Dice il sindaco Lorenzo Lucarelli: quando parla un architetto generalmente presto attenzione, quando poi sono due… “ È l’incipit di risposta alle critiche di due architetti, appunto, Alberto Matticari e Sandro Anelli, che hanno straparlato mettendo insieme aspetti sociologici, artistici, demografici insieme a quelli professionali su quello che è l’attuale situazione a Narni.
Tutto parte dalla progettazione e dal rinnovamento della Piazza Grande, con la fontana che ha trovato una diversa collocazione nello spazio intorno. Va un po’ ripreso Lucarelli, il sindaco: gli architetti sono una classe chiusa, non affidabile fino in fondo. Quelli narnesi poi si contano sulle dita: i nostri hanno fatto la ristrutturazione della Rocca dopo un bando pubblico? Bene, non c’è stato un collega che non l’abbia criticata: “Si è perso il legame con il passato” è stata la critica più benevola sentita. Ma da parte di tutti. Allora non c’erano i social e tutto è rimasto nel chiacchiericcio. C’è chi ha ristrutturato il Teatro? “E mica era così nell’Ottocento”, è stato detto. L’elenco potrebbe essere molto lungo con esempi di nipotismo, di affiliazioni politiche e molto altro. Ma è il mondo dei professionisti e chi li sente! E quindi la fontana di Piazza Garibaldi pare proprio essere un aspetto marginale.
Quello che stupisce però è la critica al tessuto della città, fatta con una superficialità ed una cattiveria che forse Narni meriterebbe. I due architetti sono sì narnesi ma a venticinque anni, cioè mezzo secolo fa, se ne sono andati a Terni e lì hanno vissuto lasciandosi solo occasionalissime comparsate. Se ne sono andati quando il centro storico era abbastanza vivo, come tutti i centri storici d’Italia. Poi c’è stato un grande cambiamento da parte del commercio mondiale, che è passato prima nei supermercati e poi su internet, che lo ha rivoluzionato in maniera completa. Che a Terni questo non sia avvenuto?
Dal centro di Narni se ne sono andati via quasi tutti i negozi, che si sono trasferiti allo Scalo. Un deserto? Mica è vero. Al tempo della gioventù dei due professionisti, a Narni c’era solo un ristorante, Cestola. Oggi ben tredici (in tutto il comune oltre sessanta ristoranti e nove alberghi, per un totale di mille posti letto compresi i B&B), che hanno occupato tutti gli spazi lasciati liberi. Narni era bella prima e molto attrattiva adesso: durante l’estate è un problema sedersi al ristorante, la sera, molto spesso, ci sono orchestre e momenti di grande allegria. C’è chi si è voluto togliere il capriccio e contare gli avventori dei ristoranti del centro nel penultimo sabato della stagione estiva: ben cinquecento persone erano sedute, con una densità che fa invidia ai centri della riviera romagnola. Ed a proposito di cambi positivi, a Vicolo Belvedere, ad esempio, aprono ben quattro ristoranti, con tanto di giardino curatissimo e profumato, con spazi destinati a rappresentazioni teatrali inimmaginabili prima, quando era solo un ricettacolo di merde di cani.
Perché tanta foga? Personalmente, dopo essere stato a lungo ad abitare in periferia, quindici anni fa ho deciso di tornare nel centro storico: mai scelta fu più felice. Un ambiente conosciuto, caldo, importante, con rassegne di tutti i tipi. Insomma, mi sento toccato sul vivo. Dice “Non ci stanno negozi di scarpe?”. E chi se ne frega! Se non si vuole comprare su Amazon, che te le recapita a casa, si va in un qualsiasi store della Conca Ternana. Rassegne culturali a livello internazionale per tutta l’estate, tutti i giorni, e poi tutto quello che emana dalla Corsa all’Anello. Il segno che i due architetti ternani non frequentano la città da un pezzo è che si sono dimenticati dell’apertura di uno splendido museo al Beata Lucia, un complesso ristrutturato, dove vengono esposte grandi opere d’arte, e che vanta un affaccio sulla conca che i plenaristi si contendono. Tutto gratis s’intende.
Narni è una bella cittadina, dove le macchine in sosta non sono meno che a Gubbio o a Todi, tanto per dire. Il Sindaco dovrebbe fare qualcosa di sinistra e trovare spazi di parcheggio alternativi, adesso, prima che l’onda del turismo prenda altre strade. E dovrebbe far pulire di più. E magari anche assumere qualche clown affinché i narnesi non abbiano più gli sguardi tristi della rassegnazione, come sostengono gli architetti.
Peccato tanto astio. Viene quasi da pensare che a parlare sia stata piuttosto la nostalgia di un tempo che è passato ed ha portato con sé gli anni giovanili, magari la salute, o forse l’idea di dare seguito ad un’intervista stimolati da una bella giornalista. E poi la giustificazione di essersene andati a Terni che sottende un discorso del tipo: “Mica si poteva lavorare in un cesso così”. Il sindaco li invita a venire in città. Chissà che non cambino la loro idea così tranchant sulla città che ha dato loro i natali.