A luglio saranno dieci anni di vertenza e i lavoratori sono esausti, non ce la fanno più. Stiamo parlando dell’Ex Gruppo Novelli/Alimenti Italiani, oggetto di una videoconferenza stampa indetta da Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil Umbria.
“Dopo anni di crisi non si vede uno spiraglio che possa portare all’assegnazione ad un nuovo imprenditore – denuncia Paolo Sciaboletta della Flai Cgil Umbria – per mantenere l’occupazione e rilanciare questi gloriosi marchi che sono di caratura nazionale nel comparto dell’agro-alimentare. Ricordo i tre rami produttivi: due, il ramo pane e il ramo pet, sono stati assegnati provvisoriamente con un bando di affitto mentre il ramo delle uova è ancora in carico all’esercizio provvisorio gestito dai consulenti delle due procedure di Terni e di Castrovillari. Un esercizio provvisorio ovviamente che ha costi importanti. Chiediamo con forza di arrivare presto a dei bandi di vendita per dare continuità e sviluppo all’azienda. Si diano in mano ad imprenditori seri del settore che sappiano rilanciare le produzioni adeguandole alle nuove disposizioni di legge.”
Il riferimento è al comparto uova per il quale serve una riconversione degli allevamenti dalle gabbie a terra, quindi servono investimenti.
“A maggio a Casalta di Amelia non ci saranno più galline, ha aggiunto Loreto Fioretti della Fai Cisl, subito dopo toccherà a Spoleto perché termineranno i cicli di produzione.”
“L’Umbria non può permettersi di perdere altre centinaia posti di lavoro – ha ribadito Mirko Giandoni della Uila Uil – la politica non può rimanere sorda alle istanze di lavoratori che vedono a rischio il proprio posto, questa situazione deve essere gestita. Siamo pronti a nuove iniziative di protesta.”
I sindacati riscontrano una pericolosa fase di stallo, Fattorie Novelli Agricola è stata messa in liquidazione con una forte esposizione debitoria , si aspetta il giudizio del tribunale di Terni in merito all’assegnazione dell’asta giudiziaria degli otto capannoni degli allevamenti di Casalta e non c’è ancora traccia del bando per la vendita del ramo uova.
“Lanciamo un grido di allarme forte alle istituzioni, prosegue Loreto Fioretti, perché la nostra paura è che ci vengano a chiedere ulteriori sacrifici per abbattere il costo del lavoro. Non possiamo aspettare che tra poco ci dicano che non ci sono più i soldi per pagare gli stipendi.”
“Qualche sentore in merito lo abbiamo già avuto, rincara Vania Venturi della Fai Cisl Umbria, ci hanno già chiesto l’accordo di prossimità (part time per i fissi e disdetta per gli avventizi) e noi abbiamo risposto di utilizzare gli ammortizzatori sociali. Sacrifici per i lavoratori quando vediamo ingenti somme, 19 milioni di euro, per le consulenze che si sono succedute dal 2012 ad oggi”.
Flai Cgil, Fai Cisl e Uila Uil dell’Umbria tornano a chiedere a gran forza l’intervento delle istituzioni per avere risposte certe e dare continuità agli sforzi fatti dai lavoratori per mantenere le attività in piedi.