DI PIERLUIGI RAINONE , SEGRETARIO CIRCOLO VAS (VERDI, AMBIENTE E SOCIETA’ DI TERNI) E
ALFREDO RAINONE E MARIA LETIZIA DE LUCA
Nonostante l’aumento esponenziale del numero dei contagiati e dei decessi di cui siamo costantemente informati, ad oggi, 21 marzo 2020, le istituzioni competenti (Governo e governatori delle regioni maggiormente colpite) non hanno inteso prendere il provvedimento che appare più sensato per arginare la diffusione del Covid-19: la chiusura di tutte le fabbriche e aziende che non producono beni di prima necessità e/o essenziali.
La mancata chiusura determina notevoli elementi di criticità: spostamenti giornalieri di migliaia di lavoratori, spesso, con mezzi pubblici, nei quali è palesemente impossibile il rispetto della distanza di sicurezza di almeno 1 metro, possibilità di contagio nei luoghi di lavoro nei quali è altamente improbabile il rispetto di sicurezza prevista dal DPCM.
Tutto ciò comporta la diffusione del contagio all’esterno dei luoghi di lavoro e, soprattutto, nell’ambito familiare ove possibile esservi soggetti che per l’età o per la presenza di patologie pregresse sono maggiormente a rischio.
Il sindaco di Brescia, Emilio Del Bono in un’intervista rilasciata al Fatto Quotidiano lo scorso 17 marzo ha testualmente dichiarato: “qui tanti contagi, colpa dei padroni delle industrie.”
Dalla situazione, sempre più grave dei contagi e dei decessi, appare evincersi l’esistenza di un nesso causale fra l’aumento dei casi di contagio e la mancata chiusura delle fabbriche di cui sopra.
Appare quindi del tutto irrazionale puntare il dito contro un singolo cittadino che, per contrastare l’insorgenza di possibili stati ansiosi o di cali dell’umore, sente l’esigenza di uscire per poter camminare da solo, in zone non affollate.
Ciò di certo non può comportare rischi per la salute pubblica né tanto meno farlo additare come un potenziale “untore”.