Inesorabili come il Conte di Montecristo, arrivano gli studi sui flussi elettorali in Umbria. Fior di cervelloni, esperti, tecniche all’avanguardia… E ci hanno detto che dopo il quattro marzo l’Umbria non è più una regione rossa, che i voti del Pd sono andati verso il Movimento 5S, che quelli che avevano votato per Grllo, Di Maio e Casaleggio, insoddisfatti, hanno scelto la Lega. Per carità, il suggello della scienza è sempre positivo, ma bastava scendere al bar sottocasa e la stessa analisi era bell’e fatta. Ivi compresa l’indicazione che tanti che avevano votato Pd ormai a votare non ci vanno più. L’”imprimatur” scientifico, comunque è sempre il benvenuto, se non altro perché ufficializza quelle analisi fatte a lume di naso al bar o sugli a-social.
Così stando le cose, a quando un’analisi delle motivazioni che stanno alla base di questa specie di rivoluzione umbra? Sì, è vero, dovrebbero essere i partiti i primi ad interrogarsi. Ma siamo sicuri che nei partiti sia rimasto qualcuno che abbia le conoscenze per una disamina sociologica, economica, antropologica o quel che si vuole?
Che siano partiti o istituti scientifici, qualcuno dovrebbe comunque studiare cos’è cambiato nella società umbra, nell’economia umbra; quali sono i problemi e le aspettative degli umbri,
Per ora – ma deve passare le’effetto scoppola – si va solo alla ricerca di errori e di chi li ha commessi, arrivando ad indicare tra le cause principale – mettendo da parte ogni componente tecnico-scientifica – la litigiosità interna al centro sinistra. L’iniziativa è stata promossa da alcuni sindaci che hanno chiamato a raccolta I “piddini” a Sant’Andrea d’Agliano, una frazione di Perugia. A dare il proprio contributo di idee e di proposte per superare questo momento difficile sono stati in tanti. E hanno litigato.