Le proteste per le liste d’attese e le lungaggini in generale sono all’ordine del giorno. Anche chi si rivolge al Servizio “Salute Donna” può incappare in peregrinazioni da un ufficio ad un altro. Accade anche che la prenotazione non sia data a lungo termine, come a volte accade, da un anno all’altro ma che, invece subisca slittamenti e rallentamenti che ne impediscono la fruizione.
È accaduto, tanto per dire, recentemente a chi doveva fare un esame di uroginecologia: era maggio e quando la signora che ne aveva bisogno si è vista fissare l’appuntamento per luglio, ha pensato che bene le fosse andato: due mesi si possono aspettare. L’approssimarsi della data è anche coinciso con rinvio secco: la disponibilità era cessata e tutto è stato rimandato al 16 agosto. Altro rinvio ed altro spostamento alla metà di settembre. Immancabile, all’approssimarsi, la telefonata del Servizio Pubblico con lo spostamento di un mese, ad ottobre. Beh, dopo cinque mesi la signora pensava che “tutto si risolverà per il meglio”. Macché: altro rinvio a novembre e poi ancora per i primi di dicembre.
L’unica agevolazione è stata quella di poter “fermare” la ricetta, in modo che non scada e che la paziente non sia costretta a tornare dal proprio medico della mutua. Sette mesi dopo il primo approccio con la Sanità Pubblica ancora sta per le piste e non sa nemmeno se mai ci sarà una visita. Forse in un centro privato ci sarebbero state meno complicazioni. Quello che ha indispettito la paziente è stata, non la mancanza di cortesia, anzi, tutti si sono dimostrati grandemente disponibili, quanto il passare da un mese all’altro, facendole vedere come facilmente raggiungibile la visita. Che però non c’è ancora mai stata.