DI RAFFAELLO FEDERIGHI membro del coordinamento regionale di Forza Italia.
Questo articolo ha come necessaria premessa il recente pezzo “Terni prigione sinistra: come evadere”, sempre pubblicato dal sottoscritto su Terninrete, sullo stesso argomento,
QUI L’ARTICOLO
https://terninrete.it/Notizie-di-Terni/terni-prigione-sinistra-come-evadere-423980
poiché le principali problematiche di Terni, dissesto finanziario, intervento della Magistratura e degrado della città, sono strettamente connesse e hanno come unico e indiscutibile responsabile il sistema di potere della sinistra, che ha governato Terni per 64 anni, dal dopoguerra ad oggi (sarebbero 66 anni se consideriamo che il secondo mandato di Ciaurro non aveva la maggioranza in Consiglio Comunale).
Fatta l’indispensabile precisazione, devo dire che le considerazioni esposte hanno avuto un positivo riscontro, ma alcuni autorevoli esponenti della vita pubblica ternana mi hanno contestato che l’analisi era un po’ scontata e vi era carenza sotto il profilo progettuale; rimango perplesso, ma tenterò di chiarire meglio il mio ragionamento, entrando maggiormente nei dettagli.
Il piano di riequilibrio finanziario proposto dal Comune di Terni per evitare il dissesto vero e proprio, ovvero il fallimento, è incentrato essenzialmente sulla progettata cessione a privati dell’Azienda Farmaceutica Ternana, composta da nove farmacie e una parafarmacia. Tale azienda, varata nel 1963, su proposta dell’allora Sindaco Ezio Ottaviani, aveva come obiettivo “devolvere gli utili, anziché a un privato imprenditore, al Comune, che assolve importanti compiti di assistenza e beneficienza a favore della collettività amministrata”. Orbene, l’azienda, nel tempo, ha accumulato un passivo di circa 5.000.000 di euro e solo nel 2016, ulteriori perdite per 280.000 euro. Da tali dati si evince, incontrovertibilmente, che l’azienda non genera utilità alcuna per i cittadini ternani e che la sua “mission” originaria non è stata realizzata.
Definirla un carrozzone politico sarebbe semplicistico e ingeneroso nei confronti dei suoi tanti dipendenti che svolgono il loro lavoro con passione e abnegazione, ma i freddi numeri ci dicono che la situazione è molto grave. Purtuttavia, sia chiaro, L’AFM è un bene della città, ovvero di tutti i cittadini ternani e non può essere oggetto di spericolate iniziative che nulla hanno a che fare con la corretta gestione.
L’attuale amministrazione, per salvare se stessa, non certo la città, ha deliberato di cedere le farmacie al fine di rientrare dai debiti fuori bilancio, pertanto ha incaricato un professionista di stimare l’azienda (pagandolo generosamente con 30.000 euro per venti giorni di lavoro) e nel piano di riequilibrio ha stimato di vendere le farmacie per complessivi 7.872.000, di cui 6.720.000 da incassare nel 2017 e i rimanenti 1.152.000 entro il 2019. Peraltro, l’amministrazione non ritiene di cedere la proprietà, bensì una quota maggioritaria di gestione, per un periodo di tempo limitato.
Non occorre essere dei tecnici per comprendere che tale piano è irrealizzabile (e infatti ha già avuto due bocciature dagli organi di valutazione, come l’OREF e la Corte dei Conti sezione regionale) e irrealistico (la valutazione del prezzo di acquisto di una farmacia, con trend da tempo al ribasso, è attualmente la media del fatturato a bilancio degli ultimi tre esercizi e qui siamo in perdita grave, con debiti pregressi imponenti e previsioni quantomeno non incoraggianti). Appare quindi palese l’intento, a dire poco censurabile, da parte dell’Amministrazione, di evitare il dissesto finanziario gettando fumo negli occhi, dopodiché, quando l’asta andrà prevedibilmente deserta, tentare la vendita con trattativa privata, ad un prezzo molto minore, destinando l’AFM ai soliti amici degli amici. Non credo che i cittadini ternani meritino questo ulteriore scempio e non credo che siano così sciocchi, né loro, né certamente le autorità che esercitano compiti di vigilanza e repressione, da non comprendere e non reagire a tali progetti.
Fin qui il ragionamento è puramente tecnico, ma poiché rilevo da più parti iniziative per gestire in extremis una situazione oggettivamente drammatica, ritengo necessarie considerazioni a più ampio raggio.
Compito basilare dell’opposizione politica, in termini generali, è quello di fare cadere l’amministrazione attuale, innegabilmente colpevole di una situazione senza precedenti nella storia istituzionale di Terni. Sempre in termini generali, la caduta a breve di questa amministrazione non può prescindere dalla dichiarazione di dissesto finanziario e questo fatto, che comporta conseguenze gravissime in termini di fiscalità e di credibilità istituzionale (abbiamo nel nostro territorio circa 19 imprese multinazionali e l’assoluta necessità di attirare investimenti), non dovrebbe costituire motivo di gioia, quantomeno per coloro che amano veramente questa città, indipendentemente dalla loro diversa appartenenza politica.
Da svariati settori registro tentativi coraggiosi, che invocano un cambiamento di rotta, ovvero, evitare la dichiarazione di dissesto, ritirando l’attuale piano di riequilibrio finanziario, che sappiamo destinato ad una inevitabile definitiva bocciatura, con un altro, elaborato da un tavolo composto da tutte le forze politiche, dai movimenti civici, dai sindacati e dalle associazioni cittadine, da presentare nuovamente agli organi di valutazione, previa una dichiarazione di tempi certi per dimissioni irrevocabili da parte del Sindaco.
E’ un tentativo rispettabile, certamente animato da buone intenzioni, che se fosse stato fatto proprio dall’Amministrazione a tempo debito, sarebbe stato condivisibile e commendevole; ora è semplicemente irrealistico, impraticabile e tardivo.
Non credo che il dissesto sia evitabile e sono cosciente che esso comporterà ulteriori drammatiche conseguenze per Terni e i suoi cittadini, purtuttavia non vedo altre strade e sono memore della saggezza popolare, la quale recita che “il medico pietoso fa la piaga cancrenosa”.
Siamo alle soglie di un passaggio cruciale per la storia istituzionale di Terni, la caduta di un sistema di potere, quello della sinistra, che in decenni di gestione ha provocato solo disastri, povertà e degrado, che la storia ed il buonsenso hanno decretato come non ulteriormente proponibile. Il momento in cui le forze sane, i cittadini perbene, coloro che desiderano il meglio per tutta la città e non solo per i loro accoliti, è vicino, ma necessariamente preceduto dalla fine di questa Amministrazione, sperando che abbia almeno un residuo sussulto di dignità e se ne vada chiedendo scusa.
Rimane da tratteggiare il destino dell’azienda farmacie municipali, che non può limitarsi a “essere il male minore”, come dichiarato da un importante Assessore in carica, con una tracotanza intollerabile. Credo sia ormai indiscutibile che un ente pubblico debba evitare di fare l’imprenditore o lo speculatore finanziario, pertanto l’azienda va certamente venduta, ma non ora, non in queste condizioni. L’AFM va prima risanata e soltanto poi posta sul mercato per essere ceduta a un prezzo equo, non necessariamente a grandi gruppi, perché essa è e rimane comunque un patrimonio cittadino, che va valorizzato e non disperso, non limitandosi ad alzare le spalle affermando “tanto peggio, tanto meglio”, perché esso, rammentiamolo, costituirebbe il male per tutti.
Sarà certamente compito della prossima generazione politica, ispirata da un corretto modello di classe dirigente, competente e onesta, avviare una ristrutturazione, che non sarà né breve, né facile, ma certamente possibile, purché sia affidata a mani professionalmente capaci, non certo all’amico di turno, neanche se è il nostro di amico. Tale processo, eliminati privilegi improponibili e storture procedurali, dovrà salvaguardare i lavoratori, il loro futuro e le loro professionalità, segnando così un deciso cambiamento di passo verso una buona politica, votata a perseguire interessi generali e il bene comune, quello che sarà, ce lo auguriamo tutti, il tratto finalmente distintivo della nuova amministrazione che verrà. Ho detto nuova, non lavata con Perlana…