Bastone e carota. Il sindaco di Terni Leonardo Latini si è preso qualche giorno di tempo per rispondere all’iniziativa di 51 personaggi ternani che hanno sottoscritto un documento di severe critica ai “conservatori” che c’erano prima e ai “naufraghi stremati” che governano oggi la città.
Il sindaco ha difeso con puntiglio quanto fatto fino ad oggi dalla sua giunta in mezzo a un mare di difficoltà ereditate, non ha lesinato frecciate avvelenate a quegli innovatori che fino all’altro giorno facevano parte di quelli di prima, ha respinto al mittente quelle che egli stesso ha definito “denigrazioni” ma si è detto disponibile al dialogo.
Ha ribadito un concetto semplice: lui e la coalizione che l’ha appoggiato due anni fa ha vinto le elezioni , dunque, anche “gli innovatori” se vorranno governare la città, è tempo che si sottopongano al giudizio degli elettori.
DI LEONARDO LATINI
L’intenzione e la volontà di offrire un contributo all’ideazione e alla realizzazione di un’idea di città, specie in una fase come quella che stiamo vivendo, sono senz’altro da valutare positivamente. Altrettanto doveroso, da parte di chi amministra, è l’essere disponibile al dialogo, a maggior ragione poi quando chi chiede apertura e confronto appare animato da passione civile e da disponibilità nel mettersi in gioco per la propria comunità.
Un gruppo di cittadini ha diffuso di recente un documento carico di concetti, d’idee e di progetti, la maggior parte dei quali, peraltro, ricorrono da anni in vari programmi elettorali. Questo stesso documento definisce come “innovatori” i suoi sottoscrittori. Nomi quasi tutti noti ai ternani, per il loro impegno nelle rispettive professioni.
GLI INNOVATORI
https://terninrete.it/notizie-di-terni-terni-ecco-gli-innovatori-e-si-candidano-a-guidare-la-citta/
Si tratta dunque di idee da ascoltare e da ponderare, perché auspico sempre di avere indicazioni “innovative”, utili per misurare attraverso il confronto la nostra azione di governo.
D’altra parte chiunque abbia oggi volontà e dimostrate capacità di mettersi in gioco a Terni, città nella quale da troppo tempo era consolidato il metodo della conservazione del potere, non può che essere il benvenuto nel confronto, a cominciare da chi non ha ancora avuto la possibilità di esprimersi o di misurarsi nell’agone politico, con l’auspicio di uscire dal bieco e abusato (da taluni) schema della contrapposizione amico-nemico, specchio di un confronto ideologico che la storia c’insegna essere in buona parte superato.
Quanto al progetto di città sul quale lavoriamo come amministrazione e che deve essere posto al centro del confronto, per comprenderlo credo sia sufficiente leggere qualche pagina del Documento Unico di Programmazione dove abbiamo indicato le direttrici del possibile sviluppo, più volte illustrate e discusse in
maniera approfondita nelle sedi istituzionali e sui media. Si tratta, naturalmente, di un programma in progress: d’altra parte è la normativa stessa che ci chiede di aggiornare annualmente il Dup, ma è anche la realtà dei fatti a obbligarci ad un comportamento in tal senso.
Possiamo, anzi dobbiamo, auspicabilmente integrarlo in futuro con nuove idee che anche altri potranno sottoporci, nella speranza però che non siano le stesse già espresse dalla parte politica alla quale alcuni amici “innovatori” appartengono o hanno fatto riferimento; non tanto perché queste siano idee da rigettare a priori, quanto piuttosto perché la storia amministrativa ed economica di Terni ha dimostrato che quelle idee sono fallite e hanno portato la città al default.
Dunque su una cosa siamo d’accordo, serviranno sempre idee nuove, fuori dai vecchi schemi e frutto di elaborazioni aggiornate della realtà attuale.
Proprio sulla base di questo intendimento mi sono candidato a guidare Terni e da quasi due anni ho fatto di tutto per restituire alla mia città la speranza che aveva ormai perduto a causa degli errori della precedente classe dirigente, che adesso sento definire “conservatrice” proprio da alcuni di coloro che, in qualche modo, ne hanno fatto parte o che l’hanno sostenuta fino a ieri. Da parte nostra e con tutti i nostri limiti, ma con grande entusiasmo, serietà e caparbietà, con il determinante sostegno e il positivo contributo d’idee della nostra maggioranza consiliare, grazie al confronto costante con una parte consistente del mondo dell’associazionismo, delle categorie, delle parti sociali e delle altre istituzioni cittadine, ritengo di poter dire che in pochi mesi abbiamo conseguito risultati che neanche avremmo potuto immaginare quando ricevemmo le consegne dal preoccupatissimo Commissario del Governo.
Tutto ciò grazie ad una squadra composta da amministratori di grande esperienza e da persone che si affacciavano per la prima volta all’amministrazione pubblica.
Terni era una città fiaccata, demoralizzata, smarrita, paralizzata, non solo per le finanze distrutte dal dissesto, ma nella stessa organizzazione della struttura comunale, letteralmente disintegrata e con una dirigenza provata da anni di inchieste giudiziarie, di rincorse a vuoto senza una meta chiara ed obiettivi da perseguire seriamente.
Alcuni, non rendendosi conto che dal dissesto non si esce se non dopo anni di forte impegno e di sacrifici, affermano che non dovremmo parlare dei problemi del passato. Costoro non riflettono sul fatto che il passato è drammaticamente presente, ogni giorno, con i pesantissimi debiti che noi tutti, come ternani, dovremo
onorare per decenni, con le tasse locali al massimo che non possono per legge essere abbassate e con il tormento quotidiano di dover cercare soluzioni complesse e procedimenti tortuosi che ci consentano di andare avanti nel fornire i servizi ai cittadini, tenendoci occupati soprattutto sul contingente, lasciandoci così ben poco tempo per progettare il futuro.
Certo, talvolta potremmo non aver fatto scelte di generale gradimento ma, ve lo assicuro, abbiamo sempre lavorato con passione civile, onestà e con tutta la professionalità della quale siamo stati capaci. Soprattutto, aggiungo, abbiamo fatto le nostre scelte, come uomini e donne svincolati, molto più che in passato, da logiche di parte e di spartizione del potere.
Per scendere nel concreto, anche in riferimento ad alcuni dei punti accennati nel documento proposto dagli “innovatori”, rispondo che ci stiamo muovendo sulla base di un progetto chiaro e riassumibile nello slogan che ci avete più volte sentito ripetere riferito a una Terni verde, intelligente e dinamica. In sostanza ci stiamo impegnando per costruire una città più libera, più consapevole delle proprie possibilità e quindi della propria identità, più vicina a tutti i membri della propria comunità in difficoltà, più sicura, più innovativa, più bella, più attrattiva, più connessa con il proprio territorio, più disponibile ad alleanze strategiche e a cogliere le opportunità di alleanze, collaborazioni e finanziamenti esterni.
Per mettere altra carne al fuoco del dibattito, ci piace ricordare che abbiamo lavorato per riprendere un articolato e proficuo rapporto con le multinazionali presenti sul nostro territorio sulla base di un nuovo approccio che coniughi sviluppo economico e tutela dell’ambiente.
Abbiamo sbloccato, superando enormi difficoltà tecniche, ma con risultati tangibili, i procedimenti relativi alle più importanti opere pubbliche della città: dal nuovo PalaTerni, al parco di Cardeto, dal Teatro Verdi, alla fontana di piazza Tacito, dalla bretella di San Carlo al ponte Gabelletta-Maratta. Opere che, insieme a molte altre, aiuteranno la città con i loro cantieri nella fase più delicata della ripartenza dopo la crisi della pandemia, ma che dovranno essere il volano per uno sviluppo futuro che abbiamo già iniziato a progettare.
Abbiamo deciso di puntare sull’innovazione, perché questa è sempre stata una caratteristica della nostra città.
Perciò saremo all’avanguardia nell’utilizzo del trasporto a idrogeno e nell’implementazione della mobilità sostenibile. Per questo abbiamo pensato alla realizzazione di un hub turistico che colleghi la città, la Cascata e la Valnerina, attraverso lo Staino, auspicando che il nostro territorio consolidi la sua posizione di leadership nel settore degli sport outdoor, puntando sulle sue specificità, sul suo paesaggio, sulla sua identità, sulla sua vocazione di polo di commerci e sulla vivacità del suo centro storico, un patrimonio enorme quest’ultimo, frutto di tanto lavoro e di sacrifici, che dovremo necessariamente recuperare nella fasi successive all’emergenza che stiamo vivendo.
Abbiamo compiuto uno sforzo molto probante nel lungo percorso di risanamento tecnico dei nostri bilanci, che adesso si dovranno confrontare con l’ulteriore crisi indotta dalla pandemia, subendo allo stesso tempo il peso e i vincoli del dissesto, e nel rilancio delle nostre società partecipate.
Intendiamo implementare i livelli d’istruzione e di alta formazione, legandoli sempre di più alle naturali vocazioni dei nostri territori, attraverso una nuova idea di polo universitario, della quale stiamo, finalmente e concretamente, ponendo le basi con la Regione dell’Umbria e l’Università di Perugia.
Compiamo ogni giorno scelte amministrative sulla base di una strategia d’area vasta, che guarda non solo alla conca ternana, ma alle aree strategiche per lo sviluppo economico futuro della nostra città.
Stiamo costruendo un nuovo modello di solidarietà cittadina con i nostri servizi sociali, più equo, più inclusivo, più mirato a fornire gli strumenti per far rialzare chi è in difficoltà.
Stiamo riorganizzando e rimotivando la macchina organizzativa dell’Ente, strumento indispensabile alla nostra amministrazione per fornire servizi ai cittadini e per progettare il futuro di Terni.
Abbiamo puntato sul recupero della bellezza, sul rispristino del decoro e sull’implementazione delle aree verdi della città, anche con progetti speciali, non come interventi fini a sé stessi, ma perché crediamo che una città più bella, decorosa e con più alberi e giardini, migliori la qualità della vita dei cittadini e la sua stessa attrattività.
Pur tra le mille difficoltà incontrate (e ereditate) e tra le centomila che ci stanno arrivando addosso, come amministrazione e come comunità, siamo dunque certi di compiere il nostro dovere e di essere in piedi a governare la nave con il massimo dell’impegno, senza aver mai avuto neanche per un attimo la tentazione di
abbandonarla a sé stessa.
È per questo che sentirsi definire “naufraghi stremati” anche da alcuni di coloro che hanno contribuito a portare Terni al naufragio, morale e materiale, mi amareggia un po’, perché esordire in un confronto con la denigrazione non dispone di certo nel modo migliore al dialogo, che tuttavia ci deve essere proprio perché crediamo fortemente nella democrazia.
Quella stessa democrazia che con le sue regole, definisce i criteri secondo i quali un gruppo è chiamato al governo della città. I programmi, una volta elaborati, discussi e confrontati devono essere infatti sottoposti al giudizio dei cittadini-elettori, per verificare così se riescano ad ottenere un consenso sufficiente.
Noi l’abbiamo fatto e lo continuiamo a fare, seguendo – appunto – tutte le regole democratiche. I ternani ci hanno dato fiducia e continuano a darcela. Terni è stata chiamata al voto dopo le elezioni comunali del 2018 per ben tre volte, per le europee, le regionali e le suppletive per il Senato ed i cittadini hanno dimostrato,sempre, fiducia a coloro che, con umiltà, si sono rimboccati le maniche assumendosi responsabilità pesantissime pur di rispettare gli impegni presi, “con decoro e onore” come recita la Costituzione repubblicana.
Anche per questo, cari amici “innovatori”, considerando che alcuni di voi condividono i valori cristiani, credo sia opportuno aver sempre presente la virtù della prudenza nel giudicare l’impegno altrui.
Solo se si parte da un rispetto reciproco, si possono iniziare una discussione e un confronto su basi solide, senza mai dimenticare che un conto è immaginare progetti e soluzioni, un altro è metterli in pratica. Per questo, per confrontarsi, occorre tener presenti non solo i modelli, ma anche le difficoltà dei percorsi amministrativi; non solo teorizzare, ma valutare cosa significhi il rapporto costante con le istanze dei cittadini, con le insidie delle procedure burocratiche.
Certo, tanta strada è ancora da percorrere, ma sono fiducioso che nei tre anni che mancano al termine della consiliatura i ternani vedranno concludersi molti dei progetti avviati.
Si può fare meglio? Si può fare altro? Forse.
E proprio per questo mi rivolgo agli “innovatori” e a tutti i cittadini di buona volontà affinché facciano un passo avanti per sostenere lo sforzo di chi è stato chiamato democraticamente a guidare Palazzo Spada e che finora ha dedicato tutto sé stesso per riportare la città sopra la linea di galleggiamento.
Il sindaco e tutta la nostra amministrazione, direi tutto il nostro Ente, che è il Comune, che è un bene comune della città, hanno bisogno non solo della vicinanza della regione Umbria che finalmente oggi ci è davvero a fianco, ma anche e soprattutto di sentire al proprio fianco la città, magari in maniera critica, ma costruttiva.
In un clima di rispetto reciproco e di collaborazione, sono convinto che ce la faremo, non solo a superare la nuova grande crisi indotta dalle conseguenze dell’epidemia, ma anche a realizzare gradualmente il progetto di cui siamo portatori, non in nome nostro ma di Terni.