Mons. Giuseppe Piemontese nell’omelia della notte di Natale cita Eduardo De Filippo e uno dei suoi capolavori, forse il più celebre, “Natale in casa Cupiello”.
Prende spunto dal pallino del protagonista Luca Cupiello per criticare chi, difronte a ciò che rappresenta il presepe, volge lo sguardo altrove e si ubriaca di luci, feste e baldorie, dimenticando in che condizioni è nato Gesù.
In due passaggi il vescovo accenna anche alle recenti polemiche suscitate da un documento della Commissione Europea, peraltro mai discusso e subito cestinato, sulla presunta volontà di “cancellare” il Natale da parte dell’istituzione europea.
“Nello sviluppo della messinscena si descrivono , alternandosi e confondendosi – afferma il Vescovo di Terni riferendosi alla commedia di De Filippo – la realtà dell’esistenza famigliare con i problemi di sussistenza, dei piccoli e grandi drammi dei singoli componenti , le relazioni cariche di contraddizioni fra di loro e soprattutto le manie del capo-famiglia, Luca Cupiello. La tradizione natalizia profondamente attaccata al contesto sociale popolare napoletano con i suoi riti e le sue espressioni fantastiche viene riproposta nei giorni intorno alla festa di Natale nei quali Luca Cupiello non vede l’ora di potersi dedicare all’allestimento del presepe nonostante le critiche della moglie e del figlio che lo ritengono anacronistico. Protagonisti sono, oltre il capo-famiglia, il presepio con i personaggi rappresentati dalle statuine diventate ormai personaggi di famiglia , la ritualità ricorrente ogni anno nell’allestire il mondo dove nasce Gesù e poi la precisione maniacale della cura dell’ordine perché ogni personaggio sia integro al suo posto, in armonia con tutto il contesto, in vista di una gioiosa soddisfazione per la memoria natalizia sintesi delle nostre rimembranze dell’infanzia e della giovinezza e premessa della speranza di tempi migliori e del benessere materiale, morale e sentimentale dei componenti la famiglia. Proprio la famiglia, ricomposta e risanata dalle molteplici contraddizioni cui viene a trovarsi è il sogno di Luca Cupiello che aspira all’intreccio fra la rappresentazione del presepe allestito nella sua casa, presepe celeste che intravede mentre è in preda alle allucinazioni per l’agonia e pacificazione degli animi umani.
Questa notte, cari fratelli e sorelle – ha detto ancora Mons. Piemontese – rivolgo a ciascuno di voi la domanda di Luca Cupiello: Ti piace il presepio?
Ovviamente non mi riferisco al presepio che viene allestito nelle case, nei negozi, nelle scuole, nelle chiese, che pure molti vorrebbero abolire. Mi riferisco al mistero amabilmente rappresentato secondo l’invenzione di san Francesco e che ci ricorda che 2 mila anni addietro nel paesino di Betlemme, in Palestina, Gesù Cristo , figlio di Dio e di Maria di Nazareth, è diventato uomo. Mi riferisco alle condizioni di disagio nelle quali , come recitano i vangeli, è nato Gesù. Mi riferisco alla gioia dei pastori e di tanta gente semplice nel coltivare un mistero di cui non avevano piena conoscenza. Mi riferisco ai sapienti venuti da Oriente, attratti dalla stella , simboli della sapienza umana e divina a cui l’uomo aspira. Mi riferisco a quel Bambino impastato della stessa nostra carne che è per noi segno e premessa di speranza, senso dell’esistenza e inizio di un futuro gioioso. Alcuni hanno smarrito il senso del Natale, non solo del presepio ma si consolano con surrogati di luci, di spari, di consumi, di baldoria e di regali. Altri novelli Erode vorrebbero cancellare quasi usando il tasto del computer , canc-delete, il Natale di Gesù. Sappiamo che chi vuole cancellare Dio immancabilmente uccide l’uomo e smarrisce se stesso. Anche noi, lasciandoci abbagliare da tante luci artificiali o volgendo lo sguardo altrove difronte all’umanità affamata, in guerra, in cerca di condizioni di vita dignitose, deformiamo il senso del presepe e del Natale.
Questa notte ognuno di noi alimenti nel suo cuore , nella sua casa, nella sua famiglia, il presepio vivo, faccia rendere palpitante quella statuina di Gesù Bambino come avvenne con san Francesco. Diamo vita a Gesù che dorme nel nostro cuore, destiamolo nel cuore del prossimo, dei bambini, degli uomini e delle donne, tutti fratelli, quel bambinello porta pace, gioia, amore e benessere.
In questo tempo mortifero della pandemia affidiamoci alla forza e alla grazia del Bambino di Betlemme che veramente nasce tra noi e per noi.
Ad ognuno di voi – dicendo buon Natale – auguro la pace e la gioia , promesse da Dio agli uomini amati dal Signore”.