Prosegue la stagione 23/24 del teatro Secci di Terni: martedì 12 e mercoledì 13 dicembrealle ore 20.45, va in scena lo spettacolo “Come una specie di vertigine. Il Nano, Calvino, la libertà”, scritto, diretto e interpretato da Mario Perrotta, che proprio con questo spettacolo è candidato finalista ai Premi Ubu 2023 nella categoria miglior attore.
In scena un uomo, o meglio, la sua voce interiore. È la sua anima che fa spettacolo. Tra i tanti abitanti delle pagine dei romanzi di Calvino, è quello meno libero: ha un corpo, una lingua e una mente che non rispondono alla sua urgenza di dire, di agire. Oggi e solo oggi, però, ha deciso di fare spettacolo della sua esistenza, dei suoi pensieri, dei sentimenti che lo agitano. Lui, inchiodato com’è a una croce che non ha voluto, ha deciso di prendersi un’ora d’aria, un’ora e poco più di libertà. E la cerca, la libertà, tra le pagine delle opere del “signor Calvino Italo”, la racconta come sa e come può, la trasforma in versi, in musica, in parabole e collegamenti iperbolici tra un romanzo e l’altro, in canzoni-teatro sarcastiche e frenetiche e improvvisi minuetti intimi, “scalvinando” quelle opere a suo uso e consumo. Il tutto mentre accanto scorre, amaramente ironica, la sua personalissima storia d’amore, una storia impossibile per quel corpo e quella lingua incapaci di parlare.
“Il personaggio in scena è un abitante del Cottolengo, il Nano del romanzo autobiografico La giornata d’uno scrutatore – spiega Perrotta nelle sue note – personaggio cui Calvino dedica una sola pagina se pur memorabile. Ho scelto lui e ne ho immaginato tutta l’esistenza (esistenza che Calvino non ci racconta) proprio perché il mio intento era ragionare intorno al concetto di libertà e il Nano del romanzo ne è totalmente privo. E torno così alle ragioni prime del mio progetto: non certo uno spettacolo su Calvino, ma uno spettacolo sulla libertà, sull’autodeterminazione, tema che occupa da molto tempo i miei pensieri sull’uomo in quanto animale sociale e sulle storture che mi fastidiano nel nostro convivere quotidiano. Per mia fortuna lo stesso tema ha assediato i pensieri di Italo Calvino lungo tutta la sua parabola letteraria, attraversando ugualmente i romanzi realistici, così come quelli fantastici e l’epoca combinatoria. Questo mi ha consentito di coniugare il mio “ragionare di libertà” con la possibilità di affrontare un’autore che ho molto amato ma che mai avevo osato accostare al mio teatro. Ho sempre pensato, difatti, che Calvino fosse impossibile da rappresentare, almeno così com’è. È stato questo confluire delle mie riflessioni e di quelle di Calvino intorno a quella parola fragile che è “libertà” che mi hanno convinto a provarci. E, sopratutto, è stato la scoperta di quel romanzo considerato minore e quel personaggio così impossibilitato a scegliere per se stesso a darmi una plausibile via da percorrere con la mia scrittura. Parto quindi, dalla sua condizione antitetica di disabile totale per parlare della condizione di noi “abili” che la libertà la sprechiamo ogni giorno. E affondo le mani liberamente negli altri scritti di Calvino “scalvinandoli”, scompigliandoli e ricomponendoli, così come serve al Nano per procedere nella suo serata di spettacolo. Ne è venuto fuori uno spettacolo profondamente mio che – al contempo – mi sembra rispettare nella sua sostanza profonda la lezione calviniana sulla libertà. Un omaggio personalissimo a un autore che ha saputo modellare la mia visione delle cose del mondo”.
Martedì 12 dicembre alle ore 17 nella biblioteca Comunale di Terni, si terrà un incontro di approfondimento sullo spettacolo a cura del professor Lorenzo Mango, docente di Storia del Teatro Moderno e Contemporaneo all’istituto Universitario Orientale di Napoli. Ingresso libero.