Con una lunga lettera in cui ne spiega i motivi, l’avvocato Marco Ravasio lascia il partito della Lega. Lettera indirizzata, fra gli altri, a Matteo Salvini.
L’avvocato Ravasio, come si sa, assiste legalmente il Centro Coordinamento Ternana Club, molto attivo nella vicenda stadio-clinica per la ha anche raccolto 18 mila firme. E’ (o meglio era) consigliere della Lega al comune di Montefranco. “Disattesi sistematicamente tutti gli impegni assunti” , afferma Ravasio in un passaggio della lettera di dimissioni. La Lega è accusata di aver assunto metodi “da vecchio PCI” e di aver governato con logiche “non dissimili” da quelle della sinistra. Per non parlare dei progetti “andati in fumo” di Stefano Bandecchi.
LA LETTERA DELL’AVVOCATO MARCO RAVASIO
Spett.le Lega Per Salvini Premier, On.le Matteo Salvini,
in qualità di Socio Militante con tessera n. 2022/….. (Socio Sostenitore dal 2019), nonché componente del Direttivo della Sezione Alto Ternano e Consigliere in carica nel gruppo di opposizione al Comune di Montefranco (TR), con la presente il sottoscritto comunica le dimissioni dal partito Lega Per Salvini Premier, così come il proprio coniuge Linda Maria Teresa Aliotta, tessera n. 2022/….. (già candidata Sindaco alle elezioni 2019 al Comune di Arrone (TR) in lista Lega), per le motivazioni che seguono.
In Umbria, in particolare a Terni e provincia, la Lega ha disatteso sistematicamente gli impegni assunti verso gli elettori nelle tornate elettorali che si sono susseguite (2018 Comune di Terni, 2019 vari comuni umbri e regione Umbria), nonché le legittime aspettative di simpatizzanti, sostenitori e militanti che, come il sottoscritto e la propria famiglia, hanno profuso il massimo impegno per la crescita del partito. Nonostante la Lega abbia sempre dichiarato di voler rafforzare ed agevolare le risorse umane e le autonomie locali, nella realtà dei fatti non appare improprio constatare una centralizzazione del potere paragonabile a quella del vecchio PCI, con metodi, scelte e decisioni dei dirigenti umbri sistematicamente improntati a personalismi, imposizioni, allontanamenti ed esclusioni degli iscritti ritenuti “non allineati”. Mai si è riusciti in questi anni ad intravedere forme di democrazia interna e condivisioni allargate delle scelte. I dirigenti che a vario titolo si sono succeduti, salvo sporadiche eccezioni, hanno di fatto posto ai margini la base del partito, non ne hanno ascoltato la voce in termini di proposte e di modalità di risoluzione delle problematiche dei territori e non hanno mai creato una solida struttura organizzativa formata da persone che, a giudizio dello scrivente, spiccassero per capacità e competenze professionali / lavorative. Ciò è avvenuto nonostante il “capitale umano” di qualità cui avvalersi fosse numeroso e disponibile ad adoperarsi nell’interesse esclusivo del partito. Anche il sottoscritto, Avvocato da oltre venti anni e Consigliere all’Ordine degli Avvocati di Terni, entusiasta del larghissimo consenso elettorale, era convinto che si potesse avviare una nuova e virtuosa stagione di cambiamento politico/amministrativo, dopo decenni di amministrazioni di sinistra che avevano ridotto Terni e l’Umbria nelle pessime condizioni che tutti conoscono. Al contrario, i dirigenti umbri si disinteressavano, come detto, di creare una forte e stabile organizzazione di base che avrebbe consolidato il partito non solo nella fase di successo, ma soprattutto nei momenti più difficili e di flessione del consenso che si sarebbero potuti presentare.
In tale contesto, salvo perseguire le loro personali linee politico / decisionali (solo eccezionalmente, e comunque per mera forma, condivise), taluni dirigenti si premuravano soltanto di ripetere fino alla nausea il mantra: “la Lega si serve e non ci si serve”. Mentre tale dovere morale veniva regolarmente osservato e adempiuto dalla gran parte di simpatizzanti, sostenitori e militanti (i quali con sacrificio e dedizione, svolgevano tutte le attività loro richieste, come gazebi, affissioni, campagne elettorali, proselitismo, tesseramenti, riunioni, etc.), non è sembrato, a giudizio di chi scrive, che tale principio venisse reso oggetto di particolare e granitica osservanza proprio da parte di coloro che lo ripetevano, così cavalcando il grande consenso del partito ma senza strutturarlo come necessitava. Nel contempo, le legittime manifestazioni di dissenso che via via si levavano verso alcune dinamiche, vedevano come pena l’isolamento, l’allontanamento fino all’espulsione o alla messa in condizione di uscire dal partito, come avvenuto in molti casi in Umbria e a Terni. E’ noto l’elevato numero di sostenitori e militanti, anche titolari di cariche pubbliche, che lasciavano amareggiati la Lega, ne venivano allontanati o come detto espulsi, e tutti offrivano identiche motivazioni alle quali anche lo scrivente oggi si accoda. Ciò a riprova che non è mai stata perseguita la via del confronto e del dialogo protesi alla coesione, verso chiunque, resosi conto della discutibile gestione generale e specifica di precisi contesti, manifestasse dubbi o dissensi. Al contrario, ne è stata sempre agevolata l’uscita dal partito al ripetersi del mantra già detto al quale veniva aggiunto che la porta per andarsene dalla Lega era sempre aperta.
Stupisce che un partito che a Terni e in Umbria, dopo essere stato premiato con entusiasmo dagli elettori che in esso hanno riposto le speranze di cambiamento e discontinuità rispetto alle logiche di decenni di amministrazioni di sinistra, si sia comportato da subito con modalità apparse non dissimili dal “modus procedendo” di queste ultime, oltretutto ponendo in essere non condivisibili sinergie ed “idem sentire” con ambiti, situazioni e soggetti non lontani dagli avversari. Detti aspetti, non appena giunti alla notorietà e sommati ai metodi gestionali accennati, non potevano essere “perdonati” dai sostenitori e soprattutto dagli elettori, come inevitabilmente avvenuto.
Un altro capitolo discutibile ha riguardato le nomine da compiersi nell’ambito di società partecipate, regionali e comunali, essendo parso che in alcuni casi possano essere intervenuti accordi preventivi con gli avversari, che avrebbero condotto all’ascesa o alla conferma di persone legate alla sinistra. In altri casi, invece, si è assistito a forti contrasti interni tra le varie anime del partito che hanno portato a “bruciare” alcuni validi candidati della Lega, così risolvendosi a vantaggio di altri partiti della coalizione di centro destra, in particolare di Fratelli d’Italia, che così poteva rafforzare la propria posizione in danno della stessa Lega. Tale complessiva gestione è invero parsa completamente contraria agli interessi del partito ed a quelli dei territori e delle comunità. In tale quadro può spiegarsi l’emorragia di simpatizzanti, sostenitori e militanti con logica conseguenza del progressivo crollo del consenso che si è concretizzato in una vera e propria débâcle nell’ultima tornata elettorale dello scorso settembre, con risultati che – non a caso – in Umbria e a Terni sono risultati ancor peggiori della media nazionale. Anche di fronte a una simile disfatta, nessuno dei dirigenti ha osato accennare a un doveroso “mea culpa”, al contrario procedendo nella consueta ricerca dei colpevoli al di fuori della cabina di comando. Detto comportamento sembra confermato – stando a quanto riportato dagli organi di informazione – in occasione degli “stati generali” del partito tenutisi a Deruta a fine settembre, ove si sarebbe giunti ad un imbarazzante “lancio degli stracci”, ancora una volta con minacce di espulsioni, ammonimenti e comportamenti poco commendevoli a giudizio dello scrivente.
Altro capitolo riguarda l’assenza di sostegno in Regione da parte della Lega (salvo sporadiche dichiarazioni di facciata) di importanti progetti di sviluppo per Terni e Provincia, in particolare in ambito sanitario ove – stante la drammaticità della situazione in termini di inadeguatezza delle strutture ed organizzativa, tradotta in una oggettiva difficoltà di cure in alcuni comparti sanitari pubblici da parte dei cittadini – si continua ancora oggi a procrastinare e rendere fumosi i progetti dei nuovi ospedali di Terni e quello di Narni / Amelia, fondamentali per le rispettive comunità. Analogo comportamento è stato tenuto nei confronti dei rilevanti progetti presentati dalla Soc. Ternana Calcio del patron Stefano Bandecchi: quello del c.d. nuovo stadio Libero Liberati associato sulla base della c.d. Legge Stadi a una grande clinica sanitaria privata (n.b.: Terni è priva di cliniche private, mentre a Perugia e provincia ne esistono ben cinque), e l’altro riguardante il nuovo centro sportivo di Villa Palma, per un totale di investimenti dichiarati dal privato committente in circa 100 milioni di euro. Ambedue i progetti sono andati in qualche modo in fumo, non senza responsabilità politico / amministrativa del partito: il primo, quello più rilevante, per diniego del comparto sanitario regionale a guida dell’Assessore Luca Coletto, risultato l’unico ad esprimere parere negativo su un novero di circa 25 enti coinvolti nella conferenza dei servizi decisoria conclusa ad inizio novembre. Progetti fondamentali per lo sviluppo di una città in un momento storico terribile da un punto di vista economico, sociale e sanitario, che non venivano adeguatamente sostenuti dal partito che contemporaneamente governa sia Terni che la Regione Umbria, così mortificando le legittime aspettative della città, dell’intera provincia e dell’Umbria del sud.
Tutte le problematiche evidenziate, rendono ancora una volta scontato l’esito del risultato della Lega in occasione della tornata elettorale del 2023 per il rinnovo alla guida del Comune di Terni, ed anche in tal caso nulla sembra muoversi sul fronte dirigenziale quanto meno per contenere quella che si profila come un’ulteriore débâcle.
Per quanto espresso e per quanto altro è superfluo in questa sede aggiungere, non è più tollerato né tollerabile dal sottoscritto proseguire il percorso politico intrapreso con la Lega circa cinque anni or sono, con ciò rassegnando le dimissioni dal partito, quindi da socio militante e da componente del Direttivo della Sezione Alto Ternano. Contestualmente, il sottoscritto non rappresenterà più la Lega in seno al Consiglio Comunale di Montefranco (TR), ove l’attività proseguirà in seno al gruppo di opposizione. Le stesse motivazioni inducono la sig.ra Linda Maria Teresa Aliotta a rassegnare analoghe dimissioni, sottoscrivendo a tal fine la presente.