Narni. Ancora una celebrazione del 13 giugno, la festa della fine della Guerra. E’ stata anche la festa della “bandiera”, di Evelina, della speranza e della gioventù.
E’ stata la giornata della liberazione, della fine della Guerra terribile. E pure la giornata della bandiera, donata dai carristi dei Lhotians alla giovane Evelina, che li stava guardando passare tutti impettiti. Evelina era molto bella e non passò inosservata ai tre giovanotti che da anni andavano dietro alle armate mussoliniane. Le donarono quello che avevano, una bandiera italiana autografata da ognuno di loro.
Oggi, una breve cerimonia c’è stata nel punto della consegna della bandiera, davanti al Monumento ai Caduti, solo otto persone, presente Giovanni Rubini, l’assessore, il presidente del Consiglio Comunale, Francioli, ed una delegazione dell’Anpi.
C’era davvero poca gente e la fine della guerra dovrebbe avere una organizzazione migliore, un ricordo indelebile: ma forse ormai l’interesse è svanito. Non erano nemmeno presenti, perchè non invitati, coloro che avevano determinato la fine della occupazione e cioè i militari inglesi. E dire che per merito di Ezio Cotini, un combattente, si era anche aperto un canale con i Lhotians, soldati scozzesi, venuti a Narni in visita: certo non è che ne siano rimasti tanti in vita ma un documento, una lettera avrebbero avuto piacere di inviarla. Loro, i carristi, avevano descritto minuziosamente nel diario del reggimento, il passaggio per Narni con le “tante bandiere rosse che venivano sventolate. Ma noi non avevamo voglia di spartire la nostra vittoria con nessuno: eravamo i vincitori”. E via verso Terni. A liberarla. Ma il 14 giugno.