Nel 1868, durante i lavori della strada Terni-Rieti, presso l’antico Porto del lago di Piediluco fu trovato un recipiente pieno di oggetti in bronzo, si tratta del cosiddetto “ripostiglio di Piediluco“. Una scoperta che ha portato gli studiosi ad ipotizzare una produzione metallurgica locale. In quest’area, infatti, insisteva tutta una serie di abitati perilacustri che a partire dal 2011 sono stati oggetto di sistematiche indagini territoriali condotte dall’Università di Roma La Sapienza. A dirigere queste campagne di scavo è l’archeologo Carlo Viriliche è tornato a Terni per il secondo incontro culturale della stagione di attività del Gruppo Archeologico D.L.F. intitolato “Il potere del metallo. La protostoria del bacino Piediluco e la sua eredità culturale“.
“Carlo Virili ci ha privilegiato – ha evidenziato Maria Cristina Locci responsabile Gruppo Archeologico – esponendo con la sua profonda dialettica, passione e preparazione, unite ad un ampio aggiornamento scientifico, l’evoluzione in merito alle ricerche archeologiche, le campagne di scavo e le ricognizioni che hanno interessato sia la provincia di Terni, il lago di Piediluco, che il territorio della Sabina, attualmente corrispondente a quella piana di Rieti che, come area, costituisce il più grande bacino idrografico italiano e per densità di siti, il più importante bacino archeologico di insediamenti perilacustri preistorici dell’Italia centrale. Con quest’incontro di largo respiro, confermiamo ancora una volta come l’archeologia, studiando ed interpretando le antiche civiltà, possa ricostruire la storia e come l’eredità del patrimonio culturale sia fondamentale come dono del passato verso il futuro”.
In effetti, secondo quanto emerso dagli scavi nell’area del lago di Piediluco, sembra che queste civiltà perilacustri così evolute all’improvviso siano entrate in crisi, forse a causa delle condizioni climatiche sfavorevoli e dell’innalzamento del livello di riva. Ciò avrebbe comportato l’abbandono di quel sistema di insediamenti e la nascita, probabilmente, di un insediamento protourbano a Terni.
“Dirigo un progetto di ricerca per conto dell’Università di Roma La Sapienza, ha spiegato Carlo Virili, nell’area del bacino di Piediluco, versante laziale, Colli sul Velino. Abbiamo uno scavo archeologico di orizzonte protostorico dell’età del bronzo, cioè dell’età dei metalli. C’è stata una serie di ritrovamenti intorno all’area di Piediluco relativi a manufatti in bronzo, una quantità insospettabile perché sono molto rari da trovare negli abitati. Tutto questo potere del metallo nel senso di potere di ricchezza, indica un passato in cui in questi insediamenti tribali perilacustri emergevano delle élite, delle aristocrazie capaci di gestire la materia prima di cui il luogo era sprovvisto. Questi abitati che si stagliano lungo le rive del bacino del lago di Piediluco hanno una storia millenaria: iniziano intorno al 2000 a.C. e improvvisamente, per cause che dobbiamo ancora chiarire, forse ambientali, forse climatiche, verso il 900, l’850 a. C. questo grande sistema insediativo finisce. Guarda caso contemporaneamente al crepuscolo di questa civiltà, per certi versi inizia lo sviluppo della necropoli dell’acciaieria e del sito protourbano di Terni. L’idea è quella di connettere il crepuscolo di un sistema millenario, al di sopra della Cascata, con un qualcosa che forse eredita esperienze artistiche e saperi tecnologici al di sotto della Cascata, nella conca Velina. Per certi versi l’eredità lacustre, nella fattispecie metallurgica, a mio avviso sarà poi, appunto, ereditata dal sito protourbano di Terni e dalla necropoli dell’acciaieria. Quindi cosa stiamo indagando? Gli avi che hanno realizzato l’alba di un grande sviluppo socio-economico e politico che è la città di Terni. Qui c’erano delle condizioni per cui il Nera ha funzionato come una grande valle fluviale, quindi sviluppo di viabilità e strategicita’ della viabilità tra Roma, il Tevere, il Tirreno e l’Adriatico. Insomma, ha concluso Virili, per andare dall’altra parte si passava qua e questo è diventato il fulcro di traffici e commerci, ma anche catalizzatore di idee.”