Il segretario generale della Fp Cgil di Terni Giorgio Lucci interviene sulla questione dell’ospedale di Narni.
“Se, come dice il commissario straordinario Massimo De Fino, in sole 48 ore i contagi sono quasi raddoppiati, scrive Lucci, la prima domanda da porsi è se l‘attuale collocazione della nostra regione in “zona gialla” sia giusta e, di conseguenza, se le misure restrittive a cui siamo sottoposti siano sufficienti a rallentare la corsa del virus.
Perché è del tutto evidente che se la situazione peggiorerà ancora rischiamo il caos totale: ieri la Regione ha dato l‘input di sospendere tutte le attività chirurgiche programmate e, se è relativamente facile contare i contagi e i decessi per Covid, sarà molto più complicato calcolare i danni prodotti da una forte riduzione di tutte le altre attività diagnostiche e chirurgiche.
A Narni, ad esempio, oltre ad assistere i malati oncologici, venivano somministrate le cure palliative per il dolore, un servizio garantito dai medici anestesisti. Siamo sicuri che questi ultimi, tra i più pressati nell’emergenza Covid, si domanda il sindacalista, potranno garantire nel corso del tempo la stessa assistenza?
Ed ancora: è noto che Narni ha sempre garantito l‘assistenza ginecologica tramite screening, così come le interruzioni volontarie di gravidanza, facendosi carico, in questa fase, anche del servizio interrotto a Terni. Ci chiediamo cosa succederà a questo punto: c’è il rischio che il diritto all’Ivg per le donne non sia più garantito nell’intera provincia?
Insomma, è chiaro che aver minimizzato e sottovalutato i rischi della pandemia da parte di chi oggi governa la Regione, seguendo le posizioni dei leader nazionali di riferimento, sta determinando una corsa ad inseguire il virus, senza una reale programmazione dei fabbisogni, delle strutture e delle emergenze.
La decisione presa dal commissario straordinario della Usl Umbria 2, senza un confronto approfondito con i sindaci e senza un minimo di informativa alle organizzazioni sindacali, testimonia la gravità della situazione. È del tutto evidente, conclude Lucci, che la mancanza di programmazione fa ricadere sul personale sanitario tutte le responsabilità, spesso senza la dovuta formazione, con una richiesta continua di sacrifici, come il raddoppio dei turni, il blocco delle ferie e l’erogazione di prestazioni aggiuntive.”