Sono stati giudicati “straordinari e inattesi” i risultati della campagna di scavi archeologici eseguiti nell’area del Fosso di San Lorenzo a Montecchio, grazie ad una convenzione fra il Comune e il Dipartimento di Lettere, Lingue, Letterature e Civiltà Antiche e Moderne dell’Università degli Studi di Perugia, per la ricerca, recupero e valorizzazione di beni archeologici della zona. Gli scavi hanno riportato alla luce una nuova parte di necropoli completamente intatta che si aggiunge a quella conosciuta e risalente ad un periodo che va dal VII-VI sec.a.C. fino alla fine del IV – inizi del III sec.a.C.
Nello specifico – informa il sindaco di Montecchio, Federico Gori – l’abitato più importante e rilevante è stato individuato presso l’altura che sovrasta Copio dove è stata trovata una tomba a camera scavata direttamente nel banco naturale di origine sedimentaria, provvista di due ambienti di forma quadrangolare. Il primo munito di due banchine laterali, mentre il secondo conserva due lettini laterali e uno di fondo.
Si è potuto constatare che il secondo ambiente era adibito esclusivamente alla deposizione degli oggetti di corredo, mentre nel primo, sulle banchine, sono ancora conservati gli scheletri dei defunti oltre ad altri numerosi oggetti ad essi appartenuti. Tra questi, vasi in bucchero nero di produzione orvietana (kantharoi, kyathoi, kylikes, oinochoai), ceramica attica a figure nere e ceramica di produzione locale. Presenti anche materiali in metallo, come fibule, ferma trecce in argento, anelli, oltre che ad una spada in ferro appartenuta all’individuo maschile della tomba come simbolo di potere.
“I materiali archeologici recuperati, una volta inventariati e catalogati – annuncia il sindaco Gori – andranno a far parte della raccolta museale già presente nel nostro comune per ampliarla e renderla maggiormente appetibile dal punto di vista turistico”.
Le indagini nella zona del Copio hanno individuato la presenza di materiale che denota una continuità di vita parallela a quella della necropoli di San Lorenzo. La tipologia degli oggetti ritrovati appare di assoluta qualità e denota un prestigio sociale caratterizzato da elevate disponibilità economiche e culturali. L’area archeologica, oggetto di numerose opere di valorizzazione e visitata da un numero sempre crescente di turisti, è stata interessata da una serie di campagne di scavo condotte dalla Soprintendenza dal 1975 fino al 2000. Sono state individuate una cinquantina di tombe in gran parte manomesse da scavi clandestini.
Si tratta di sepolture a camera che si sviluppano sui fianchi del vallone, scavate direttamente nel banco naturale da cui si accede attraverso un breve dromos realizzato a cielo aperto. Le camere sono caratterizzate da ambienti quadrangolari, con tetto displuviato e munite di banchine laterali e di fondo, distintamente utilizzate per la deposizione dei defunti e dei materiali di corredo. Le tombe sono provviste di camere singole o doppie coassiali, in cui il secondo ambiente è spesso di ridotte dimensioni, talvolta con soffitto piano, a ogiva o arco.
Particolare è il rinvenimento di alcune fosse destinate esclusivamente alla sepoltura di bambini, ad oggi ritenuto un uso non generalizzato e cronologicamente circoscritto. I materiali recuperati nelle tombe non del tutto depredate, collocano la necropoli entro un arco cronologico che va dalla fine del VII sec.a.C. fino al IV-III sec.a.C.