È tornato il calcio ma ad essere sinceri quello che abbiamo visto ieri sera non è calcio vero. Siamo coscienti che si doveva riprendere a giocare perché immensi sono gli interessi in ballo, soprattutto i milioni di euro dei diritti televisivi da incassare, ma quella tra Juventus e Milan non è stata la solita partita del pre Covid 19 perché giocata in un silenzio tombale che ha reso i 90 minuti privi di suspence e di emozioni.
Senza pubblico sugli spalti non è calcio; il gioco scorre via piatto e pensiamo che gli stessi protagonisti siano condizionati nella loro espressione agonistica, peraltro limitata anche dalle raccomandazioni della Cts, e tecnica anche se riprendere dopo tre mesi di inattività non era assolutamente facile.
Chissà se cambierà qualcosa visto che a breve si potranno aprire teatri e discoteche; chissà se sarà consentito di far assistere alle partite un numero minimo di tifosi in considerazione dell’ubicazione all’aperto degli stadi. Magari in numero limitato e proporzionato rispetto alla capienza degli stessi.
Al momento anche la finale di Coppa Italia di C tra Ternana e Juventus 23 si giocherà a porte chiuse al Dino Manuzzi con gli stessi effetti sonori registrati in Juventus- Milan. E le limitazioni non riguarderanno solo i tifosi ma anche gli operatori dell’informazione che, se non varieranno le disposizioni, non potranno accedervi in un numero complessivo superiore a 10.
Insomma, anche al Dino Manuzzi si prospetta una finale di Coppa Italia per pochi privilegiati! Un vero peccato perché sarebbe stata un’occasione d’oro per i tifosi rossoverdi per incoraggiare e trascinare la propria squadra pur in mezzo a tanti tifosi juventini perché sappiamo benissimo che la Romagna è un feudo bianconero. E non solo del Cesena che ha gli stessi colori sociali della squadra di Sarri.