L’economia umbra corre, ma lo fa in modo asimmetrico, con le due province che raccontano storie opposte. Da un lato Terni che sorprende per dinamismo occupazionale ed export, dall’altro Perugia che va molto bene nell’export ma che soffre, soprattutto sul fronte dell’innovazione e del credito alle imprese.
A fotografare questo scenario è il Dataview congiunturale di aprile 2025 del Centro Studi delle Camere di commercio Guglielmo Tagliacarne, punto di riferimento analitico del sistema camerale italiano.
Un’analisi che valuta dieci indicatori economici chiave e che, messi a confronto con le medie nazionali e regionali, restituiscono una mappa nitida delle trasformazioni economiche in atto.
Terni sorprende. In positivo. La crescita degli occupati è del +7,7% contro l’1,9% nazionale. Ma il dato più clamoroso è quello sulle entrate previste di lavoratori tra aprile e giugno 2025: +15,8%, a fronte del +1,9% della media Italia.
Un vero boom occupazionale che sembra segnalare un recupero strutturale, probabilmente trainato da settori come la meccanica, la logistica e i servizi connessi alla transizione energetica.
Anche l’export cresce in modo robusto: +4,3% (contro il +0,4% nazionale), mentre le transazioni immobiliari (+1,6%) e i depositi bancari (-0,7%, comunque meglio del -3,2% nazionale) danno l’idea di un territorio in effervescenza, con una maggiore fiducia delle famiglie e una relativa tenuta della liquidità.
Il punto critico, però, resta il calo delle start-up innovative: -20,8%. Un dato migliore di Perugia ma comunque grave.
Il terzo settore (+7,9%) e la stabilità delle imprese attive (-0,1%) dimostrano una certa solidità sociale, ma anche a Terni mancano segnali strutturali di innovazione tecnologica.
Al contempo, la cassa integrazione cresce solo del 3,5% contro una media nazionale del 21,1%, sintomo di una minore esposizione a crisi settoriali improvvise.
La provincia di Perugia – spiega una nota della Camera di commercio dellll’Umbria – mostra segnali misti. La grande frenata arriva dalle start-up innovative, in crollo del 29,4% (a fronte di un -6,1% nazionale): un segnale d’allarme per un territorio che dovrebbe puntare sull’innovazione per restare competitivo.
E anche la crescita dei prestiti alle imprese segna il passo: -4,5%, contro una media nazionale del -3,2%. Questo dato può riflettere sia una difficoltà nell’accesso al credito che una minore domanda legata a una progettualità in stallo.
Quanto alla cassa integrazione, cresce del 50,3% tra il 2023 e 2024 evidenziando crescenti difficoltà in alcuni segmenti, principalmente industriali, del mondo del lavoro. Non tutto è negativo: il numero di istituzioni iscritte al Runts (Terzo settore) cresce dell’11,7%, dato superiore alla media dell’8,2% e le esportazioni aumentano del 5,7%, ben al di sopra del +0,4% nazionale. Anche le transazioni immobiliari (+0,2%) crescono.
La variazione occupazionale è appena positiva (+1,8%) ma comunque inferiore alla media nazionale (+1,9%). Le entrate previste di lavoratori aumentano solo dello 0,2%, a fronte di un +1,9% medio.
Se confrontiamo Perugia e Terni con il resto del Centro Italia (Toscana, Marche e Lazio), emerge un quadro sfaccettato.
L’Umbria complessivamente si difende sull’occupazione, ma perde terreno sull’innovazione e sui finanziamenti alle imprese. Un confronto impietoso arriva con l’Emilia-Romagna, dove territori come Reggio Emilia e Modena non solo attraggono start-up, ma aumentano gli investimenti in ricerca e sviluppo.
L’Umbria sembra al contrario ancora legata a modelli tradizionali di sviluppo, meno orientati al rischio e più legati alla rendita.
Secondo la Camera di commercio, dai dati Tagliacarne emerge con chiarezza che l’Umbria ha bisogno di ribilanciare le sue traiettorie di sviluppo. Terni mostra una dinamicità che dovrebbe essere analizzata e forse replicata, mentre Perugia ha il capitale umano e l’università per tornare a guidare l’innovazione regionale, a patto di poter contare su finanziamenti e agevolazioni.
Secondo l’ente camerale, “un nuovo patto territoriale, che coinvolga istituzioni, camere di commercio, università e mondo delle imprese può essere la leva per superare la frattura fra Perugia e Terni e costruire un futuro regionale più armonico”.