“La paura o la delusione, qualche volta possono avere buoni motivi, ma, sempre, ingannano la vista. La paura rende ciechi.I discepoli di Emmaus avevano tanta paura e tanta delusione nel cuore tanto da non riconoscere più quel Gesù che per anni aveva camminato con loro e che ancora quella sera camminava al loro fianco.Quel Gesù con cui tante volte avevano cenato e che quella sera era a tavola con loro.È per colpa della paura e della delusione che oggi crediamo che la sicurezza di una città dipenda da mura alte e possenti. Per capire da cosa viene la sicurezza e la forza di una città non possiamo affidarci alla paura ed alla delusione, dobbiamo provare a capire cosa c’è al cuore di una città.”
Il tema dell’immigrazione al centro della riflessione esposta da Rita Pileri, vice presidente dell’Azione Cattolica di Terni. Una riflessione che rappresenta una critica per chi vorrebbe alzare muri e torri, per chi ha paura della diversità.
“Disse Caino al Signore, troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono?Ma il Signore disse:chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta 7 volte.Il Signore impose a Caino un segno perché non lo colpisse chiunque lo avesse incontrato.Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoc.Poi divenne costruttore di una città che chiamò Enoc, dal nome del figlio. Fin dal libro della Genesi che abbiamo appena letto – ha detto la Pileri – con il racconto dedicato a Caino, le Scritture Sante insegnano che la città è impastata anche di male e di delitto ma insegnano anche che male e delitto non sono l’ultima parola sulla città perché non sono neppure la prima parola sulla città.La città nasce ad opera di un uomo, Caino, macchiatosi della colpa più grave, l’uccisione del fratello.Dio, prima lo condanna ma poi gli concede una grazia, sospende la pena, ne vieta l’esecuzione, gli concede tempo, gli fa dono di una nuova vita e di vita nuova. E’ solo allora che Caino comincia a costruire la città, la prima nel racconto biblico.Questa grazia si rinnoverà e si espanderà dando vita a lingue , culture, mestieri, saperi, poteri, tutti benedetti da Dio. Al cuore della città, dunque, di ogni città, non vi è la maledizione, ma la benedizione; non vi è il male ed il delitto, ma l’amore e la misericordia. Dio consente e dona la città perché gli uomini e le donne camminino nella libertà verso la vita; perché la varietà fiorisca e con essa si possa sperimentare il piacere, e non solo il bisogno, della relazione; perché agli uomini ed alle donne sia donato altro tempo per poter ricominciare. Dio ci perdona, infatti, anche donandoci altro tempo. Le differenze e le varietà che Dio sostiene, vivifica e protegge, sono un segno della sua infinita grandezza.E già il fatto che in lui, la verità sta nella relazione, tutto questo, da ciascuno di noi, può essere sperimentato e vissuto
nella città e come città.
Nell’Apocalisse leggiamo – scandisce Rita Pileri – e vidi un cielo nuovo e una terra nuova, il cielo e la terra di prima, infatti, erano scomparsi e il mare non c’era più e vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova scendere dal cielo.Ogni città è parabola del regno.Dobbiamo però ricordarci che ogni tanto qualcuno grida: venite, costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo e facciamoci un nome per non disperderci su tutta la terra.E’ il programma di Babele.E’ orgoglio, prepotenza di un potere su tutti gli altri.Negazione della varietà e delle differenze.Mura e torri alte fino al cielo, ostacolo a ogni scambio con l’altro.La Bibbia ci ammonisce:il programma di Babele non è impossibile e conduce alla distruzione.Il programma di Babele fa precipitare la città nel dolore e nel delitto, nella paura e nella povertà.Ma noi sappiamo che quel Gesù, che non è rimasto nel deserto, ma ha additato e percorso le città, che ha camminato per le nostre strade, il cui amore ha vinto la morte, ancora oggi, in ogni città mette i suoi passi accanto ai passi di chi cammina, le sue mani nelle mani di chi lavora, Gesù è eucarestia non conquista le città ma le rialza e le rinnova.”
In precedenza, durante l’omelia celebrata nella chiesa di San Francesco, il vescovo Mons. Giuseppe Piemontese aveva fatto un brevissimo cenno, alla difficile situazione politica che stiamo vivendo. “. Un cammino tra gli uomini in compagnia di Gesù – ha detto Mons. Piemontese – che continua oggi a stare con noi, prendendo su di sé le sofferenze, le gioie e le speranze di tutti gli uomini. Quelle degli uomini e delle donne della nostra Diocesi, delle nostre città, della nostra Nazione, in questo momento di crisi, di incertezza, di timori; in una città in dissesto finanziario, nel mezzo della competizione elettorale, in una Nazione divisa, che sembra aver perso gli antichi riferimenti ideali condivisi, necessari per affrontare le lotte per la giustizia, il benessere della pacifica convivenza e noi come chiesa e come cristiani dobbiamo farci carico delle sofferenze, delle gioie, delle speranze degli uomini.Dacci oggi – ha concluso Mons. Piemontese – in questo tempo difficile, il pane della concordia e del dialogo per abbattere i muri di inimicizia e per superare lo spirito di divisione che sembra diffondersi nel nostro Paese; dacci oggi il pane della responsabilità per pacificare gli animi e per dare dei segnali concreti di speranza attraverso un linguaggio sobrio e consapevole; dacci oggi questo pane che doni forza e spinga tutti i credenti a pregare, e tutti gli italiani a lavorare, insieme, per la custodia e la salvezza del nostro grande e bellissimo Paese”.
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تم النشر بواسطة Terni in Rete في الخميس، ٣١ مايو ٢٠١٨