Sette rose rosse lasciate sul cippo dei sette martiri da Lorenzo e Riccardo, nipoti del nipote di Amore Rufini, uno dei giovani orvietani fucilati nell’eccidio nazifascista di Camorena esattamente il 29 marzo di 80 anni fa.
Così si è conclusa la tradizionale cerimonia con cui la città di Orvieto questa mattina ha reso omaggio ad Alberto Poggiani, Amore Rufini, Ulderico Stornelli, Federico Cialfi, Raimondo Gugliotta, Raimondo Lanari e Dilio Rossi. Il corteo cittadino composto dai rappresentanti istituzionali e militari, dalle associazioni combattentistiche e dai cittadini ha raggiunto il cippo dei sette martiri dove il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani, ha deposto una corona di alloro. Presenti anche il sindaco di Porano, Marco Conticelli, il sindaco di Baschi, Damiano Bernardini e quello di Parrano, Valentino Filippetti, il presidente dell’Anpi Orvieto, Fabrizio Cortoni, che ha letto un breve messaggio, e i familiari Ines Poggiani, nipote di Alberto, Serenella Stornelli, nipote di Ulderico, Amore Rufini, che porta il nome dello zio, accompagnato dalla figlia Romina e dai piccoli nipoti Lorenzo e Riccardo.
Una corona di alloro è stata posizionata anche presso il cimitero del Commonwealth e in Piazza XXIX Marzo, davanti alla targa che ricorda i sette martiri.
“Viviamo in un momento storico – afferma il sindaco di Orvieto, Roberta Tardani – in cui siamo abituati a consumare velocemente e distrattamente immagini che ci vogliono comunicare messaggi di ogni genere ma poi spesso, anche in occasioni come questa, non ci soffermiamo abbastanza sulla potenza e sul significato sempre attuale di certi simboli e di certe immagini. Come questo cippo dove ci rechiamo insieme ogni anno, questa pietra che segna il luogo dove furono fucilati i sette martiri e sulla quale sono scolpiti i loro nomi. Una pietra porta con sé significati profondi e universali. Rappresenta la solidità e la stabilità, è simbolo di forza e resistenza, è memoria perché testimone silenziosa del corso della storia, è connessione con la terra in cui è innestata, è il punto di riferimento di un percorso. Su questa simbolica pietra in questi 80 anni Orvieto ha costruito le solide fondamenta di una “casa comune” in cui custodire i valori propri della sua storia: libertà, giustizia, democrazia, rispetto, il rifiuto di ogni tipo di guerra e il contrasto a ogni forma di intolleranza e discriminazione. Una casa che ha bisogno di pietre solide e unite, che ha bisogno di pietre nuove per colmare quelle crepe che se lasciate aperte rischiano di far passare strumentalizzazioni e revisionismi che ne minerebbero la stabilità, che rischiano di far commettere gli stessi tragici errori del passato come purtroppo succede ancora nel presente in troppe parti nel Mondo. Oggi, ma non solo oggi, dovremmo sentirci noi tutti delle pietre, soprattutto i nostri ragazzi come i piccoli Lorenzo e Riccardo. E questo percorso che abbiamo fatto dovrebbe essere come un ritorno a casa, quella casa in cui Alberto Poggiani, Amore Rufini, Ulderico Stornelli, Federico Cialfi, Raimondo Gugliotta, Raimondo Lanari e Dilio Rossi non poterono far ritorno il 29 marzo di 80 anni fa ma che hanno contribuito a costruire con il sacrificio delle loro vite“.