E’ a capo di una rivoluzione che potrebbe davvero cambiare il mondo dei trasporti con un treno di incredibile velocità. Perchè parlarne? Perchè l’ideatore, il promotore, colui che sta spingendo investitori e pubbliche amministrazioni è un ternano purosangue, Gabriele Gresta, che ha frequentato le elementari e le medie in città prima di andare ad abitare ad Arezzo e poi alla conquista del mondo. In tanti, comunque se lo ricordano come uno “smanettone” del computer, sempre pieno di idee, anche se la sua storia era solo all’inizio e nessuno poteva prevederne uno sviluppo simile.
L’articolo che gli ha dedicato https://it.businessinsider.com uno dei siti che guarda con più attenzione alle dinamiche della economia italiana, è davvero eloquente e fa piacere vedere come un ragazzo, ora ha 46 anni, che si è formato nelle scuole ternane e che ha ancora molti parenti in città, sia diventato uno dei “guru” del prossimo futuro.
La sua parola chiave è “capsule a lievitazione magnetiche”, che sarebbero in grado di viaggiare a mille chilometri all’ora, per percorrere in trenta minuti il classico percorso Roma – Milano, un tempo che metterebbe fuori gioco il trasporto aereo in quella tratta. Gabriele “Bibop” Gresta, è così diventato il cofondatore di Hyperloop Transportation Technologies, la società che sta lanciando in giro per il mondo questo futuristico mezzo di trasporto.
E qui ritorna in pieno l’articolo di https://it.businessinsider.com di Marco Cimminella: “Da poco tornato in Italia dalla California, Bibop – “chiamami così, è il mio nome ormai” – crede fortemente in questa visione che non guarda solo a rivoluzionare la mobilità umana: “Insieme allo sviluppo di questa tecnologia nasceranno nuove industrie e centri di ricerca nell’ingegneria e nel design, si potenzieranno quelli esistenti. Un nuovo polo di eccellenza in grado di attrarre talenti internazionali e richiamare i nostri cervelli in fuga con nuove opportunità professionali”.
Un progetto ambizioso, che “vuole traghettare il paese nella quarta rivoluzione industriale”, fedele espressione dell’identità poliedrica di Gresta. Che oggi è un 46enne startupper e imprenditore del tech, ma che prima di questo ha fatto lo sviluppatore web, l’autore, il produttore tv, anche il cantante per una band e scalato le classifiche con i suoi dischi dance. Tante vite insieme, accomunate dalla forte passione per la tecnologia. Lo stesso nome Bibop, indica questa personalità: “Il termine si riferisce a uno stile di jazz che si sviluppò a New York negli anni quaranta che ha un po’ sconvolto il modo in cui fino ad allora il jazz veniva suonato e interpretato”.
In questi giorni Gresta sta girando il paese incontrando governatori e autorità locali, partner industriali, potenziali investitori e istituzioni. E la scorsa settimana ha presentato a Roma la sua nuova startup, Hyperloop Italia, che dovrà rendere possibile anche nella Penisola il sogno di spostarsi lungo grandi distanze in pochi minuti a bordo di una capsula supersonica: “Dopo aver avviato progetti negli Stati Uniti, in Francia, in India e a Dubai, ho deciso di dedicarmi completamente al lancio di questa tecnologia nel nostro Paese”. Per farlo ha lasciato l’incarico che aveva come presidente nella multinazionale americana, avviando una società indipendente con una sede istituzionale a Roma e una operativa a Milano: “È la prima al mondo che avrà una licenza in esclusiva per la realizzazione commerciale del progetto Hyperloop in Italia”, chiarisce.
L’ultima tappa, almeno finora, di un lungo viaggio imprenditoriale cominciato tanto tempo fa. Perché fin da bambino a Terni aveva mostrato tanto entusiasmo per i pc e la tecnologia: “Quando avevo nove anni, papà portò a casa computer e tastiera, gli serviva per lavoro. Io lo usavo quando potevo e a 13 anni scoprii che ne sapevo più di lui. Così facemmo un patto: mi mandò in un centro Ibm ad Arezzo, dove seguii un corso di informatica per un anno. In seguito, mi segnalarono a una multinazionale, l’Alpha center international, che aveva bisogno di un programmatore, che ne capisse di video e database. Così cominciai a lavorare per la loro divisione italiana”.
Ben presto, alla passione per il coding e lo sviluppo software ha aggiunto l’interesse per l’entertainment e la musica, lanciando nuovi progetti con spirito imprenditoriale: “Avevo messo da parte un po’ di soldi con questo lavoro che facevo dopo la scuola. Così ho creato un piccolo studio di registrazione, iniziando a produrre i miei primi pezzi e dischi dance”. Da lì all’organizzare show musicali e feste nelle discoteche il passo è stato davvero breve, fin a quando è diventato cantante con la band Mato Grosso, lanciata da Radio Deejay e protagonista di una tournée con 60 date: “Avevo 20 anni, cantavo, ballavo, suonavo. Tutte esperienze che mi sono poi servite quando sono entrato in Mtv Italia come editor. Scrivevo testi e programmi”.
Forse il grande salto è avvenuto nel 1998, dopo aver venduto a Telecom il 40 per cento della sua società di contenuti Bibop: “Avevo creato la mia casa di produzione, la prima a essere veramente cross mediale: gestivamo portali italiani e li mettevamo su in piedi da zero o quasi”. In seguito, Gresta ha poi fondato nel 2003 Digital Magics, un incubatore di startup tutto italiano, che si quota in Borsa nel 2012, finanziando oltre 70 imprese innovative, tra cui anche Talent Garden.
Si tratta dell’ultima avventura italiana prima di partire per gli Stati Uniti. In California, rimane affascinato dall’idea lanciata dal fondatore di Tesla e Space X. Erano passate poche settimane dalla pubblicazione del white paper di Elon Musk, quando insieme a Dirk Ahlborn – il cofondatore di Hyperloop TT – avevano deciso di sviluppare insieme questa tecnologia con il metodo del crowdsourcing, un modello per cui esperti e professionisti esterni a un’azienda dedicano il loro tempo alla progettazione e realizzazione di un’idea: “Dovevamo raccogliere cervelli, non soldi. Nei primi tempi 100 scienziati e ricercatori avevano scelto di lavorare in questa modalità ad Hyperloop, in cambio di stock option. Ora sono diventati 800 da 42 paesi del mondo”.
Menti eccellenti unite insieme dal comune interesse di trasformare radicalmente il modo in cui ci spostiamo e abitiamo il nostro pianeta. “L’impatto ambientale di Hyperloop sarà bassissimo: il treno super veloce sarà silenzioso e alimentato da fonti rinnovabili, quali solare, eolico, magnetico e geotermale. Ma soprattutto, questo sistema di trasporto finirà per produrre più energia di quella che consuma, circa il 30 per cento in più”, fa notare Gresta, ricordando che queste infrastrutture nuove potrebbero sorgere in quel corridoio di 20 metri che affiancano autostrade e ferrovie.
E ora che la capsula sta arrivando in Italia, Bibop non smette di guardare oltre: “Queste prime sei tratte saranno solo l’inizio di un network italiano, primo pezzo di una rete europea, in grado di collegare i porti della Penisola con il resto del continente”.