Fin dai tempi immediatamente precedenti il primo loockdown ( febbraio 2020) a Terni alcuni pre-adolescenti, compresi tra gli 11 ed i 15 anni, hanno iniziato a partecipare ai corsi dell’Istituto Ruhi, un’agenzia educativa internazionale, nata in Columbia negli anni ’90, che promuove programmi coll’intento di valorizzare le potenzialità di ogni individuo, ma in particolar modo quelle delle nuove generazioni, per coltivare fin dalla tenera età il desiderio di contribuire al bene comune; tali programmi si ispirano agli scritti della Fede Bahá’í, nata a metà del XIX secolo, ma non ne illustrano la dottrina, al contrario si prestano all’esame di chiunque lo desideri per favorire la costruzione di comunità, più unite, armoniose e vibranti di fronte alle sfide contemporanee.
Nel febbraio del 2020 i primi ad aderire ai corsi sono stati dei giovanissimi seguiti da una cara amica, la dottoressa Rossana Pilloni, che, conosciute le finalità del progetto , ha favorito l’incontro con i suoi allievi ( la dottoressa li sosteneva nello svolgimento dei compiti a titolo volontario) e con le loro famiglie, che hanno accolto con entusiasmo la proposta. I corsi sono stati sostenuti anche dal Padre Pavel Gajewskj, della Chiesa Metodista, il quale non ha esitato a metter a disposizione a titolo completamente gratuito un’ ampia e confortevole sala per gli incontri previsti. Poco dopo si è avuto il lockdown totale ed i ragazzi nella difficoltà del momento e non disponendo di devices sufficienti non hanno più frequentato. I corsi non sono però terminati, perché nell’autunno del 2020 ho avuto modo di conoscere le attività del CGS di Terni, cioè i Cinecircoli Giovanili Socioculturali, un’associazione di ispirazione cattolica, che promuove con l’arte cinematografica la socializzazione, la loro valorizzazione, ma anche un preziosissimo aiuto scolastico ai giovanissimi; ho così avuto occasione di parlare anche con Susanna Vianello e con Marco Marongiu, due degli animatori del Cgs di Terni del programma dell’ Istituto Ruhi, che è stato anche da loro molto apprezzato. E’ così ripartito un altro gruppo giovanissimi pieno di entusiasmo e desideroso di accrescere l’amicizia, nonostante la nuova impossibilità di incontrarsi in presenza.
I ragazzi sono stati attratti dall’idea di allargare e di rafforzare un gruppo di amici già esistente, perché è un’esigenza tipica di quest’età ( tra gli 11 ed i 15 anni) quella di “creare un gruppo di coetanei”, che possa esplorare la realtà, farsi domande su di essa e trovare le proprie risposte, in modo tale però, che ognuno “si senta se stesso” in questo percorso così cruciale alla loro età, cioè “si percepisca” completamente accettato dal gruppo, anche se le sue idee o le sue abitudini o il suo modo di vestire non coincidono con quelle degli altri membri del gruppo, in questi tempi sempre più composto da giovani di etnia o classe sociale o cultura o religione differenti, affascinanti tuttavia, nello stesso tempo, di scoprire di essere tutti “foglie di uno stesso albero, frutti di uno stesso ramo, onde di un solo mare …illuminati dallo stesso sole”.
Il programma, dal canto suo, prevede lo studio di una serie di libri adatti a quest’età, che permette ai giovanissimi di affinare la capacità del linguaggio da un lato ed il pensiero scientifico d’altro, con testi progressivamente più complessi in relazione all’età e che hanno come protagonisti gruppi di pre-adolescenti, che vivono nei più diversi contesti, il continente africano, come quello asiatico o quello europeo e che affrontano situazioni assai diversificate tra loro, come la difficoltà di mantenersi agli studi o l’essere studenti in un paese straniero o addirittura convivere con le violenze di conflitti bellici ed essere chiamati a scelte di grande responsabilità , che ormai sono riconoscibili in molti paesi del mondo.
Si rivela preziosa per il gruppo la presenza della figura di un animatore, più spesso un ragazzo alla fine delle superiori o universitario, che cerca di ascoltarli, li aiuta a consultarsi tra loro favorendo qualità come la valorizzazione delle differenze, il coraggio, la sincerità, l’onestà o facendo emergere il desiderio del gruppo nell’apprendere uno sport, nel crescere in un’attività artistica ed incoraggiandone e facilitandone la realizzazione; essere loro vicino nell’organizzare momenti comuni come passeggiate o la visone di opere teatrali o film, fare pic-nic all’aperto, invitare ed accogliere nuovi amici.
I ragazzi progressivamente desiderano passare sempre più tempo insieme condividendo sempre più pensieri ed azioni insieme: in questo clima il gruppo trova naturale impegnarsi in direzione del bene comune come migliorare il clima del gruppo di amici del vicinato, con cui escono insieme o della classe scolastica che frequentano o della squadra sportiva di cui fanno parte, ma anche desiderano prendersi cura di gruppi di bambini più piccoli per riportare anche tra loro la stessa atmosfera che vivono col gruppo di coetanei.
Proprio questo è accaduto a Terni col gruppo di giovanissimi che si è creato e si è rafforzato addirittura in tempi di lockdown, quando non ci si poteva riunire all’aria aperta in più persone; i ragazzi più spesso in 6 , ma talvolta anche in 9, a seconda delle situazioni si riunivano, con il sottoscritto come animatore tramite una videoconnessione, per due ore circa, di solito la domenica pomeriggio.
Questo gruppo in seguito al clima di amicizia che si è sempre più sviluppato di esplorazione della realtà che si è venuto manifestando spontaneamente, ha anche deciso di voler aiutare i propri amici più in difficoltà durante la pandemia, consapevoli che qualche momento di sconforto poteva capitare a tutti, facendo sentire la propria vicinanza, chiamandoli al telefono, interessandosi sinceramente a quello “che sentivano” e sforzandosi di incoraggiare i più colpiti dall’isolamento a non rattristarsi, a rispettare le regole, perché questa, secondo loro, sarebbe stata la via più veloce per attenuare le ristrettezze dall’emergenza sanitaria.
In estate, finalmente, ci si è potuti rivedere in presenza ed allora abbiamo “sfruttato” gli incontri all’aperto tanto nel piazzale del Caos, uno spazio cittadino, abbellito da un parco, proprio di fronte al teatro comunale “Secci”, quanto alla “Passeggiata”, nei parchi abbiamo potuto continuare lo studio dei libri.
Successivamente nei mesi seguenti sono nati altri gruppi di studio, frequentati da giovani compresi tra i 17 ed i 30 anni) e da adulti rispettivamente uno e due, desiderosi di esplorare come frasi “il miglioramento del mondo può ottenersi mediante azioni pure e sante ed una condotta lodevole e decorosa” o “ non vi contentate di mostrare amicizia solamente a parole. Fate che il vostro cuore arda di amorevole gentilezza per tutti coloro che incontrate sul vostro cammino” o sulla preghiera “la preghiera è una conversazione con Dio…essa genera spiritualità, consapevolezza e sentimenti celestiali…e suscita i sentimenti dell’intelligenza superiore” ed anche sul rapporto tra l’anima ed il corpo possono migliorare la società a cominciare dai rapporti in famiglia, con gli amici o nel vicinato. Questi sono passi tratti dagli insegnamenti della Fede Bahá’í, nata in Iran a metà del XIX secolo ad opera del suo fondatore Bahá’u’lláh e da tempo diffusa in tutto il mondo, ma l’oggetto di questo studio, viene fin dall’inizio chiarito ai partecipanti non è la dottrina bahá’í, quanto cosa produrrebbe nel contesto in cui viviamo la loro applicazione. Si spiega subito che questo è un processo che avviene simultaneamente in tutto il mondo. E’ un percorso per ampliare le nostre capacità intellettuali e spirituali e per migliorare la nostra capacità di mettersi al servizio degli altri coll’intento di costruire una comunità che sia sempre più armonica, reciproca ed unita.
DUCCIO PENNA è l’autore dell’articolo, è insegnante presso un istituto superiore di Terni e membro della Comunità Bahá’í di Terni.