Oggi, nella Sala Consiliare di Palazzo Spada, a Terni, c’è stata la presentazione del libro,“I Nostri Ragazzi.Storia di un Festival Indoor” , a cura dell’associazione Toto Corde , libro che racconta la nascita,lo svolgimento e la conclusione di questa splendida iniziativa.
Erano presenti,oltre alla responsabile del progetto Francesca Capitani,la giornalista del Messaggero Vanna Ugolini,il magistrato di sorveglianza di Spoleto Fabio Gianfilippi,la direttrice del carcere Chiara Pellegrini e la vicesindaco Francesca Malafoglia.
Il Festival della Cultura è durato circa 9 mesi ed è nato da un’idea di Francesca Capitani a seguito di un tragico evento, il suicidio di un detenuto al quale lei era particolarmente legata.
Come detto dalla stessa Capitani , durante la presentazione,fondamentale è stato l’incontro con la direttrice della Casa Circondariale di Terni,la Dott. Chiara Pellegrini la quale le suggerisce di istituire un corso di formazione per volontari,coloro che poi verranno a chiamarsi “Condannati al Volontariato”; dopo il corso di formazione sono iniziati i laboratori all’interno del carcere,volti a creare un contatto tra i volontari e i detenuti,ma anche tra i detenuti stessi.
Come ha sottolineato il magistrato Fabio Gianfilippi,il tempo che un detenuto trascorre in carcere non deve essere tempo perso,ma deve essere tempo pieno volto alla rieducazione del condannato,come sostenuto dall’art. 27 della Costituzione.E’ per questo motivo che il Festival è così innovativo ed ha riscosso un così grande successo, pioché è riuscito a creare legami ed a fare un piccolo buco sul muro che separa il carcere e i detenuti dalla comunità.
Sono stati molteplici i momenti che hanno provocato grandi emozioni nelle numerose persone presenti,dalle poesie scritte dai detenuti e lette dai volontari,alla lettura del pezzo che ci racconta chi era Giovanni,fino alla visione di un video fatto dai carcerati sulla città di Terni,città che molti di loro non hanno mai neanche visto.
Qui l’intervento della direttrice del carcere,che ci spiega come la vita lì dentro sia molto più difficile di come la maggior parte di noi la immagina,il detenuto tende ad isolarsi e la cosa si accentua ancora di più quando l’isolamento è doppio,ossia essere nel carcere di una città che non si è mai neanche vista.
E’ proprio qui,come già detto,la grande riuscita del Festival,ossia creare incontri tra la comunità,in questo caso i volontari,e i detenuti,per cambiare le persone;un cambiamento che può avvenire per entrambe le parti come testimoniato dai presenti all’incontro.
Il convegno si è chiuso con le parole del magistrato Gianfilippi,parole di speranza sulla continuazione del lavoro iniziato dal Festival,che deve essere un punto di partenza e non di arrivo.Un lavoro di collaborazione tra la comunità e la Casa Circondariale per permettere un’ulteriore apertura del mondo carcerario,incentivando la rieducazione del detenuto che se lasciato a se stesso non potrà che commettere gli stessi errori.
LA VIDEOINTERVISTA E’ CON IL MAGISTRATO DI SORVEGLIANZA, FABIO GIANFILIPPI.