C’è un detto che recita “vale più una soddisfazione di un casale”. Lo deve aver preso alla lettera la famiglia Lanari, titolare di due piccole ditte di autotrasporto di Narni.
“Siamo di fronte al paradosso – spiega Alessandro Rampiconi, segretario della Filt Cgil dell’Umbria – di un’impresa che investe e spende risorse per indebolire i lavoratori e il sindacato, facendo operazioni societarie di spacchettamento delle quali non si comprende l’utilità, visti i numeri assolutamente esigui dei dipendenti: parliamo di un consorzio formalmente composto da sei aziende per un totale di 20 dipendenti. L’unica spiegazione che ci diamo – ha affermato Rampiconi – è appunto la volontà di fare figli e figliastri, con i figliastri che, guarda caso, sono gli iscritti al sindacato”.
In pratica ci sono lavoratori con lo stesso contratto, le stesse mansioni, addirittura con più esperienza dei colleghi che, essendo iscritti al sindacato, vengono “discriminati” e penalizzati. Autisti che, dopo molti anni di lavoro in azienda, denunciano quella che ritengono una “grave ingiustizia”.
“Da quando ci siamo iscritti al sindacato, hanno raccontato gli stessi lavoratori, c’è stato un drastico mutamento della nostra situazione. Da quel momento per noi sono cominciate le trasferte meno remunerative (il “danno” calcolato è di circa 500 euro al mese), siamo stati messi in ferie molto più spesso degli altri, così come in cassa integrazione, abbiamo cominciato a ricevere continue lettere di rischiamo, cosa mai successa prima. Per non parlare della totale mancanza di preavviso sulle destinazioni, che ci rende impossibile pianificare qualsiasi cosa”.
Addirittura un autista, entrato in sciopero mentre si trovava a Ferrara, alla scadenza dell’orario di lavoro non è stato riaccompagnato come di norma a Terni, ma è stato lasciato solo, fuori dal piazzale aziendale, costretto a raggiungere la stazione ferroviaria e rientrare a Terni a spese proprie.
A fronte di tali trattamenti i lavoratori sindacalizzati sono scesi da 20 a 6.
La Filt Cgil, il loro sindacato, ha presentato una diffida ufficiale all’azienda, ex articolo 28 dello Statuto dei Lavoratori, denunciando comportamenti “diretti a limitare o impedire l’esercizio della libertà e dell’attività sindacale”.
E da ieri, 15 luglio, questi lavoratori della Lanari e della Spediumbra sono in sciopero per 48 ore.
“Questi lavoratori sono in sciopero per chiedere dignità – ha concluso Rampiconi – e la nostra organizzazione intende sostenere la loro battaglia con ogni mezzo, anche legale. Abbiamo già presentato una diffida ufficiale all’azienda, peraltro iscritta a Confindustria, attraverso il nostro ufficio vertenze. Ora chiediamo di mettere fine a queste discriminazioni incomprensibili. Nella stragrande maggioranza delle aziende del settore, grazie a corrette relazioni sindacali e alla responsabilità dei lavoratori, si sta facendo faticosamente fronte alla crisi. Qui invece si sperperano risorse per frammentare ed indebolire il lavoro”.