In questi giorni si è tornato a parlare del Teatro Verdi, lo si fa, del resto periodicamente. Il nuovo teatro non si sa quando verrà realizzato, e se mai verrà realizzato. Come verrà realizzato ci siamo fatti un’idea un po’ più precisa dopo che i tecnici comunali hanno reso pubblico un “metaprogetto”.
Chi lo trova deludente e non all’altezza del Teatro Verdi è il consigliere di Terni Civica Michele Rossi.
Questa la sua posizione.
DI MICHELE ROSSI
Di positivo c’e’ che per due giorni si è tornati a parlare del futuro del teatro Verdi e questo grazie a chi come me ha chiesto conto della progettualità interna avviata a seguito dell’atto di indirizzo del Consiglio Comunale quasi un anno fa.
Cosi dopo una convocazione andata persa per l’assenza dei tecnici, i tecnici comunali, non presente l’assessore, hanno illustrato quello che loro hanno definito un metaprogetto per il nuovo teatro Verdi; in pratica uno studio di fattibilità con una loro idea progettuale risolutiva rispetto ai vincoli imposti dalla Soprintendenza regionale.
Conoscevo già le tavole progettuali, per precedente accesso agli atti, e dopo aver ascoltato la relazione ho più convintamente maturato un giudizio critico su quanto proposto; ho avuto modo di specificarlo, non irrispettoso del lavoro altrui. Semplicemente non mi ha convinto l’idea proposta; non credo sia l’unica soluzione possibile, nonostante i vincoli della Soprintendenza, sono infatti convinto che altre sarebbero potute arrivare da un concorso internazionale di idee. Questa procedura avrebbe a parer mio garantito anche una qualità progettuale superiore.
Non me la sono sentita di avallare quella che ad oggi rischia di apparire come una scelta a ribasso, una scelta da auditorium, da modello Lirick di Assisi (espressamente richiamato in audizione e sulla stampa) , che quel luogo, per la sua storia, il suo significato, l’attenzione e l’affetto di cui gode, non merita assolutamente.
Non me la sono sentita di accontentarmi, sapendo cosa e quanto si aspetta la città sul futuro del suo teatro. Tra i vincoli, la mancanza di risorse, e sopratutto la voglia e la fretta di restituire la dignità culturale alla città, è facile cadere nell’errore.
Da quel progetto forse un nuovo teatro Verdi non all’altezza delle aspettative e della storia del nostro teatro storico. Accontentandoci ancora una volta di avere un non teatro come è il Secci (cosi l’ha definito l’attrice Marzia Ubaldi in audizione in commissione).
Da questa idea progettuale cosi approvata si parte e difficilmente si potrà tornare indietro. I bandi che verranno fatti per la progettualità esecutiva non potranno che inevitabilmente partire da questi oggi approvati con l’idea progettuale proposta ovvero il modello auditorium (unica grande gradinata che unisce la vecchia galleria con la platea). E’ questo modello che nel concreto non condivido perché lo trovo deludente. Confrontandomi con la città e le sue professionalità ho compreso che questa soluzione non è l’unica possibile che possa rispettare i vincoli della Soprintendenza… Decine di soluzioni anche di qualità superiori sarebbero potute arrivare ad esempio da un concorso internazionale di idee ma forse l’impazienza da annuncio (e si siamo in campagna elettorale) potrebbe aver preso il sopravvento su tutto. Peccato. Se ne riparlerà.