Dalla Chiesa e dal Chiostro di San Pietro a Terni a Villalago a Piediluco, passando per la chiesa di San Michele a Schifanoia di Narni. Torna anche nel ternano la più grande festa di piazza dedicata al patrimonio culturale italiano, la 29a edizione delle Giornate Fai di Primavera, evento nazionale di partecipazione attiva e di raccolta pubblica di fondi che si svolgerà sabato 15 e domenica 16 maggio.
Le Giornate FAI di Primavera sono il primo grande evento nazionale dedicato ad arte e cultura organizzato dopo l’ultimo periodo di lockdown per coinvolgere gli italiani – dopo i mesi difficili vissuti – nell’entusiasmante scoperta delle bellezze che ci circondano, molti dei quali poco conosciuti o accessibili in via eccezionale, visitabili in totale sicurezza e nel rispetto delle normative vigenti. I posti disponibili sono limitati; prenotazione obbligatoria sul sito www.giornatefai.it fino a esaurimento posti disponibili ed entro la mezzanotte del giorno precedente la visita, è richiesto un contributo minimo di 3 €.
“Questa edizione è un piccolo “miracolo” che ci rende orgogliosi – spiegano i promotori – e anche un prezioso regalo che la nostra Fondazione offre agli italiani. Siamo infatti convinti che partecipare alla manifestazione potrà contribuire a ridare ai cittadini speranza e fiducia nel futuro.”
Terni – Chiesa ed ex convento degli Agostiniani di San Pietro
La chiesa fu costruita agli inizi del Trecento come evoluzione del primo insediamento dell’Ordine Agostiniano all’interno della città. Essa fu ulteriormente ampliata nel corso del Quattrocento, tanto da essere riconsacrata nel 1460, arricchita di decorazioni pittoriche e scultoree realizzate con il concorso della nobile famiglia Manassei, il cui palazzo è adiacente all’annesso convento. La chiesa fu danneggiata dal terremoto del 1703 e pertanto venne profondamente trasformata. Un tentativo di ripristino dell’originario aspetto gotico è stato effettuato nel corso del Novecento a seguito di interventi di restauro, iniziati già nel 1940 e poi ripresi a causa dei gravi danni provocati dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Nell’occasione venne recuperata una parte considerevole dell’originaria decorazione pittorica medievale realizzata fra la fine del Trecento e l’inizio del Quattrocento da importanti artisti attivi nell’Umbria meridionale, quali il “Maestro della Dormitio Virginis di Terni” e il “Maestro di Narni del 1409”, individuati da Federico Zeri. L’edificio fa parte di un ampio complesso architettonico di pregio, un vero e proprio scrigno d’arte nascosto, edificato nel corso dei secoli dagli Agostiniani nel cuore del centro storico di Terni, incentrato su un vasto e armonioso chiostro rinnovato nel Cinquecento. Nel 1866 il convento venne indemaniato dal Comune e destinato dapprima a caserma e quindi a polo scolastico. Da oltre 20 anni la maggior parte della struttura, già ospitante la Scuola Media, è stata dismessa e una porzione di essa addirittura alienata all’ATER Umbria. Oltre all’illustrazione delle interessanti vicende edilizie ed artistiche della chiesa, l’apertura straordinaria dell’annesso chiostro da parte del FAI intende restituire ai visitatori una visione unitaria di questo monumentale complesso storico, artistico e architettonico, la cui identità è stata spezzata (anche funzionalmente) a seguito dell’indemaniazione ottocentesca. L’iniziativa vuole richiamare l’attenzione dei cittadini di Terni sulla necessità di un pronto e qualificato intervento di recupero architettonicamente unitario di tale prezioso gioiello che ne possa consentire una nuova fruizione pubblica, contemperando le esigenze educative, religiose, sociali e culturali della comunità.
Narni – Chiesa di San Michele a Schifanoia
Questa complessa struttura, ipoteticamente nata come un monastero appartenuto ai Benedettini Silvestrini, nota anche come Abbazia di San Michele Arcangelo, sorge nei pressi della via Flaminia, in località Schifanoia, a circa 8 chilometri da Narni, a 261 m s.l.m. Essa è composta da due chiese cronologicamente distinte, collegate da un breve corridoio a formare un angolo ottuso. Il complesso si trova in un’area collinare di grande suggestione, al margine di un’area boschiva, con la costruzione più antica sita nella parte più alta. Il nucleo primitivo è costituito dalla presunta aula abbaziale, databile all’XI secolo, sorta nel luogo ove, secondo una tradizione locale, il Santo apparve a dei pastori e donò loro due ferri taumaturgici, a lungo conservati nell’Abbazia. Il culto di san Michele, tipico dei Longobardi, porta a ritenere che la chiesa antica fosse stata innalzata su di un preesistente insediamento del VII-VIII secolo. La chiesa più recente, di forma trapezoidale irregolare, è stata aggiunta per esigenze pratiche, dovute all’accrescimento del numero dei pellegrini nel momento in cui il sito diviene un santuario taumaturgico legato alla transumanza. Quest’ultima ha una facciata a capanna con un portale a tutto sesto, sovrastato da un’edicola e da una finestra tonda, forse originariamente un rosone, munita recentemente di un piccolo campanile a vela. Essa conserva affreschi di notevole interesse. Sulla parete destra, in fondo, si apre la facciata dell’antica chiesa abbaziale, il cui portale è formato da un arco a sesto fortemente ribassato, poggiante su stipiti delimitati da due mensole di marmo molto sporgenti decorate a fasce trisolcate, tipiche della scultura longobarda. Il bene è aperto soltanto in occasione delle cerimonie religiose. L’apertura prevede la visita degli ambienti interni e la descrizione degli affreschi. La chiesa più recente contiene dipinti che vanno dal XIV al XV secolo; sulla parete di destra è una rappresentazione dell’Imago pietatis (Gesù in passione), tipico motivo quattrocentesco. Quelli del corridoio di collegamento tra i 2 edifici rappresentano Maria ed il Bambino, l’Arcangelo Michele e San Giovanni Battista, patroni di Schifanoia. Un graffito sulla parete sinistra, datato 7 maggio 1499, permette di assegnare gli affreschi ad un’epoca anteriore. L’iconostasi della cappella più antica è affrescata con immagini di San Michele Arcangelo, attribuite al Maestro di Narni del 1409 o alla sua cerchia. Il catino absidale è ornato di affreschi databili nel XV secolo. Una suggestiva ipotesi, tuttavia non sufficientemente suffragata, pretenderebbe di identificare nel gruppo di laici raffigurati sulla parte destra del catino absidale precisi personaggi storici: Papa Giovanni XIII, già vescovo di Narni, l’Imperatore Ottone I, sua moglie Adelaide, la giovane principessa bizantina Teofano ed il suo promesso sposo, Ottone II. Si potrebbe quindi trattare di una rappresentazione del presunto passaggio del corteo imperiale di Ottone II di ritorno in Germania, dopo le nozze celebrate a Roma dal Papa Giovanni XIII.
Terni – Villalago a Piediluco, da villa Franchetti
Su un poggio che si affaccia sul contesto ambientale del lago di Piediluco sorge la villa ex Franchetti, ora Villalago, nobile testimonianza di un multiforme utilizzo del territorio. La costruzione, voluta dal barone Eugenio Franchetti, viene realizzata alla fine degli anni ottanta dell’Ottocento su disegno dell’architetto fiorentino Giuseppe Boccini. Oltre alla villa, circondata da un parco di 35 ettari, la proprietà comprende un edificio che ospitava le scuderie, la casa del custode, un teatro all’aperto e varie pertinenze. La villa, destinata ad abitazione padronale nei mesi estivi, svolgeva anche la funzione di sede di rappresentanza e centro sistema dell’utilizzo economico del territorio di una tenuta estesa per oltre 800 ettari nel contesto del lago e dell’abitato di Piediluco. I Franchetti erano una antica famiglia ebraica di proprietari terrieri, imprenditori, mercanti e banchieri, assunti tra Otto e Novecento a rilevanti livelli economici con investimenti estesi in tutta l’Italia centro settentrionale. La villa, impostata dall’architetto Boccini secondo forme neo rinascimentali, sembra sfidare il tempo in una sua dimensione di classicità che si colloca oltre il mutare degli stili e delle mode, sottolineata dal suo coniugarsi con l’ambiente circostante mediante una successione raffinata di visuali privilegiate. Gli spazi interni, oggi arredati in misura minimale, hanno subito una spoliazione dovuta prima ai depredamenti del periodo bellico e poi allo svuotamento seguito alla vendita dell’immobile, ma sono ancora coniugati da un passo monumentale che accompagna la successione dei volumi dei piani terra e primo, raccordati da un imponente e scenografico scalone principale.
Del suo parco vuole riaccendere l’interesse sulle vicende del complesso, acquisito nel 1964 da parte della Provincia di Terni che attua un generale restauro della villa, del parco e degli annessi, condotto dall’architetto Errico Ascione, nell’ottica di offrire al grande pubblico un polo di interesse ricreativo e culturale. Il parco viene curato e attrezzato con fantasiose strutture per l’accoglienza, con parco giochi, oasi faunistiche, spazi per il campeggio, servizi e soprattutto viene dotato di un teatro all’aperto impostato secondo la visione assiale della villa, che ospiterà nel tempo numerosi eventi musicali di grande interesse. Dopo i danni del terremoto del 2009 e la lunga crisi dell’Ente Provincia, nel 2016 la gestione del complesso di Villalago è stata affidata in concessione ad una società privata che dovrebbe assicurare la ripresa delle funzioni ricreative e culturali. La visita sarà arricchita dagli incontri con un esperto botanico e con uno storico dell’architettura.