Un lungo curriculum criminale, quello dell’albanese rimpatriato dallo polizia. Era arrivato in Italia nel 2009, appena maggiorenne, con un permesso di lavoro. A Terni per i primi mesi aveva lavorato regolarmente per una ditta edile di connazionali.
Nel 2010 il primo arresto per rissa e lesioni personali; nel 2011 per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e nel 2012 il terzo arresto per detenzione ai fini di spaccio. Dopo un periodo di detenzione in carcere è stato sottoposto alla misura dell’obbligo di firma mentre la Questura di Terni inizia il procedimento di revoca del permesso di soggiorno, procedura interrotta dal ricorso. E’ lo stesso anno in cui viene coinvolto nell’operazione della Squadra Mobile ternana denominata “DAKU”, in cui vennero arrestate in totale oltre 30 persone e sequestrati più di 500 kg di droga. In quell’occasione, era stato indagato per sfruttamento della prostituzione, dato che faceva prostituire la sua ragazza romena, ricorrendo anche alla violenza per garantirle il posto dove esercitare il meretricio. Nel luglio 2015 la Polizia lo rintraccia per notificargli la revoca del permesso di soggiorno e accompagnarlo al CIE di Bari, da dove alcuni giorni dopo dovrebbe partire per l’Albania. Ma a settembre dello stesso anno viene fermato durante un controllo a Milano, con documenti falsi. Arrestato per il reingresso illegale e per falsa identità (aveva una carta di identità romena), chiede al Giudice di essere trasferito al carcere di Terni, dove gli verranno poi applicati i provvedimenti di cumolo di pena. Dovrà scontare 3 anni e 7 mesi.
Due giorni fa, in virtù del precedente provvedimento di espulsione emesso dal Magistrato di Sorveglianza di Spoleto, gli agenti dell’Ufficio Immigrazione lo hanno prelevato dal carcere di vocabolo Sabbione per accompagnarlo all’aeroporto di Perugia per prendere un volo per Tirana.