Le cose che non ho detto.
Ci sono sempre cose che non vorresti mai scrivere, esperienze che non vorresti mai vivere, però poi capitano e allora forse l’unico modo di comunicare è scrivere, come mi aveva insegnato un caro professore. Non so da dove cominciare, ma so che odio questo momento, per scrivere di te non basterebbe una vita. Ero diciottenne quando per la prima volta ho fatto la valigia e sono partita per l’Italia. Sono partita per seguire un sogno che avevo, che a quei tempi mi sembrava impossibile, ma grazie a te è diventato possibile. Ho preso un aereo da Skopje a Roma.
La prima volta che scendo a Roma, vedo un aeroporto gigante, fuori ci aspettava un signore tutto sorridente, che ci ha dato il benvenuto, era Alberto. Salgo nella macchina di questo signore e ci porta a Terni, alla chiesa di Santa Maria Regina, dove ci aspettava Don Sandro. Un uomo grande, che era sempre capace di riportare l’allegria quando i momenti erano tristi o anche vuoti. Un uomo colto, gentile, che dava sempre una mano alle persone bisognose, spesso bastava un suo sorriso, una battuta, la vicinanza espressa in ogni situazione, ci dava forza e coraggio in ogni momento. Voleva bene a tutti di un amore che lo ha reso unico. Don Sandro occupava un ufficio dentro la chiesa che dava la porta sul corridoio: vedere una porta aperta significava che Don Sandro era lì, pronto ad aiutare in qualsiasi maniera, e non potete immaginare che felicità, vedere che lui stava lì seduto, che potevo parlare per ore intere.
Ricordo che ci criticava, diceva sempre “Dovete amare di più il vostro paese, ritornate lì dopo aver finito gli studi, e fate qualcosa per il vostro paese”.
Siamo 55 studenti, che Don Sandro ha portato in Italia per studiare, quasi tutti laureati grazie a lui, e il coraggio che ci dava, di andare avanti. Grazie a lui abbiamo conosciuto l’Italia. Subito dopo la guerra in Kosovo del 1999, Don Sandro ha fatto nascere un progetto, prima ospitando famiglie di rifugiati, poi portando aiuti umanitari in Kosovo. Tutto questo lo faceva con tanta volontà, senza mai fare distinzione di religione oppure di etnia. Don Sandro non era solo questo, era molto di più! Aveva un carattere ricco, un cuore grande, dal 2003 ha iniziato a portare bambini e tante persone che avevano bisogno di cura in Italia, stringendo un gemellaggio con la città di Terni e quella di Ferizaj, così ha creato forti legami di amicizia. Oggi il Kosovo piange la scomparsa di Don Sandro.
Ma io ti aspetterò al freddo e al vento, anche alla pioggia e alla neve. Ti aspetterò come mi aspettavi in quel piccolo ufficio ogni volta che correvo da te, come una bambina piccola a raccontarti le mie giornate. Oppure quando rimanevo in aeroporto, fino alla mattina, la tua porta era sempre aperta. Mi guardavi in silenzio, con quel sorriso che solo tu mi potevi donare. Non avrò più la fortuna di vederti di nuovo; ma io avrò il piacere di abbracciarti domani, dopodomani, sempre nei miei pensieri.
Certo che sono sconvolta, questo viaggio rapido non mi piace, l’ultima volta che ci siamo salutati mi avevi detto: “stai tranquilla che ci vediamo presto”. Don Sandro, è la prima volta che mi deludi. Non ho più avuto modo di vederti, di sentirti, di sentire il tuo battito del cuore, l’affetto, l’abbraccio che diceva molto di più di tante parole. Ti chiedo per favore di non arrabbiarti con me, cerca di comprendermi, il senso di privazione è forte. Non avere mai potuto dirti abbastanza grazie mi fa stare male.
Piango sì, un nemico così invisibile ti ha portato via da noi, piango per non aver potuto far niente per te. Non ti ho mai ringraziato abbastanza, scusami.