Il batiscafo Trieste è stato il primo mezzo a scendere negli abissi più profondi del mare con esseri umani a bordo, stabilendo un primo record toccando 3.150 metri di profondità, nel 1953, nella Fossa del Tirreno, nelle acque di Ponza, e poi raggiungendo il punto più basso dei mari del pianeta, i fondali della Fossa delle Marianne, nel 1960.
Da ieri una fedele riproduzione del batiscafo – il cui originale è nel Museo Navale di Washington – è esposta in piazza Unità d’Italia, fino al 9 novembre, proveniente da Bergamo, dove si trova l’azienda M23 che l’ha realizzata.
Il progetto del batiscafo Trieste fu frutto dell’ingegno dello scienziato svizzero Auguste Piccard, e di suo figlio, Jacques, ma Trieste ha avuto un ruolo importante grazie a Diego de Henriquez, collezionista e visionario, che incoraggiò Piccard a scegliere la città come base per la realizzazione del nuovo mezzo, costruito nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Trieste e Monfalcone, con la cabina pressurizzata (una navetta sferica) che è stata prodotta e forgiata alle Acciaierie di Terni e saldata all’unità nei cantieri navali di Castellammare di Stabia.