Ospitiamo oggi il primo di una serie di articoli di Andrea Agnetti, antropologo culturale ed etnologo, sulla testimonianza della presenza materiale e culturale del Drago a Terni
Di Andrea Agnetti
In seguito alle conferenze tenutesi durante “Le Giornate del Drago” e relativamente alla presenza di ben sei relatori, tutti molto qualificati, è emerso che la più antica testimonianza materiale e culturale del Drago a Terni possa risalire al IX e VIII secolo a.C. Essendo più precisi possiamo affermare che la dinamica culturale e filosofica del Drago approdi a Terni grazie al popolo degli Umbri e nello specifico alla tribù dei Naharki, ma andiamo per gradi. Nel 1884 per la costruzione delle acciaierie venne alla luce una grande necropoli [1] la quale restituì moltissimi reperti straordinari che nella componente più antica sono risalenti al XII-X secolo a.C. [2].
I reperti che riguardano la testimonianza culturale del Drago sono le così dette “fibule a drago” che vengono ritrovate in tutto il contesto archeologico e culturale villanoviano. Anche a Terni è documentata la presenza di “fibule a drago” [3] così chiamate per la loro spiccata somiglianza al mitico e leggendario animale. Le fibule in questione sarebbero l’approdo di un continuum culturale che parte dalle fibule ad arco serpeggiante, continua nelle fibule a serpentina e approda per l’appunto nelle fibule a drago dove il serpente diventa a tutti gli effetti alato [4]. Le “fibule a drago” si ritrovano non solo in Umbria, Terni, Colfiorito, Spoleto, ma anche in Toscana sia nella fase umbra pre-etrusca sia nella fase etrusca classica dove i reperti si trasformano acquisendo le note lavorazioni di oreficeria orientale. La “fibula a drago” la ritroviamo nelle Marche e anche nel contesto umbro di Verrucchio, Rimini, Sarsina e nell’attuale regione dell’Emilia-Romagna.
Andando ad analizzare un importante pubblicazione dell’archeologa slovena Snezana Tecco Hvala specializzata proprio sulle fibule a serpentina, ad arco serpeggiante e fibule a drago, possiamo affermare che questo reperto si trovi prima di giungere in Italia nelle zone dell’attuale Slovenia, con forte centro in Lubiana [5], città che ha nel suo simbolo proprio il Drago come Terni. Il reperto in questione è ben presente anche in tutto il contesto della cultura indoeuropea e proto-celtica di Hallstatt, siamo sempre orientativamente intorno al 900/800 a.C. Emergono anche in questo caso numerosi aspetti culturali che affermano l’avvenuta migrazione degli Umbri dal centro Europa e come gli Umbri stessi abbiano mantenuto il contatto con il settore sloveno/medio danubiano/nord alpino almeno fino al 800/750/ forse addirittura anche fino al 700 a.C., anni in cui, contemporaneamente in Toscana si affermarono i Tursenoi/Rasenna provenienti da oriente, più precisamente dal comprensorio geografico della Lidia/penisola Anatolica egea. Gli orientali una volta approdati in Italia indebolirono il mondo umbro, diventando egemoni in gran parte della Toscana, del Lazio e dell’Emilia-Romagna. Gli Etruschi tagliarono per gran parte o totalmente i contatti degli Umbri con il centro Europa. Possiamo qui velocemente e sinteticamente riportare le conclusioni che sono state esposte in modo più dettagliato durante la conferenza del 14 giugno 2024 presso il polo museale del Caos.
La testimonianza più antica della presenza materiale e culturale del Drago a Terni, alle conoscenze attuali, è da intendersi quella relativa alle “fibule a drago” degli antichi Umbri, nello specifico della tribù dei Naharki, tra l’altro fondatori della città stessa, fibule che possono essere datate intorno al IX-VIII secolo a.C. Questi reperti insieme ad una miriade di altri ritrovamenti protostorici rinvenuti nel sito ternano evidenziano in modo inequivocabile e molto chiaro, anche con una letteratura scientifica internazionale sempre più ampia, l’appartenenza degli Umbri al mondo indoeuropeo e nello specifico all’orizzonte paleo celtico [6]. I seguenti fattori materiali e culturali approdarono in Italia e nella valle ternana proprio grazie a questo processo di massicce migrazioni indoeuropee d’oltralpe che investirono la penisola tra il XII secolo e il X secolo a.C. [7] che di fatto mutarono per sempre lo scenario etno sociale e culturale italiano.
NOTE
[1] Cfr. Luigi Lanzi, Ricordo di Terni, Tipografia Possenti, Terni, 1886, pag. 6.
[2] Cfr. Hermann Muller-Karpe, Beiträge zur Chronologie der Urnenfelderzeit nördlich und südlich der Alpen, Romisch-Germanische Forschungen, Berlin, 1959. Possibile estendere la ricerca in Andrea Agnetti, La Valle degli Umbri Naharki, Morphema, Terni, 2019.
[3] Cfr. Valentina Leonelli, La Necropoli della prima età del ferro delle acciaierie di Terni, all’Insegna del Giglio, Firenze 2003, pag. 39 – Descrizione del ritrovamento fibule a drago.
[4] Cfr. Andrea Agnetti, La Valle degli Umbri Naharki, Morphema, Terni, 2019, pag. 234-240
[5] Cfr. Snezana. Tecco Hvala, Serpentine fibulae from Slovenia, Archeoloski vestinik, 2014, pp.123-186; Si veda anche S. Tecco Hvala, Molnik pri Ljubjiani v starejsj zelezni / the dobi / The Ironon age site ot Molning near Ljubjiana, Opera istituti archeologici Sloveniae, 36, 2017.
[6] Cfr. Frederick. Kortlandt, Italo-Celtic Origins and Prehistoric Development of the Irish Language, Leiden Studies in Indo-European Vol. 14, Rodopi, 2007.
[7] Cfr. M. Gimbutas, Bronze Age Cultures in Central and Eastern Europe, Mouton, 1965,