La stessa seconda sezione del Tribunale civile di Roma, però con un giudice diverso, ha deciso di non decidere sulla legittimità dell’equo compenso determinato in 7.200 euro per i famigliari del macellaio Pietro Raccagni, ucciso a Pontoglio (Brescia) nel 2014 durante un tentativo di rapina in villa.
La vicenda del povero Raccagni ricorda molto da vicino quella altrettanto triste di David Raggi, ucciso a Terni il 12 marzo del 2015. Lo ricorda perché anche per i famigliari di David Raggi è stato stabilito un equo indennizzo pari a 7.200 euro ciascuno. “E’ una vergogna – aveva commentato la vedova di Raccagni, la signora Federica Pagani – i famigliari delle vittime di reati gravi sono trattati senza dignità.”
Nel caso di David Raggi, però, come ricorderete, la seconda sezione civile di Roma, cui si era appellato il legale della famiglia, l’avvocato Massimo Proietti, aveva deciso che quel compenso era equo. Una decisione giunta un po’ a sorpresa perché il 31 gennaio la Corte di Cassazione non si era pronunciata sulla legittimità della legge 122 con la quale il parlamento italiano aveva recepito una direttiva europea, rimandando il giudizio sulla corretta interpretazione della legge proprio alla Corte di giustizia europea. La quale dovrebbe pronunciarsi entro l’estate. Ecco perché, in questo caso Raccagni, il giudice ha rinviato ogni decisione.
LA NOTIZIA DELLA DECISIONE DELLA SECONDA SEZIONE CIVILE DEL TRIBUNALE DI ROMA SULL’EQUO COMPENSO PER I FAMIGLIARI DI DAVID RAGGI
https://terninrete.it/notizie-di-terni-7200-euro-tanto-vale-la-vita-di-david-raggi-510428