Di Chiara Furiani
Davvero una bella sorpresa il Michele Zarrillo visto al CMM di Terni.
Inaspettata per i più, per quel pubblico che da decenni segue il cantautore romano e lo conosce solo per la sua vena romantico-confidenziale.
Per chi invece di Zarrillo conosce le vicende artistiche e i suoi inizi nel rock progressive, il concerto di ieri sera è parso come un provvidenziale ritorno al passato e alle proprie radici, che evidentemente, sottotraccia, non hanno mai smesso di animarlo.
Pur senza rinnegare i propri trascorsi e i grandi successi in ambito italo-pop, il nostro, a 66 anni suonati, arrivato a questo punto sembra volersi togliere più di un sassolino dalla scarpa, probabilmente sentendosi più libero di mostrare anche il suo lato meno accondiscendente al mercato.
I grandi successi, da “L’elefante e la Farfalla” a “Una rosa blu” fino a “Cinque Giorni” ci sono tutti, ma illuminati e valorizzati da arrangiamenti completamente nuovi e decisamente poco prevedibili, grazie ai quali Zarrillo svela il suo amore per ben altri ambiti rispetto al pop nostrano, dialogando, senza sfigurare affatto, ma soprattutto senza apparire pacchiano, con il funky, con la bossa nova, col rock e persino con il reggae, attraverso la citazione diretta di “No woman no cry” di Bob Marley.
Rendendo così davvero giustizia a una scrittura comunque felice, a ballad e melodie davvero azzeccate, ma spesso appiattite dall’esigenza di rispettare il gusto mainstream.
Come se non bastasse, il nostro si cimenta non solo al pianoforte, suo strumento d’elezione, ma anche alla chitarra, con risultati davvero eccelsi, sia dal punto di vista della musicalità che da quello del timing.
Che dire poi della voce: dal concerto di ieri sera, se ancora fosse servita una conferma, è apparso evidente che se Zarrillo fosse nato negli States avrebbe potuto agevolmente competere con i migliori vocalist di ambito melodico-confidenziale, con quel “blue-eyed soul” gradevolmente piacione che ha avuto come maggiori rappresentanti un Daryl Hall o un Michael McDonald.
Un’estensione pazzesca, un gusto per la variazione ritmica e melodica, una grandissima musicalità, un bellissimo timbro che non ha perso un grammo di smalto, l’intonazione perfetta, una grande intensità interpretativa, più una gradevole eco di romanità: Michele Zarrillo sembra aver inaugurato una nuova fase artistica, caratterizzata da una freschezza che ci si aspetterebbe da un artista agli albori del proprio percorso.
Non c’è che dire: Terni Città Futura, stavolta in collaborazione con l’associazione Argoo, ha di nuovo colpito nel segno, e ci si augura che questo Concerto di Natale sia solo il primo di una lunga serie a venire.