L’arte ha perso uno dei suoi rappresentanti più originali e genuini. Ad appena 53 anni se ne è andato Alessandro Vignali, il “pittore delle guerre” come è stato definito. Sulle tele Alessandro – persona molto schiva – metteva in scena le sue battaglie psicologiche, le sue lotte interiori e lo faceva con un linguaggio espressionista vigoroso ed impattante. La sua è una pittura nata come necessità interiore, irruenta ma mai cruenta perché, come diceva lui stesso “in queste battaglie non c’è sangue”.
“Nel lavoro di Alessandro Vignali – ha avuto modo di scrivere il critico d’arte Enrico Mascelloni – le scene di guerra sono preponderanti su qualsiasi altro soggetto, danno vita a varianti notevoli e colpiscono per la loro originalità. Ma l’estetica svela la guerra a sé stessa rendendola irrappresentabile, cioè trasformandola in una pura finzione”.
Alessandro – che ha viaggiato molto, soprattutto nei Paesi nordici che hanno notevolmente influenzato la sua arte – raccontava la sua visione della vita con una poesia struggente. Opere dai toni accesi si fondono con violenti contrasti e ampie pennellate che descrivono una varietà di soggetti dinamicamente interagenti: architetture fantastiche, città immaginarie, aerei da guerra, soldati austriaci, navi vichinghe.
“A distanza di secoli e con un linguaggio diversissimo – ha scritto ancora Mascelloni – mi viene da dire che Vignali riproponga la lezione di Paolo Uccello(…). Credo che la lezione sulla guerra di Vignali sia possibile solo a un artista in tensione profonda con la sostanza del proprio tempo e che tale capacità di giocare così magistralmente con il Tempo e con la Storia sia possibile solo a chi, come lui, pagandola certo caracul piano della vita vissuta, dal suo tempo se ne sia estraniato con rigore maniacale”.
Ciao Alessandro!
Riproponiamo un servizio realizzato presso la corniceria di Fabrizio Ronca in via della Vittoria a Terni dove, nel dicembre 2017, sono state esposte alcune delle opere più significative del percorso estetico di Alessandro Vignali, “racontate” dal suo fraterno amico Fabio Filabbi.