“M’hanno rimasto solo”, smoccola Peppe (Vittorio Gassmann),la “mente” dell’ “Audace colpo dei soliti ignoti”, contro i propri compari. E così è successo a Lallo, Leonardo Latini, in occasione del summit di maggioranza tenuto per trovare la quadra alla mezza crisi di Giunta del Comune di Terni. Il sindaco era l’unico della Lega a parteciparvi, spalleggiato (si fa per dire) dal referente del partito per Terni Nico Nunzi che già quando ha varcato il portone di Palazzo Spada era stressato per la difficoltà di trovare un parcheggio.
Eppure erano in parecchi a quella riunione: e gli altri (Fratelli d’Italia, e Forza Italia) sono intervenuti in forze schierando tra i referenti, ternani ed umbri, anche due parlamentari (Franco Zaffini e Raffaele Nevi). Segno evidente che una faccenda che a regola di bazzica avrebbe dovuto essere semplice, quasi automatica, è diventata invece un “caso” su cui si scaricano tensioni, divisioni interne, rivendicazioni più o meno giustificate, ambizioni più o meno legittime che serpeggiano tra le anime del centrodestra umbro.
Eppure anche la Lega conta propri parlamentari, qualcuno manco a farlo apposta eletto proprio nel ternano, un certo Lucidi e la “miracolata” Alessandrini. Ma loro non si sono visti.
Il potere logora – sembra – non solo chi non ce l’ha, come diceva quello, ma anche chi ce l’ha, e di che tinta. In una regione in cui il centro destra vanta numeri record, le difficoltà della giunta che governa la città più leghista dell’Umbria diventano l’occasione di fare i conti interni e non, al contrario, la possibilità di mettere in mostra efficienza e buon governo.
Eppure sembrava tanto semplice: un assessore leghista si dimette per questioni personali? Si nomina un altro leghista e buonanotte al secchio. Altro discorso, casomai, sarebbe stato se le dimissioni dell’assessore Bordoni nascessero da motivazioni politiche. Ma si spergiura che non sia così. Solo che liberandosi una poltrona sono tante, troppe le terga che ambiscono poggiarvisi.
Da una parte c’è il malumore dei Fratelli d’Italia i quali chiedono un peso più consono negli organismi esecutivi, forti delle percentuali attribuite loro dai sondaggi e dalle intenzioni di voto, come se un sondaggio acquisisse lo stesso valore di una consultazione elettorale. Il malumore di Fratelli d’Italia viene però da lontano: basta ricordare la “frustata” che nel febbraio scorso Franco Zaffini, coordinatore umbro dei F.lli, riservò alla giunta Tesei spronandola senza mezzi termini a una maggiore concretezza ed efficienza di governo.
La maggioranza al Comune di Terni sarebbe chiara: sono della Lega il sindaco e undici consiglieri; quattro sono i consiglieri dei Fratelli d’Italia, almeno per ora perché al summit sarebbe stato riferito che presto saranno sei (e quindi che ci saranno altre trasmigrazioni sui banchi di Palazzo Spada); due i consiglieri di Forza Italia. Poi ci sono gli ammennicoli: il gruppo misto (due consiglieri), i civici (un consigliere), Uniti per Terni (3 consiglieri) che sono nella maggioranza “ad intermittenza”, almeno così dichiarano.I cosiddetti “cespugli”, in sostanza, tra i quali pescare se necessario. Come se non bastassero le tre forze organiche del centro destra coi loro diciotto consensi su 31 (sindaco compreso) ad assicurare tranquillità e continuità di governo cittadino.
Ma se si è stati finora tutti compatti al momento di alzare la mano, è anche accaduto che sotto traccia nascevano ambizioni, mire, elementi di scontento che escono allo scoperto in occasione di una faccenda, tutto sommato, nemmeno così significativa.
I Fratelli d’Italia chiedono maggiore spazio e potere in seno all’esecutivo ma a loro volta devono fare i conti con due orientamenti interni: una parte che vorrebbe stivaloni più pesanti per l’assessora Proietti ( “zaffiniani”, diciamo così, gli stessi che sono stati sacrificati con la giubilazione, a suo tempo, di Marco Cecconi) ed un’altra che punta su un ingresso in giunta del capogruppo Cecconelli e il ruolo di vicesindaco per l’assessore Maselli (i desiani).
E la Lega? Ha le sue belle gatte da pelare. Perché se in un frangente così delicato il sindaco è lasciato da solo a far fronte a tutti gli altri un motivo ci sarà ed insieme c’è pure un segnale che può essere raccolto dal destinatario anche come una sfida. Così sembra averla sul momento considerata il sindaco Latini che ha rilanciato: un leghista in Giunta al posto di Bordoni e Benedetta Salvati, la “superassessora”, vicesindaco. Si fa presto a dire un leghista in giunta: qualche leghista? Un appartenente al nuovo corso di Nico Nunzi, o uno dell’altra cordata, quella della “prima ora”? Ed è pensabile che sindaco e vice siano dello stesso partito?
Il sindaco Latini ha detto che farà conoscere le sue decisioni in settimana: potrebbe essere tra 24 ore o tra sette giorni, ma alla fine qualcosa dovrà pur fare: è lui che ne ha il dovere (e il diritto) istituzionale e che sta mettendoci la faccia.
Perché tra hic e hoc la faccenda post-Bordoni si trascina da un mese. Quattro settimane durante le quale l’attività amministrativa non può non averne risentito. Andrebbe già bene per Terni e i suoi cittadini se una volta chiuso l’accordo si andasse via lisci. Ma qualcuno che rimarrà scontento ci sarà di sicuro. E chi garantisce che – come al Giro d’Italia – gli sgomitamenti per trovarsi nelle prime posizioni del gruppo all’inizio della salita non creino sbandamenti, rallentamenti e qualche caduta? La salita, nel caso in specie, sono le nuove elezioni che sembrano ancora lontane, ma i giorni corrono veloci. E alla poltrona – volere o volare – certi si affezionano e sono pronti a difenderla con le unghie e coi denti da chi vorrebbe soffiargliela.