Da “Mani pulite” alla caduta del Muro di Berlino, dalla sicurezza percepita alla ragionevole durata del processo alla prescrizione. L’ex magistrato Gherardo Colombo ha affrontato tutti questi temi con i giornalisti prima di incontrare i 350 studenti delle scuole superiori di Terni che hanno partecipato all’iniziativa “Educare alla legalità e alla cittadinanza attiva” organizzata dall’associazione “Claudio Conti”.
“L’Italia è un Paese un po’ difficile sotto il profilo delle regole e delle leggi, ha affermato l’ex magistrato, nel senso che c’è, frequentemente, una certa tendenza ad osservare altre regole che formalmente non esistono, ma che esistono molto sostanzialmente. La corruzione al tempo di “Tangentopoli” aveva regole precisissime e tanta gente seguiva quelle regole invece di quelle del Codice Penale. Due anni e un paio di mesi prima dell’inizio di “Mani pulite” è caduto il Muro di Berlino e questo ha cambiato completamente gli equilibri internazionali permettendo alla magistratura italiana di proseguire delle indagini che anche 10-12 anni prima avrebbero consentito di scoprire il sistema della corruzione. Però il blocco di potere che esisteva per via di questi equilibri internazionali lo ha sempre impedito. “Mani pulite” è stata una conseguenza, non è stata una causa. Oggi io credo che il fenomeno della corruzione sia meno organizzato di allora. Allora era un sistema molto connesso al finanziamento illecito ai partiti politici, oggi è un pochino più anarchico. Il finanziamento illecito è diventato sicuramente marginale, almeno nelle forme che conosciamo. La corruzione – ha proseguito – va molto per conto suo, ma il livello è sicuramente elevato”.
Sul versante dell’insicurezza percepita dai cittadini Gherardo Colombo ha evidenziato come sia “molto, molto, molto maggiore rispetto a quanto veramente avviene. Gli omicidi sono in calo da almeno una ventina d’anni, i furti sono diminuiti così come le rapine noi, invece, abbiamo la sensazione che il crimine, la devianza in quei campi aumenti. C’è anche il problema oggettivo dell’incredibile durata dei processi, penali e civili. Bisognerebbe essere capaci di prendere provvedimenti che tendano effettivamente a ridurre i tempi dei processi. Secondo me non è una cosa condivisibile che una persona possa restare sotto processo a vita, facciamo attenzione perché la ragionevole durata del processo con la prescrizione non c’entra nulla, sono due cose diverse. Si arriva a fare in modo che il processo duri ragionevolmente attraverso altre misure: una forte depenalizzazione, riempendo gli organici di amministrativi e giudici, gli strumenti attraverso i quali esercitare la giustizia”.
“In un momento di crisi dei valori – ha detto Tomassina Ponziani che guida la onlus nata in memoria di suo figlio Claudio – è essenziale avvicinare le nuove generazioni al rispetto delle leggi e alla cittadinanza attiva. Questo incontro punta a rafforzare il concetto dell’importanza delle regole e delle leggi, quali base della convivenza civile della comunità, fondamentali per l’abbattimento delle disuguaglianze”.