbria”. Quelli da inserire nel PNRR, il Piano nazionale di ripresa e resilienza, ovvero il programma di investimenti che l’Italia deve presentare alla Commissione europea. Quelli del Recovery Fund per capirsi al volo. “Crediamo sia un’occasione straordinaria – dice il sindaco Leonardo Latini – per una vera e propria ricostruzione su basi innovative dell’economia e dell’immagine stessa della nostra città, che sta soffrendo, come tutto il Paese, per gli effetti della pandemia, oltre che per le sue crisi strutturali”.
Se così è, se si tratta di un’occasione fondamentale per dare a Terni l’opportunità di rinascere, come si è proceduto per mettere a punto tali “progetti diversi”?
Ma prima: un’operazione del genere può non cercare sintonie e sinergie territoriali? Un’armonizzazione “di territorio”, che possa portare al rilancio organico dell’Umbria del Sud che – diciamolo – difficilmente può avvenire se non si dà il via ad un’azione corale. Cosa si farà altrimenti: si prenderanno progetti di Terni, di Narni, di San Gemini, di Stroncone e via dicendo, si metteranno nel sacchetto della tombola e quel che esce, esce?
C’è stato un confronto, un pour parler, un abboccamento con i Comuni vicini? E con l’amministrazione provinciale? E con le associazioni di categoria? Con le entità “vive” della città? Sembrerebbe di no, ma è solo un sospetto che diventa certezza nel caso dei sindacati, del mondo del lavoro. Lo testimonia la presa di posizione di Cgil, Cisl e Uil (50mila iscritti): “L’abbiamo saputo da notizie stampa”, dicono- e pensare che, aggiungono, “da oltre un anno stiamo chiedendo agli attori istituzionali e datoriali della provincia di Terni di confrontarsi insieme rispetto alle linee strategiche da intraprendere verso un nuovo e diverso modello di sviluppo, capace di individuare direttrici strategiche di investimento, ripartendo dal lavoro e con l’obiettivo di ridurre le disuguaglianze”.
Ma il confronto non c’è mai stato, “A parte disponibilità formali e verbali. La prima e unica presenza della presidente Tesei in città – ricordano Cgil, Cisl e Uil – porta la data del gennaio 2020”. Bisognerà cerchiarla di rosso sul calendario.
Ma i sindacati non possono che sottolineare come “Il mancato coinvolgimento degli attori sociali presenti in città rappresenta un elemento divisivo, che rischia di far perdere alla comunità l’opportunità che abbiamo davanti, come purtroppo già successo con altri fondi. Per l’Umbria del Sud occorre un progetto complessivo che coinvolga tutti i Comuni e le associazioni capace di rimettere al centro il ruolo strategico di questo territorio come cerniera e riferimento nell’Italia di mezzo”. “Il metodo del “fai da te” senza ascoltare nessuno è perdente e soprattutto irrispettoso delle cittadine e dei cittadini che meritano coinvolgimento nelle discussioni, trasparenza nelle scelte e condivisione degli obiettivi – concludono Cgil, Cisl e Uil . Amministrazioni che vedono i corpi intermedi come intralcio e non come un valore ed una ricchezza di idee e contenuti, evidenziano la miopia con la quale intendono governare una comunità”.
I progetti, allora: transizione digitale, l’innovazione, la mobilità sostenibile, l’efficientamento energetico, la rivoluzione verde, l’alta formazione, la ricerca e la competitività, la coesione sociale, la rigenerazione territoriale, l’economia circolare. Potrebbero sembrare concetti non originali ormai, ma a Terni diventano tutta un’altra cosa: “Li abbiamo sviluppati in maniera coordinata – spiega il sindaco Latini – attraverso gli assessorati e le direzioni, su alcune linee condivise che fanno riferimento alla nostra idea di città e al nostro programma per una Terni verde, intelligente, dinamica, innovativa e attrattiva”.
Che si sia rovistato nei cassetti e ammucchiato quel che vi si è trovato? “In alcuni casi siamo partiti da progetti già esistenti, ma che necessitano di implementazioni per essere completati. In altri casi abbiamo proposto idee completamente nuove”, aggiunge il sindaco fino a comporre “una trama articolata di interventi che possono essere pensati anche in maniera modulare, ma che – qualora venissero portati a termine con gli adeguati sostegni – ridisegnerebbero completamente il volto ed il futuro della città, insieme alle altre azioni che stiamo completando o che sono già in programma”.
E via con l’elenco: l’ex Gruber quartiere verde, la rigenerazione del Polo Audiovisivo e Multimediale dell’Umbria (con gli studi cinematografici di Papigno e il Centro Multimediale) a servizio dell’industria culturale e del turismo; l’efficientamento energetico di 24 edifici scolastici e di altri edifici pubblici, compreso Palazzo Spada, uno Smart District (Aree Produttive e i quartieri periferici integrati).Largo spazio a viabilità e mobilità, addirittura l’intuizione della costruzione di una strada Staino-Pentima (roba da anni ’90), ospizi a Colle dell’Oro (come ai tempi della casa di riposo intitolata a Alessandro Mussolini), il campo scuola, il Teatro Verdi, l’idrogeno… Recupero del parco della Passeggiata, la chiesa del Carmine, l’anfiteatro Romano, il mattatoio.
E poi l’economia circolare che nel caso specifico è solo una piattaforma destinata al recupero dei rifiuti urbani nell’area della ex Bosco, nel comune di Narni ma in prossimità del confine comunale di Terni”. Il nuovo impianto offrirà un servizio per la gestione, il trattamento e la valorizzazione dei rifiuti prodotti principalmente dalle aziende nella provincia di Terni e dei territori limitrofi, rivalorizzando un’area industriale dismessa e quindi preservando l’utilizzo di suolo. L’impianto prevede il recupero spinto di materia attraverso il trattamento meccanico e chimico/fisico delle varie frazioni dei rifiuti, costituite principalmente da rifiuti metallici, da carta e cartone di imballaggio, da materie plastiche di scarto.
Ormai si mettono a frutto, a quanto sembra, le conoscenze acquisite in materia di rifiuti. Ma a Narni almeno, visto che l’ex Bosco è in quel Comune, sono d’accordo?