Su una delle questioni che tanto sta dividendo il Paese, ovvero la gestione del fenomeno della immigrazione e su questa ultima vicenda della nave “Diciotti” che ha portato a una indagine della procura di Agrigento sul ministro dell’interno, Matteo Salvini, interviene con proprie riflessioni il capogruppo di Forza Italia a Palazzo Spada, Raffaello Federighi.
Forza Italia, lo ricordiamo, è all’opposizione rispetto al governo di Roma ma, a Terni, è parte integrante della maggioranza di centro destra che governa il Comune.
Prima di affrontare l’argomento, invero molto complesso, credo sia opportuno chiarire alcuni punti fondamentali.
Giudico molto severamente l’attuale governo, caratterizzato da un’alleanza innaturale tra la Lega e il M5S, poiché ritengo che il vincitore delle ultime elezioni politiche sia stata la compagine di centro destra (Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia), avendo raggiunto il 47% dei consensi e ad essa sarebbe stato doveroso affidare l’incarico di formare il Governo, ricercando i voti mancanti in Parlamento. Così non è andata, per l’evidente ostilità del Presidente Mattarella e di alcuni conosciuti ambienti: da questa pregiudiziale eccepibile, per evitare nuove elezioni, si è giunti al governo in carica.
Lega e M5S non hanno nulla in comune, salvo l’assoluta necessità di governare, comunque e in qualsiasi modo, per non disperdere il patrimonio di consensi ottenuto, causato dal fallimento delle politiche poste in essere dal PD e da una carenza propositiva di Forza Italia, entrambi, per differenti ragioni, chiaramente in difficoltà nel capire gli umori e i problemi della maggioranza dei cittadini. Primi fra tutti il contrasto all’immigrazione clandestina e la diffusa esigenza di sicurezza e legalità, che sono cosa ben diverse dal teatrino della politica, dall’enunciare concetti fumosi o dall’ottusa amministrazione della norma giuridica.
Chiariti questi concetti, arriviamo al fatto del giorno, ovvero l’avviso di garanzia al Ministro dell’Interno Matteo Salvini, indagato dalla Procura di Agrigento per sequestro di persona, abuso di ufficio e arresto illegale. L’iniziativa è grottesca, priva di qualsiasi fondamento giuridico,
chiaramente strumentale (riprende le tesi insensate sostenute dal pessimo scrittore Saviano, dalla sinistra incapace di capire perché ha perso consenso, unitamente ad un certo mondo cattolico radical chic, molto lontano dalla realtà del Paese e dalla quotidianità dei cittadini normali). Ovviamente, mi sembra doveroso esprimere convinta solidarietà al ministro Salvini, auspicando una corretta archiviazione da parte del Tribunale dei Ministri, oltre al domandare, con molta serietà, come mai nessun esponente dei precedenti governi di sinistra sia mai stato indagato per un’evidentissima istigazione all’immigrazione clandestina; qui e ora, però, occorre ragionare ad ampio spettro sulla vicenda.
Sullo sfondo vi è l’irrisolta questione della lotta di potere, perché di questo si tratta, inutile negarlo, tra politica e Magistratura. Quest’ultima ha tratto evidente vantaggio dai fatti di tangentopoli, quando la sinistra pensò di usarla a proprio vantaggio per contrastare le altre forze politiche. Rinunciando all’immunità e mantenendo l’autonomia della Magistratura, la sciocca classe politica di quegli anni scardinò il sistema di pesi e contrappesi, pensato dai nostri saggi costituenti per garantire la leale collaborazione tra i poteri dello Stato e impedire la supremazia di uno di essi sugli altri. Com’è andata è sotto gli occhi di tutti: la Magistratura pretende il controllo sul potere legislativo ed esecutivo, rifiutando ogni interferenza sulle proprie attività. Ciò ovviamente ha prodotto una mostruosità, ovvero un potere senza responsabilità, una prevaricazione sbilanciata sull’assetto istituzionale dello Stato, soprattutto il fatto che una sua componente essenziale opera in regime di arbitraria autoreferenzialità, contrastando o meno, a
seconda della propria convenienza, gli obiettivi di governo, di qualsiasi colore politico esso sia.
Chiaramente, tale situazione non va e sarebbe nell’interesse delle forze politiche, le sole legittimate dal consenso elettorale, faro primario della nostra Costituzione, agire in convinta collaborazione per ripristinare una normalità perduta da un quarto di secolo ed impedire che il nostro paese sprofondi nell’ingovernabilità, esito che è sotto gli occhi di qualsiasi non miope.
L’immigrazione clandestina nonché il suo necessario ed urgente contrasto costituisce una priorità per qualsiasi governo; per l’Italia è un’emergenza ormai oltre il livello di guardia. Un paese non è tale se non ha la sovranità sul proprio territorio, ovvero se non è in grado di determinare preventivamente chi ha diritto a varcare i suoi confini e permanervi più o meno stabilmente. L’immigrazione clandestina ha sovvertito l’assetto sociale italiano, provocando illegalità diffusa, costi insostenibili, intollerabili privilegi e arricchimento ingiustificato delle strutture che gestiscono gli immigrati irregolari. Appare evidente che l’Europa ha mostrato indifferenza ed inadeguatezza al problema italiano, forse anche perché i precedenti governi di sinistra si sono venduti a poco prezzo il consenso ad aprire indiscriminatamente i porti ad una marea di disperati, sfruttati da organizzazioni criminali e guidati dalle teorie globaliste di Soros & c. Sia come sia, la situazione è divenuta gravissima e la popolazione ormai insofferente ad una non gestione, ammantata da ridicole teorie ideologiche, essenzialmente catto comuniste.
L’immigrazione clandestina va contrastata, con rigore e concretezza, nel rispetto della legalità, mediante accordi bilaterali con i paesi di partenza, le tecnologie attuali consentono il monitoraggio capillare, quindi si può intervenire con efficacia all’origine. Se si soccorre, le persone vanno poi riaffidate alle autorità del paese di origine, chiarendo che nessun clandestino sarà ammesso in territorio italiano e che la valutazione di rifugiato sarà attuata per singolo caso e non imposta dalla situazione di fatto. Appare evidente che su questa impostazione tutte le strutture dello stato devono collaborare lealmente e non entrare in competizione, variamente motivata. Se i trattati internazionali o la normativa interna provocano difficoltà, si modificheranno, con fermezza, urgenza e intelligenza, perché questo è il ruolo della politica.
La storia ci insegna, che quando i Governi non sono più in sintonia con le esigenze della nazione, i popoli insorgono, si affidano all’uomo della provvidenza, ai pifferai, ai pericolosi venditori di fumo e molto spesso i rimedi proposti sono peggiori del problema iniziale. Occorre quindi un’assunzione di responsabilità da parte della politica nel suo complesso, riprendendo il ruolo guida che le spetta, ma esercitandolo a favore dei cittadini e non contro di essi. Non è pensabile governare per annunci o incentivare il consenso millantando risultati inesistenti. Si governa con la competenza ed il buonsenso, attraverso l’attività normativa. Se una situazione non va bene, si modifica la norma che la regolamenta, adeguandola alle esigenze sopravvenute. Una politica a favore della gente deve guardare non alle prossime elezioni, bensì alla prossima generazione. Se si è capaci di farlo, lo si faccia, altrimenti si dichiari con onestà i propri limiti, passando la mano a soggetti più idonei. La cosa peggiore è lamentarsi, non fare nulla concretamente e prendere in giro il popolo, perché la pazienza di esso non è infinita ed è stata per lungo tempo abusata.