Nessuno a Narni aveva mai avuto voglia di mettere insieme i ricordi di una civiltà, quella contadina, appunto, che sta scivolando via. Nessuno aveva avuto voglia di mettere, una vicina all’altra, macchine possenti, attrezzi agricoli, insomma ricordi di un’epoca. C’era l’arroganza industriale che la faceva da padrone.
La lacuna l’ha colmata ora Antonello Bonifazi, che senza clamori, senza proclami, ha iniziato da anni una raccolta di pezzi importanti, setacciando aziende agricole in chiusura, amici, parenti, ai quali ha “portato” via i pezzi migliori. Ah, già, Antonello Bonifazi è il frantoiano più famoso di Narni, sulla strada che va allo Speco, appena passato Altrocanto. “Ho sempre cullato questa passione”, ha detto. Ha destinato un bel pezzo della sua terra, che per caso è pure disposta in maniera ideale, per la posa delle macchine, che sino ad ora erano accatastate per quello che non sembrava nemmeno un progetto organico.
Invece Bonifazi aveva in testa tutto lo sviluppo. Ed è bastato, per ultimo, assemblare due presse ad acqua scovate in un vecchio frantoio della Valnerina, mettere a posto altro, ed ecco che il primo, unico, Museo della Civiltà Contadina narnese ha preso verso. Si può vedere al momento dalla strada provinciale, già da adesso.
“Questa idea che coltivo da anni, raccogliendo vecchie macchine e utensili in gran parte dei miei antenati, vuole essere un contributo di conoscenza alle nuove generazioni, ma anche un omaggio a tante persone che le hanno usate con pazienza e il loro duro lavoro hanno permesso a noi di vivere meglio”, ha detto ancora.
“La mostra sarà aperta a tutti gratuitamente, agli ospiti di Montanari Agrivillage – spiega Bonifazi che nella sua vita ha anche fatto il bancario e l’affittacamere del suo Village – e di tutte le strutture che vorranno aggiungereil link nei loro siti”.
Museo fatto e finito? Macché, può solo crescere! Bonifazi fa appello a tutti coloro che sono in possesso di vecchie attrezzature perché possano confluire nel Museo della Civiltà Contadina, ovviamente in comodato d’uso. Ha pure indicato le quattro aree tematiche su cui si strutturerà il Museo: olio, che farà la parte del leone (e non poteva essere diversamente) attrezzature per vino, grano e fieno.
In realtà c’è ancora qualcosa da fare ed è la trasposizione di pannelli “legenda”, anche in qr code, delle attrezzature. Ma la strada è tracciata. Evviva il nuovo museo.