L’Università per Stranieri di Perugia ha deciso che nel primo semestre del prossimo anno accademico potranno frequentare le lezioni in presenza solo le matricole dei corsi triennali e dei corsi magistrali mentre studenti e studentesse iscritti agli anni successivi dovranno continuare a seguire le lezioni a distanza. La decisione viene aspramente contestata dai rappresentanti degli studenti che evidenziano come questa “non sia stata discussa in organi quali Senato Accademico, Consiglio di Amministrazione e Consiglio di Dipartimento dove, il 20 luglio il Direttore si è limitato a comunicare le scelte dell’Ateneo profilando lo svolgimento di un’assemblea nel mese di settembre (decisamente troppo tardi) dedicata ai problemi sollevati dagli studenti e dalle studentesse nonché da alcuni docenti.
L’assenza di una discussione negli organi, luoghi deputati al confronto, spiegano i rappresentanti degli studenti, ha costretto il Collegio dei Rappresentanti a chiedere due incontri alla governance di Ateneo: in ambedue le occasioni gli interlocutori, fra i quali la Rettrice e il Direttore Generale, non hanno dimostrato alcuna apertura nei confronti delle nostre proposte e delle nostre, crediamo legittime, richieste. Nel terzo incontro, avvenuto il 27 agosto, i Delegati rettorali e il Direttore Generale si sono dimostrati disponibili a venire incontro ad alcune delle nostre richieste, indicando la possibilità di svolgere in presenza il 50% degli insegnamenti del secondo e terzo anno dei corsi di studio. Inoltre, il Direttore Generale ha prospettato la possibilità di stanziare circa 30 mila euro da destinare a traffico dati e tablet per gli studenti.
Dispiace dover invece sottolineare che il Direttore del Dipartimento si è mostrato completamente sordo alle nostre istanze, abbandonando bruscamente la riunione e rompendo così ogni possibilità di dialogo”.
I rappresentanti degli studenti dell’Università per Stranieri di Perugia puntualizzano varie criticità.
“Riteniamo che sia ingiusto e discriminatorio consentire solo alle matricole la possibilità di frequentare in presenza. Se è vero, da una parte, che le matricole necessitano più degli altri di “vivere” l’Ateneo, è altrettanto vero, dall’altra, che senza la componente studentesca degli anni successivi, che ha sempre contribuito all’orientamento e all’integrazione dei nuovi arrivati, le matricole abiteranno uno spazio vuoto, senza guida e senza voce; le nostre proposte sono prudenti e responsabili ma, al contrario di quelle dell’Ateneo, inclusive.
Sul fronte della tassazione l’Ateneo si è limitato a recepire le direttive ministeriali che introducono la no-tax area, senza cercare soluzioni che tenessero conto delle caratteristiche della popolazione studentesca, come è accaduto in altre Università.
La critica principale riguarda l’assenza di dialogo con le rappresentanze nei luoghi deputati, ossia negli organi di Ateneo: le modalità del rientro a settembre non sono mai state poste all’ordine del giorno.
Nei due incontri con la governance non abbiamo avuto risposte chiare nemmeno dopo aver posto le seguenti domande: come si svolgeranno stage e tirocini? Come saranno organizzate e gestite le 150 ore? Come saranno organizzati i servizi agli studenti (mensa, biblioteca, laboratori) e i bandi per le attività culturali?”
Non solo critiche, ma anche proposte.
“Le nostre proposte, spiegano i rappresentanti degli studenti, riguardano gli aspetti organizzativi, il diritto allo studio e se non sarà possibile frequentare le lezioni in presenza, un investimento che non ci escluda completamente dalle attività dell’Ateneo.
Gli orari delle lezioni: si dovrebbero prevedere lezioni anche durante il sabato e un’apertura del campus dalle 8 alle 20, per moltiplicare le opportunità di frequenza.
La tassazione: vogliamo che venga rimodulata, tenendo in considerazione che chi sarà costretto a frequentare a distanza non potrà usufruire di quei servizi dell’Ateneo che incidono sulla tassazione.
I costi della didattica a distanza: chiediamo che l’Ateneo si faccia carico, almeno in parte, delle spese che graveranno solo su di noi. Chiediamo tariffe agevolate per la connessione dati, tablet in comodato gratuito o agevolazioni simili per permettere agli studenti che seguiranno i corsi da casa di dotarsi dei dispositivi necessari; i fondi ministeriali, fin qui investiti solo per dotare di strumenti informatici le aule, non sono usati pensando al destinatario.
Redditoe pandemia: riteniamo fondamentale permettere di presentare il 730 corrente a tutti quegli studenti che nel corso del 2020 abbiano registrato una significativa riduzione del loro reddito, in seguito all’emergenza sanitaria e alla crisi economica che ne è scaturita.
Fuori corso: al momento non è prevista per loro nessuna forma di agevolazione. Chi non si troverà nelle condizioni di poter pagare le tasse universitarie non potrà sostenere esami e rischierà quindi di prolungare la sua condizione o, peggio, rinuncerà agli studi.
Non siamo noi a dover trovare soluzioni, ma proprio perché dallo studio dipende il nostro futuro, vogliamo partecipare alle scelte, vogliamo imparare, vogliamo che l’Università sia un luogo di confronto e democrazia.
Chiediamo, quindi, che sia immediatamente convocato un tavolo di lavoro che coinvolga tutte le rappresentanze dell’Ateneo, per affrontare le questioni da noi sollevate e per arrivare a soluzioni chiare e definitive. Da parte nostra non mancheranno, come d’abitudine, apertura e disponibilità al confronto.
Qualora l’Ateneo non dovesse mettere in atto soluzioni concrete, concludono i rappresentanti degli studenti dell’Università per Stranieri di Perugia, continueremo a protestare civilmente come fatto fino ad ora attraverso i nostri canali di comunicazione e soprattutto, ci iscriveremo ai secondi e terzi anni di corso solamente quando avremo avuto risposte concrete e soddisfacenti, invitando le nostre colleghe e i nostri colleghi a fare lo stesso”.