Il segretario comunale del partito Democratico di Terni Pierluigi Spinelli e la vice Claudia Polli intervengono sulla proposta di modifica alla legge 194 per la quale il movimento Pro Vita e famiglia sta raccogliendo le firme. Fra le adesioni c’è anche quella del vescovo di Terni, mons. Francesco Antonio Soddu dal quale auspicano un ripensamento togliendo il proprio appoggio
DI PIERLUIGI SPINELLI E CLAUDIA POLLI
“La Diocesi Terni Narni Amelia, fa in home page del suo sito un appello in favore della raccolta firme di Pro vita e famiglia, che vorrebbe modificare la legge 194 del 78 “obbligando” i medici che si apprestano a praticare una ivg a mostrare “tramite esami strumentali” gli embrioni e a farne ascoltare il battito cardiaco.
La legge in questione è sempre più disapplicata, e lo è quasi completamente in alcune zone in cui sussistono maggiormente sacche di disagio sociale de economico, mentre nelle intenzioni del legislatore era tesa alla tutela delle donne, spesso costrette a ricorrere a sistemi arcaici e pericolosi, con drammatiche conseguenze. ‘La finalità – si legge – è quella di accrescere la consapevolezza delle donne’, ma le donne sanno bene quanto la ivg (Interruzione Volontaria della Gravidanza) sia una scelta difficile, a volte sofferta, a volte pressoché l’unica e dunque tutt’altro che un’azione passiva, ma anzi una scelta vera e propria, sul proprio corpo e per il proprio futuro.
Nei secoli scorsi in Italia (e purtroppo in molte zone del mondo oggi) le donne venivano poste sotto la tutela del padre, o del marito, di un fratello, comunque di un uomo della famiglia perché ritenute in qualche misura ‘inconsapevoli’, non responsabili delle proprie azioni, non in grado di affrontare e valutare da sole le scelte che la vita comporta. Una donna che sceglie di interrompere una gravidanza ha il diritto di essere trattata senza paternalismo, ma come una cittadina del tutto consapevole e padrona del proprio corpo e delle relative scelte. Perciò, pur nell’assoluta certezza che Vescovo e Diocesi agiscono mossi da lodevoli intenzioni e avendo a cuore il bene della comunità credente che rappresentano, auspichiamo una ulteriore attenta riflessione su questo tema della massima delicatezza, e che possano togliere il loro appoggio all’iniziativa di un’associazione come quella citata, che niente c’entra col diritto alla vita, che è un valore del tutto condivisibile e condiviso, anche a beneficio di tutte quelle donne e quelle comunità che pur non credenti, vivono, lavorano, operano tenendo cari i valori dell’importanza della vita umana, dell’uguaglianza, della tolleranza, dell’inclusione e della solidarietà. In ultimo, esprimiamo vicinanza ai medici, che già operando in un contesto sempre più complesso, subiscono continuo stigma verso un lavoro che svolgono con correttezza e umanità, nei limiti delineati dalla legge”.
Polemiche anche le donne della Cgil di Terni.
“Il coordinamento donne della Cgil di Terni – si legge in una nota – apprende, con profondo sgomento, quanto caldeggiato dal vescovo di Terni, Narni ed Amelia, Francesco Antonio Soddu, tramite una lettera indirizzata ai fedeli, nella quale ha rivolto un invito a sottoscrivere una proposta di legge che si propone di modificare la legge 194. Proposta di legge che introdurrebbe l’obbligo, da parte del medico, di far vedere il feto e di farne ascoltare il battito cardiaco”.
“Una proposta analoga alla legge in vigore in alcun stati degli Usa e nell’Ungheria di Orban. Si tratterebbe – afferma il coordinamento delle donne Cgil – di una vera e propria pressione psicologica perpetrata dallo Stato, che metterebbe in discussione consapevolezza ed autodeterminazione della donna, mirando invece a colpevolizzarla, ostacolando e rimettendo in discussione il diritto all’aborto nel nostro Paese. Un’altra battaglia ideologica, alla stessa stregua di altre bandierine identitarie della destra di Governo – conclude il coordinamento – che non entra mai nel merito delle cause sociali ed economiche dei fenomeni, ma reprime e contrae i diritti”.