Il 12 giugno Narni eleggerà il nuovo sindaco e il nuovo consiglio comunale. Ai quattro candidati sindaco delle città abbiamo chiesto come pensano di rivitalizzare il commercio.
LA DOMANDA
Il Commercio narnese è in piena evoluzione. Quali sono le vostre “ricette” per far crescere il settore in modo più organico dell’attuale? Ritenete che vadano corrette le tendenze in atto: ristoranti in Centro, commercio di dettaglio allo Scalo e supermercati nella Conca?
LE RISPOSTE
LORENZO LUCARELLI
La tematica del commercio nel nostro programma impone un approccio differenziato date le differenti esigenze che si devono prendere in considerazione se si parla del centro storico, dello scalo, di prodotti o servizi.
Storicamente Il comune ha sempre cercato di stimolare la libera iniziativa ponendo in essere tutte quelle azioni incentivanti il consolidamento delle realtà esistenti e l’insediamento di nuove.
La tendenza al centro storico è quella di attività sempre più legate ai flussi turistici e agli eventi culturali che vivacizzano la città durante tutto l’anno, tendenza oramai consolidata è quella che intende soddisfare le esigenze della comunità universitaria. Le attività presenti al centro storico si caratterizzano per un alto livello della qualità offerta, lo vediamo in particolare nel settore della ristorazione, dell’abbigliamento e dell’enogastronomia. Molto interessanti saranno i futuri progetti legati allo sviluppo dell’ artigianato locale.
Lo scalo, in virtù degli spazi più ampi a disposizione , è storicamente più legato ad un commercio più “generalista”. L’offerta tradizionale è di alta gamma tanto da suscitare un vero e proprio turismo commerciale dai territori limitrofi, Terni in primis. Anche in questa zona l’integrazione con nuovi modelli di trasporto e viabilità porteranno ad una migliore esperienza di acquisto, unica barriera al dilagante fenomeno degli acquisti online.
Per quello che riguarda il commercio legato alla grande distribuzione su grandi superfici pensiamo che la sinergia e la differenziazione con la vicina Terni sia una scelta premiante. La vocazione turistica del nostro territorio, l’esigenza di non erodere ulteriormente altro suolo, il credere che piccolo è bello impongono scelte dimensionali strategiche ed identitarie.
Commercio è anche servizi ed in questo una città aperta alle innovazioni come Narni non può non tenerne conto.
Le sfide del futuro come il parco delle Gole del Nera, il potenziamento della presenza universitaria, un turismo di qualità imporranno cambiamenti significativi nella nostra comunità e ci sarà bisogno di soggetti ed attività in grado di soddisfare queste esigenze.
Pensiamo che il commercio sia un asse importante di sviluppo per il nostro territorio e la prossima amministrazione sarà in grado di cogliere tutte le opportunità che si presenteranno ponendosi al servizio di tutte le cittadine e cittadini.
E’ giusto però avviare un percorso di riflessione e di studio sul Piano del commercio, legato anche ad una rivisitazione del PRG.
Inoltre rilanciare Iniziative per dare respiro e lustro alle parte commerciale come la Narni sport night o altre iniziative in determinati periodi dell’anno, infine altro tema importante la ricostituzione dell’associazione dei commercianti per tenere insieme operatori di Narni, Narni scalo e delle frazioni
ROBERTO PEI
Percorrendo le strade della nostra città è facile imbattersi in saracinesche abbassate.
La grande distribuzione, la pandemia e l’attuale crisi economica hanno rarefatto le proposte commerciali in particolare delle piccole attività.
La beffa è, che il legame che il commercio ha con i cittadini, predispone allo spopolamento del centro storico e sta influendo anche sulle vicissitudini dello Scalo.
Scompaiono i cosiddetti negozi di prossimità, che richiedono una riconversione ragionata e necessaria al fine di rallentare la proliferazione di attività ristorative e bar.
1) Retailink
Una strategia innovativa già in sperimentazione in alcuni paesi europei.
Questo tipo di esperienza tende a fondere la competitività, il miglioramento dell’offerta commerciale, la formazione degli operatori e la digitalizzazione.
Fare in pratica fronte comune con i settori produttivi del territorio.
Per fare un esempio, ad Hengelo in Olanda, si sperimenta la vendita e la degustazione di una birra artigianale all’interno di un negozio di abbigliamento.
2) Il miglioramento della mobilità, attraverso la realizzazione di collegamenti qualitativi e frequenti.
3) Il ritorno del Mercato settimanale al centro storico, in coincidenza del ripristino dei servizi pagati dai contribuenti e privati.
Fatto il bancomat, facciamo la Banca, l’Inps e varie attività dismesse nel silenzio più assoluto dell’amministrazione.
4) Promuovere sgravi fiscali e strumenti di semplificazione amministrativa.
5) Introdurre dei paletti più rigidi per l’apertura di nuovi centri commerciali.
6) Un controllo significativo del territorio e delle attività, evitando aperture e chiusure lampo per favorire il riciclaggio di denaro, di oscura provenienza.
7) Facilitare l’E-Commerce per i nostri produttori territoriali, con corsi orientati alla digitalizzazione ed al marketing.
La Città del futuro, dove tradizione ed innovazione procedano di pari passo
8) La situazione di Narni Scalo, merita un approfondimento differente.
L’emorragia del Centro verso la pianura, in un primo momento sembrava essere interessante per molte attività commerciali.
Con l’avvento della grande distribuzione, ora sono tutti in sofferenza e l’offerta è maggiore della domanda.
E’ stata una apertura indiscriminata permessa dalla precedente amministrazione a ridurre gli acquisti presso i negozi tradizionali.
9) La ricerca di locali adeguati per il prodotto artigianale
I nostri artigiani sono una risorsa e dovrebbero avere delle agevolazioni, una spazio per la realizzazione e la vendita dei propri prodotti.
10) Infine vorrei parlarvi dei Piccoli Borghi che spesso non hanno nessun tipo di servizio.
Sembra che nel Pnrr ci sia spazio per i centri civici.
E’ il momento di attivarli anche per i beni di prima necessità attraverso le loro gestioni, insomma per comprare un kg. di pasta od un pezzo di pane o una aspirina non dovrebbe essere necessario fare 10km.
La storia é sempre la stessa, non chiudiamoci dentro le nostra mura, dobbiamo avere un atteggiamento visionario, il coraggio di cambiare, l’umiltà di imparare dagli altri.
CECILIA CARI
Parlare di evoluzione del commercio lo trovo alquanto anacronistico, perché oggi il nostro lavoro ( sono nel settore dell’abbigliamento da oltre trent’ anni) è una scommessa quotidiana con pensieri fissi giorno e notte e soprattutto senza una visione futura.
Per trovare un anno peggiore del 2020 occorre risalire al 1944. La tanto sbandierata ripresa, l’uscita dal tunnel …puri slogan, oggi più che mai occorre una seria riforma fiscale e una semplificazione di norme e adempimenti. In Italia battiamo tutti i record, abbiamo oltre 110 mila leggi, la Francia 10 mila, la Germania 5000, e il Regno Unito 3000. Tutto questo ha prodotto un ridimensionamento dell’intero tessuto economico sociale.
I negozi si sono rimpiccoliti o hanno chiuso i battenti per sempre, non hanno resistito nemmeno attività con oltre 50 anni di operatività.
La frenata dei consumi con le ripetute crisi economiche, la pandemia e ora con gli effetti della guerra in atto, porta le attività a ridimensionarsi laddove affitti, utenze e tasse sui rifiuti costano meno.
L’ abbigliamento e le calzature sono sprofondate nell’abisso, mentre hanno tenuto il turismo e i servizi e oggi si teme uno shock imprese.
Si stima che ogni famiglia spenderà €1.200 in più per gas e luce, €300 di carburante e altrettante per riempire la dispensa. È ovvio che in quest’ottica saranno i beni non primari a risentirne maggiormente con l’ inevitabile conseguenza che quei settori che avevano cominciato a rialzare la testa dopo la batosta del covid, non ce la faranno. Se il calo delle vendite è stimato del 25% per l’extra alimentare, significa che un negozio su quattro è in sofferenza e che il 2022 prosegue all’insegna dell’incertezza e della forte preoccupazione.
Questo lungo periodo di crisi ha cambiato la città ed è quindi necessario frenare questa emorragia di chiusure e sostenere le piccole e medie imprese con tutte le forze!! Non servono nuovi centri commerciali, ce ne sono fin troppi e cominciano a soffrire anche loro con un’utenza che si sposta continuamente tra discount e nuove aperture in cerca di prodotti in promozione e più a buon mercato. L’economia frena, l’inflazione incide sul portafoglio dei cittadini e la destabilizzazione del conflitto in atto preoccupa per gli effetti futuri ed è il commercio tutto a risentirne.
Oggi un’amministrazione comunale deve liberare le piccole e medie imprese dal peso di imposte, dalla burocrazia, deve ascoltare le richieste e le esigenze e sostenere gli esercenti. Si deve fare il possibile per trovare soluzioni condivise per affrontare la situazione partendo dalla tassa sui rifiuti, tasse e balzelli vari come quella sulle insegne, rivedendo la tassa sul suolo pubblico , favorendo le nuove aperture, tutto nell’ottica di scongiurare ulteriori chiusure con relativa e drammatica perdita di posti di lavoro.
Occorre fare rete, favorire il commercio locale, tutti i cittadini devono farlo, dai dipendenti pubblici ai semplici cittadini. Nessuno escluso.
Dobbiamo animare i centri con iniziative trasversali, con un ufficio commercio al servizio delle attività, favorire l’offerta di pacchetti turistici e la permanenza nel nostro territorio dando servizi e risposte ai turisti . Le aperture di attività rappresentano un prezioso presidio sul territorio in termini di sicurezza e di contrasto al degrado e allo spopolamento. Oggi più che mai è prioritario valorizzare i nostri centri e tutto il territorio cittadino per un rilancio e sviluppo delle attività produttive che ci permetta di uscire dall’immobilismo e dalla passività.
Dobbiamo iniziare con un vero piano comunale di rilancio del territorio: se sarò il vostro sindaco sarò con voi, perché sono una di voi.
MAURIZIO BUFI
Più che di ricette è meglio parlare di metodo. Di un approccio che permetta il confronto con gli imprenditori e favorisca lo sviluppo attraverso meno burocrazia, certezza dei tempi di evasione delle pratiche e trasparenza.
Dal nostro programma si può ricavare una serie di spunti su come incentivare la vitalità del centro storico coinvolgendo anche i commercianti (con più numerose manifestazioni rievocative, ottimizzazione dell’offerta museale, predisposizione di percorsi turistici che conducano gli avventori alla scoperta del borgo, ecc.), volta a contribuire a creare un contesto favorevole all’iniziativa economica privata.
Sta al mercato e non al regolatore pubblico, specie se sottodimensionato come quello municipale, creare un tessuto di commercio ed industria stabile e redditizio, ovvero con margini, intanto con un adeguato sistema di infrastrutture. La politica ispiri, suggerisca soluzioni, lasciando ai privati che conferiscono i capitali, il rischio per avviare e gestire un’attività commerciale.
Tra le possibili soluzioni si può immaginare quella di favorire i piccoli negozi a filiera corta o di artigianato, nonché settori di nicchia, destinati però a svilupparsi attraverso economie di scala, che sono al contempo attività economica e modello attrattivo turistico.
La microimpresa, artigianale o alimentare che sia, è un modello italiano tutt’altro che astratto per i centri come la città di Narni, soprattutto in un’ottica di sviluppo turistico stabile. Tuttavia, rivitalizzare un tessuto economico che ha problemi di dimensioni a volte insufficienti, di bassa produttività e scarso valore aggiunto e di standardizzazione di offerta richiede anche di attivare processi alternativi che accompagnino alla riconversione e offrano un beneficio agli attori che così hanno qualche anno di vita in più per riconvertire la propria offerta, consapevoli della realtà che cambia.
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